I verbali della BCE relativi all’ultima riunione del Consiglio direttivo. Il punto sull’inflazione con dazi Trump, tra mille incertezze. Le riflessioni sull’euro.
Pubblicate le minute della BCE relative all’ultima riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo del 16-17 aprile, che si è conclusa con la decisione della presidente Christine Lagarde e degli altri banchieri di tagliare i tassi di interesse dell’area euro per la settima volta in meno di un anno, ancora una volta di 25 punti base.
Quel taglio, emerge oggi dai verbali, è arrivato soprattutto a causa dell’annuncio dei dazi di Trump che ha sconvolto il mondo intero lo scorso 2 aprile, pochi giorni prima che l’Eurotower sfornasse il suo nuovo verdetto.
Con la sforbiciata annunciata il mese scorso, va ricordato, la BCE di Christine Lagarde ha abbassato il tasso sui depositi dal 2,5% al 2,25%, mentre i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale sono scesi rispettivamente al 2,40% e al 2,65%.
Minute BCE, prima del trauma dei dazi di Trump qualcuno aveva auspicato pausa tagli tassi
Si apprende oggi, dalle minute relative all’ultimo BCE Day del 17 aprile scorso, che alcuni esponenti del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, prima di quell’annuncio del 2 aprile da parte di Trump, avevano considerato “appropriata” l’opzione di mettere in pausa il ciclo delle sforbiciate dei tassi, “preferendo aspettare le nuove proiezioni” economiche formulate dagli economisti della BCE (in dirittura d’arrivo, a giugno), per “avere maggiore chiarezza sull’outlook dell’inflazione di medio termine”.
“Questi esponenti avevano” di fatto “ assegnato una probabilità più alta alla possibilità che lo shock commerciale (dei dazi) si confermasse inflazionistico al di là del breve termine, in vista degli effetti della distruzione delle catene globali di approviggionamento”.
Dalle minute è emersa praticamente la preoccupazione dell’istituzione (e anche il caos, se si considera l’eterna lotta tra le colombe e i falchi di Francoforte) sul trend futuro dell’inflazione, in un contesto contrassegnato in modo così significativo dall’incertezza, da portare alcuni economisti di Francoforte a lanciare anche un alert alle banche dell’Eurozona.
Disinflazione dominerà nel breve, c’entra l’euro. Che sembra trasformarsi in una valuta rifugio
Da un lato, nei verbali si legge che, nell’Eurozona, “la disinflazione dovrebbe dominare nel breve termine a causa dell’euro”, per la precisione a causa del rafforzamento del rapporto di cambio EUR-USD, avvenuta subito dopo l’annuncio dei dazi reciproci decisi dal presidente americano Donald Trump, a causa della decisione di diversi investitori di scaricare il dollaro USA e di posizionarsi sulla moneta unica.
Nelle minute della BCE si legge a tal proposito che l’euro “ sembra essersi trasformato in una valuta rifugio ”.
Dall’altro lato, i verbali hanno fatto riferimento alla presenza di “ rischi al rialzo per l’inflazione nel medio-lungo termine ”.
Nel ripercorrere l’iter che ha portato la BCE a varare il settimo taglio dei tassi in meno di un anno, la BCE rende noto che, alla fine, in occasione della riunione di aprile, hanno prevalso le colombe.
La Banca centrale europea ha infatti spiegato che, almeno nel corso dell’ultimo meeting, gli eventi fino ad allora susseguiti sono riusciti a convincere gli esponenti che avevano considerato appropriata la scelta di fare una pausa a “tagliare i tassi di interesse”: questo, per fare in modo che l’Eurotower si premunisse contro eventuali conseguenze negative per l’economia ed “ evitasse di contribuire all’aumento dell’incertezza in tempi di volatilità dei mercati finanziari ”.
Va infatti ricordato che, nelle sessioni comprese tra l’annuncio dei dazi di Trump del 2 aprile e la data della riunione della BCE del 17 aprile, i mercati sono andati letteralmente in tilt, accumulando perdite che hanno fatto la storia.
Anche i falchi hanno così ceduto alla necessità che la BCE desse un segnale positivo, a quanto pare, ai mercati, in una fase in cui erano emersi interrogativi sulla possibilità che da Francoforte, così come da parte della Fed di Jerome Powell, arrivasse un taglio dei tassi di emergenza.
Tassi BCE, tagli al capolinea? Si inizia già a parlare di rialzi tassi
Detto questo, nell’indicare il timore che l’inflazione torni ad accendersi nel medio-lungo termine, i verbali della BCE sembrano avallare la prospettiva, o meglio i timori, che quello di giugno, in occasione del meeting ormai imminente del Consiglio direttivo, si confermi l’ultimo taglio prima che Francoforte faccia una pausa.
Motivo? L’economia dell’Eurozona sta performando meglio di quanto paventato e dalle stesse minute della BCE emerge il rischio che i rischi inflazionistici tornino a presentarsi nei prossimi mesi.
Qualcuno in questo contesto, e già da un po’, ha agitato anche lo spettro che la BCE torni ad alzare i tassi, in un tempo non proprio lontano, tutt’altro.
Sono stati nello specifico gli economisti di Franklin Templeton a sottolineare, di recente, stando a quanto riportato da un articolo di Bloomberg, che l’Eurotower potrebbe addirittura tornare a riflettere sulla necessità di alzare i tassi, già entro la fine di quest’anno.
Non solo a causa dei dazi di Trump e dei presunti rischi inflazionistici di medio-lungo termine, ma per le conseguenze che il bazooka UE per le spese per la difesa potrebbe avere sul trend dei prezzi, una volta attivato, insieme al bazooka fiscale della Germania.
Occhio intanto alle nuove previsioni sui tassi di interesse dell’Eurozona stilate dalla divisione di ricerca di Goldman Sachs, a fronte di chi invita Lagarde a non esagerare con i tagli.
Falchi della BCE assillati dal rischio più inflazione con dazi Trump
Attenzione a tal proposito ai falchi dell’Eurotower, soprattutto all’esponente tedesca del Comitato esecutivo Isabel Schnabel, che ha avvertito che “i dazi potrebbero essere disinflazionistici nel breve termine”, aggiungendo tuttavia anche che gli stessi “ rappresentano rischi al rialzo nel medio termine ”.
Tra l’altro, ha aggiunto il falco, chiedendo in sostanza a Lagarde di smettere di tagliare i tassi, “anche se l’Unione europea non dovesse rispondere (ai dazi di Trump), i costi più alti di produzione trasmessi alle catene di approviggionamento globali potrebbero più che compensare le pressioni disinflazionistiche provenienti dalla domanda estera più bassa, rendendo i dazi nel complesso inflazionistici”.
L’altro esponente hawkish della BCE, l’olandese Klaas Knot, ha lanciato anche lui un attenti sul rischio che l’inflazione torni a riaccendersi nell’area euro: “ Lo shock negativo della domanda è immediato e si tradurrà in una inflazione più bassa nel lungo termine. Ma lo shock dell’offerta ”, ha avvertito Knot, “potrebbe tradursi in una inflazione più alta nel medio-lungo termine”. Previsione che è stata appena ribadita dalle minute della BCE.
Occhio in tutto questo all’articolo del Financial Times, che ha sottolineato come l’Eurotower potrebbe diventare in ogni caso più hawkish a partire dal 2026.
Al di là delle varie speculazioni dei mercati, nel comunicato con cui la BCE ha diffuso le minute relative all’ultimo taglio dei tassi annunciato ad aprile, si legge che “le decisioni sui tassi di interesse continueranno a essere basate sulle valutazioni (della BCE) sull’outlook dell’inflazione, alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, sulle dinamiche dell’inflazione sottostante e sulla solidità della trasmissione di politica monetaria”.
Mercati sull’attenti, con il countdown ormai partito alla prossima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea, in calendario il prossimo 5 giugno.
Minute BCE, alcuni esponenti non si sarebbero opposti a taglio tassi di 50 punti base
Qualche assist alle colombe non manca nei verbali resi noti dalla Banca centrale europea.
La Banca centrale ha sottolineato che è aumentata la fiducia nella capacità dell’inflazione di tornare al target (del 2%), nel medio termine (pur in presenza di rischi al rialzo che incombono sui prezzi).
Alcuni esponenti del Consiglio direttivo si erano mostrati inoltre a loro agio di fronte alla possibilità che il taglio dei tassi fosse di 50 punti base.
Probabilmente, viene da pensare, d’accordo con quell’alert che era stato lanciato appena qualche ore prima del BCE Day da chi aveva caldamente invitato Lagarde a tagliare i tassi di mezzo punto percentuale. E che è stato, come molti prima di lui, del tutto snobbato.
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