Il titolare del MEF Giorgetti commenta il trend dello spread BTP-Bund, ma sferza anche le aziende sulla questione salari. E su banche dice la sua su dossier BPM-Crédit Agricole.
BTP e spread da motivo di ansia a motivo di orgoglio per il governo Meloni, e il titolare del Tesoro, il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti spiega il perché ai parlamentari presenti alla sua audizione al Senato e a tutti gli italiani.
Giorgetti parla del trend dello spread BTP-Bund, che ha finito con il bucare in modo significativo e ormai da un bel po’ di tempo il target a cui lui stesso aveva puntato, alla fine del 2024.
I grandi progressi fatti dallo spread BTP-Bund, scivolone fino a -40pb rispetto al target di Giorgetti
Era il 5 dicembre dello scorso anno, quando Giorgetti sbandierava il trend di quel differenziale, le cui impennate ai tempi della crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona avevano fatto saltare sulla sedia l’Italia di Silvio Berlusconi e l’intera Eurozona.
“ Avevo puntato, all’inizio dell’anno, su uno spread a 110, l’unico 110 che mi piace! Oggi ho provato questa soddisfazione e anche più grande perché la chiusura è stata ancora più bassa. Continuiamo così, è la strada giusta ”, aveva detto il titolare del Tesoro, commentando la discesa dello spread che quel giorno, ormai quasi un anno fa, era sceso attorno ai 108 punti base.
Quel livello ora sembra addirittura troppo alto, visto che il parametro oscilla attorno alla soglia di 80 punti, dopo essere crollato questa estate anche fino al minimo di 71 punti base, a un valore praticamente inferiore di 40 punti base rispetto alla soglia ormai nota come target di Giorgetti. Target che tuttavia, va precisato, era stato individuato dal ministro dell’Economia e delle Finanze agli inizi del 2024.
Giorgetti spiega cosa significa lo spread a quota 80, premettendo, “Non vado in giro con il trofeo”
Oggi così Giorgetti, nel corso dell’audizione al Senato sull’esame della risoluzione per le procedure per la presentazione del Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP):
“Non è che vado in giro con il trofeo dello spread a 80 punti, ma invito a ragionare se lo spread fosse rimasto a quota 250, come all’inizio della legislatura”.
Cosa sarebbe accaduto, ha chiesto Giorgetti, se lo spread fosse rimasto a quei livelli? Il ministro ha risposto con una domanda sull’effetto che i costi di indebitamento più alti avrebbero avuto sulle spese per gli interessi versati dallo Stato: “Quanto avremmo speso di più di interessi sul bilancio, e quindi quanto minore spazio sarebbe disponibile a favore di famiglie di imprese? È questo il risultato a beneficio non del governo ma di tutti gli italiani che abbiamo concretamente raggiunto”.
Detto questo, il vero sogno di Giorgetti appare allo stato attuale delle cose ancora una vera e propria utopia. Agli inizi di novembre dello scorso anno, il ministro aveva rivelato la sua grande speranza, confermando tutta la sua intenzione di rimettere in sesto i conti pubblici dell’Italia.
“Dobbiamo liberarci del fardello del debito. Sogno un debito al 60% del Pil, come in Germania. Così si libererebbero risorse per 45 miliardi in termini di interessi da poter spendere per scuola, sanità, pensionati”.
Dal MEF la buona notizia, deficit-PIL al 3% già nel 2025, poi al di sotto della soglia
Oggi il ministro Giancarlo Giorgetti ha parlato anche del Fondo Monetario Internazionale, definendo ultraprudenti le previsioni dell’istituzione di Washington:
"Il FMI vive in una situazione di comfort, non si misura col popolo e si può permettere di impartire ricette che storicamente non sempre hanno funzionato. È comunque un utile stimolo, anche perché è bello nella realtà superare in termini di crescita le previsioni sempre ultraprudenti previsioni del FMI.”
Va comunque precisato che alla fine di luglio l’FMI ha rivisto al rialzo la previsione sulla crescita del PIL dell’Italia del 2025 a +0,5%, un decimale di punto percentuale rispetto a quanto aveva stimato nell’aprile di quest’anno.
Il riferimento al Fondo Monetario Internazionale è stato fatto da Giorgetti prendendo spunto da quanto è emerso dalla pubblicazione, avvenuta oggi, del programma trimestrale di emissione dei Titoli di Stato italiani, BTP & Co. da parte del Dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia.
Oltre a presentare il piano di emissione dei Titoli di Stato italiani relativo al quarto e ultimo trimestre del 2025, il MEF ha dedicato una sezione all’evoluzione macroeconomica dell’Italia scrivendo che, sebbene nel secondo trimestre del 2025 si sia registrata “una lieve flessione congiunturale del PIL, determinata principalmente dal contributo negativo delle esportazioni nette, la crescita acquisita al secondo trimestre (0,5%) conferma una sostanziale tenuta e prefigura un dato annuale in linea o prossimo alla previsione ufficiale di aprile (0,6% in termini reali)”.
Dal documento è emersa anche tutta la fiducia del MEF nella capacità della finanza pubblica di continuare a fare progressi:
“Nonostante i rischi e le incertezze del contesto macroeconomico internazionale la finanza pubblica italiana si conferma solida e la sua sostenibilità nel medio termine non risulta compromessa: si prevede che il rapporto deficit-PIL si collocherà su valori prossimi al 3% già nel 2025, mentre, nei prossimi anni, gli sforzi che si stanno compiendo consentiranno di ridurre il rapporto costantemente al di sotto di tale soglia”.
Il monito di Giorgetti alle aziende e il commento sul dossier BPM-Crédit Agricole
Nel corso della sua audizione, Giorgetti ha dato una sferzata alle aziende italiane, invitandole ad alzare i salari ai dipendenti:
“Abbiamo recuperato dei contratti fermi non dico da anni ma in arretrato pazzesco, della scuola e delle forze armate e siamo in questo momento rinegoziando i contratti per stare al passo. Tanto è vero che nella legge di bilancio dell’anno scorso dell’orizzonte pluriennale abbiamo stanziato le risorse per i contratti del pubblico impiego, cosa che non è mai stata fatta in precedenza. L’invito che mi sento di fare è che chiaramente le parti datoriali private facciano anch’esse la loro parte e riconoscano ai lavoratori aumenti stipendiali”.
Infine, dichiarazioni sono state rilasciate sull’altra partita di risiko bancario, attenzionata da Piazza Affari, che ha già fatto capolino qualche settimana fa e di cui si sta continuando a parlare sempre di più: quella relativa alle possibili nozze tra Banco BPM e Crédit Agricole Italia.
Su questo punto, Giorgetti non ha escluso l’applicazione del golden power da parte del governo Meloni.
D’altronde, già diversi analisti hanno fatto notare come un’eventuale business combination tra le due banche, entrambe controllate dai francesi di Crédit Agricole, solleverebbe non poche perplessità dopo che l’esecutivo ha fatto di tutto, riuscendoci, per impedire le nozze tra Banco BPM e UniCredit, applicando il golden power all’OPS promossa dal CEO Andrea Orcel.
“Io non ho obiezioni politiche, io ho una legge che devo far rispettare come ho fatto, come l’ho fatta rispettare agli altri la farò rispettare per loro, c’è una legge e vale per tutti”, ha detto il titolare del Tesoro, rispondendo a una domanda sul modo in cui il governo Meloni interpreterebbe una operazione di M&A tra Crédit Agricole Italia e BPM, intendendo per l’appunto la legge sul golden power. “Detto questo, non esiste l’operazione e quindi come faccio a fare valutazioni?”, ha fatto notare infine il ministro.
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