L’importo netto della busta paga di dicembre è più alto rispetto al mese precedente. A differenza della tredicesima, il regime fiscale sorride al lavoratore. Lo spiega l’Agenzia delle Entrate.
Per molti lavoratori, la busta paga di dicembre sarà una delle più alte dell’anno. A parità di lordo, infatti, l’importo netto risulterà più elevato rispetto a quello di novembre (conguaglio permettendo, cioè salvo eventuali ricalcoli fiscali che il datore di lavoro effettua a fine anno.
La ragione è di natura fiscale: nel mese di dicembre non vengono trattenute le addizionali regionali e comunali, imposte locali che di norma gravano sulla busta paga da gennaio a novembre. È un meccanismo previsto dal sistema di prelievo Irpef, per cui le addizionali vengono applicate solo su undici mensilità, lasciando l’ultima “più leggera” dal punto di vista delle trattenute.
Il risultato è che l’ultimo stipendio dell’anno è più alto, anche se di poco, con un vantaggio che può arrivare a diverse decine di euro in base al reddito e al luogo di residenza. L’effetto, infatti, non è uguale per tutti: le aliquote di addizionale variano da Regione a Regione e da Comune a Comune, e in alcuni territori possono superare complessivamente il 4%.
Da non confondere, invece, con la tredicesima mensilità, sulla quale le regole fiscali sono opposte: in quel caso si applica un’Irpef piena, senza bonus né detrazioni, e per questo il netto risulta più basso. Quindi, se da una parte la tredicesima viene penalizzata dalla tassazione, la busta paga di dicembre risulta agevolata perché priva delle addizionali.
Per capire di quanto aumenta lo stipendio, basta consultare la voce “addizionali Irpef” dell’ultima busta paga - informazione facilmente recuperabile qui - o confrontare le aliquote applicate nella propria Regione e nel proprio Comune. Di seguito, comunque, trovate alcune informazioni utili per farvi un’idea a riguardo.
Busta paga di dicembre più alta, la “conferma” dell’Agenzia delle Entrate
In diverse occasioni l’Agenzia delle Entrate è intervenuta per spiegare nel dettaglio come si calcolano le addizionali comunali e regionali nonché su quali sono le regole per i datori di lavoro che, ricordiamo, agiscono in qualità di sostituti d’imposta: questo significa che ogni mese trattengono dalla busta paga le ritenute a titolo di acconto Irpef, come pure appunto le quote destinate al finanziamento di Comuni e Regioni.
In particolare, il lavoratore versa l’addizionale alla Regione e al Comune nel quale ha il domicilio fiscale alla data dell’1° gennaio a cui si riferisce l’addizionale stessa. Esistono però delle differenti modalità di pagamento tra addizionale regionale e comunale:
- nel primo caso, infatti, il datore di lavoro la trattiene in saldo per l’anno precedente (nel 2024 quindi si paga in busta paga l’addizionale calcolata sui redditi percepiti lo scorso anno), in 11 mensilità da gennaio a novembre;
- nel secondo, come si legge nella circolare n. 15 del 2017 dell’Agenzia delle Entrate, invece, l’addizionale si paga sia in acconto per l’anno corrente, da marzo a novembre, che in saldo per quello precedente, ma da gennaio a novembre. A novembre quindi in busta paga un lavoratore ha pagato tanto la quota dovuta a titolo di acconto per il 2025 quanto il saldo per 2024. Nel dettaglio, l’acconto è pari al 30% della quota dovuta, determinata appunto dal Comune in cui si ha il domicilio fiscale.
In entrambi i casi quindi le addizionali non vengono versate a dicembre: ed ecco la ragione per cui l’ultimo stipendio dell’anno (pagato a gennaio) risulta avere un netto maggiore a parità di lordo.
Di quanto aumenta lo stipendio?
Per capire quanto si risparmia sullo stipendio di dicembre, e di conseguenza di quanto aumenta il netto, bisogna quindi tener conto di quanto si paga di addizionale in base al proprio domicilio fiscale. A tal proposito, le aliquote addizionali regionali possono essere così riassunte:
Abruzzo
- Aliquota unica: 1,73% su tutti i redditi.
Basilicata
- Fino a €55.000: 1,23%
- Oltre €55.000 e fino a €75.000: 1,73%
- Oltre €75.000: 2,33%
- Aliquota ridotta per famiglie con due o più figli a carico.
Bolzano
- Fino a €55.000: 1,23%
- Oltre €75.000: 1,73%
- Deduzione di €35.000 e detrazioni per figli a carico fino a €70.000 di reddito.
Calabria
- Aliquota unica: 2,03% su tutti i redditi.
Campania
- Aliquota unica: 2,03% su tutti i redditi.
Emilia-Romagna
- Fino a €15.000: 1,33%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,93% e 2,23%
- Oltre €75.000: 2,33%
Friuli Venezia Giulia
- Fino a €15.000: 0,70%
- Oltre €15.000: 1,23%
Lazio
- Fino a €15.000: 1,73%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,73% e 3,23%
- Oltre €75.000: 3,33%
- Soglie di reddito maggiorate per famiglie con figli o anziani disabili.
Liguria
- Fino a €15.000: 1,23%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,81% e 2,32%
- Oltre €75.000: 2,33%
Lombardia
- Fino a €15.000: 1,23%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,58% e 1,73%
- Oltre €75.000: 1,74%
Marche
- Fino a €15.000: 1,23%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,53% e 1,72%
- Oltre €75.000: 1,73%
Molise
- Fino a €15.000: 2,03%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,23% e 2,53%
- Oltre €75.000: 2,63%
Piemonte
- Fino a €15.000: 1,62%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 2,13% e 3,32%
- Oltre €75.000: 3,33%
- Detrazioni aggiuntive per famiglie con figli disabili.
Puglia
- Fino a €15.000: 1,33%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,43% e 1,72%
- Oltre €75.000: 1,73%
- Detrazioni aggiuntive per famiglie con figli disabili.
Sardegna
- Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
- Detrazione per figli a carico fino a €55.000 di reddito.
Sicilia
- Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
Toscana
- Fino a €15.000: 1,42%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,43% e 1,72%
- Oltre €75.000: 1,73%
Umbria
- Fino a €15.000: 1,23%
- Oltre €15.000 e fino a €75.000: varia tra 1,63% e 1,73%
- Oltre €75.000: 1,83%
Valle d’Aosta
- Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
- Esenzione per redditi fino a €15.000.
Veneto
- Aliquota unica: 1,23% su tutti i redditi.
Ad esempio, chi lavora in Sicilia e prende uno stipendio di 2.000 euro, per un reddito quindi di 26.000 euro considerando 13 mensilità, versa 319,80 euro di addizionale regionale ogni anno, quindi circa 29 euro al mese da gennaio a novembre. Sarà questo quindi l’importo risparmiato che il lavoratore si troverà in più sulla busta paga.
Ancora meglio andrà invece a chi risiede nel Lazio dove l’addizionale è ben più alta: l’aliquota addizionale è pari all’1,73% fino a 15.000 euro, con l’aggiunta generalmente di un 1,6% - arrivando così al 3,33% - sopra questa soglia. Su una retribuzione annua lorda annua di 30.000 euro si applica quindi un’addizionale regionale complessiva pari a 754,5 euro, circa 68 euro al mese per 11 mensilità. Importo che invece viene regolarmente erogato in busta paga a dicembre.
A queste va poi considerato quanto si risparmia di addizionale comunale, per la quale ovviamente è molto più complicato fare un elenco. Va detto comunque che in genere non supera lo 0,80%, con l’eccezione del Comune di Roma che con la deliberazione dell’Assemblea capitolina n. 14 del 25 marzo 2025 ha portato l’aliquota allo 0,9%, fissando una soglia di esenzione a 12.000 euro. Su uno stipendio annuo lordo di 30.000 euro, quindi, si pagano circa 270 euro l’anno, di cui il 30% in acconto su 9 mensilità e il restante in saldo.
Quindi, 90 euro vengono distribuiti su 9 mensilità: significa che da marzo a novembre vengono trattenuti 10 euro al mese. I restanti 180 euro, invece, su 11 mensilità: sono circa 16 euro al mese.
Questo, quindi, a dicembre avrà un aumento per la sola addizionale comunale di circa 26 euro: a gennaio poi torna il saldo per il 2025, di circa 16 euro quindi, mentre per gli altri 10 euro di acconto bisognerà attendere fino a marzo, con una busta paga di gennaio e febbraio leggermente più alte.
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