Assegno unico universale, a settembre arriva prima o dopo? L’Inps cercherà di essere puntuale.
Quando arriva l’Assegno unico universale (Auu), la prestazione che viene riconosciuta a tutte le famiglie con figli minori (mentre solo in alcune circostanze spetta anche ai maggiorenni), a settembre? Una domanda che mai come questo mese merita una risposta approfondita, visto che la data solitamente indicata dall’Inps potrebbe slittare di qualche giorno, o almeno questa è l’indiscrezione che circola nelle ultime ore.
Come più volte abbiamo avuto modo di spiegare, l’Inps ha fissato una data per il pagamento dell’Assegno unico alle famiglie cercando di essere il più puntuale possibile: si tratta del 20 del mese, per quanto in alcune circostanze questa data potrebbe slittare di qualche giorno. Pensiamo ad esempio a quando c’è una coincidenza con il weekend o con una festività: in quel caso il pagamento dell’Assegno unico universale potrebbe essere anticipato o ritardato, a seconda dello stato dei lavori.
Una situazione che si verificherà proprio a settembre, quando il 20 cade di sabato e per questo c’è chi ritiene che per l’arrivo dei soldi dell’Auu bisognerà attendere qualche giorno in più. Ma sarà davvero così? Scopriamolo.
Quando arriva l’Assegno unico a settembre?
Per il mese di settembre 2025, il pagamento dell’Assegno unico universale è atteso come di consueto intorno al giorno 20. Questa volta, però, la data suscita qualche dubbio: infatti il 20 settembre cade di sabato, e ciò ha portato alcuni a ipotizzare un possibile rinvio degli accrediti al lunedì o al martedì successivo, cioè al 22 o al 23 settembre.
In realtà, non dovrebbero esserci particolari ritardi. Il sabato, infatti, è un giorno bancabile per Poste Italiane e non rappresenta quindi un ostacolo all’accredito delle prestazioni, come dimostra anche l’erogazione delle pensioni che avviene regolarmente in questa giornata. L’Inps, quindi, ha tutto l’interesse a rispettare la scadenza ordinaria, mantenendo la data del 20 come punto di riferimento per le famiglie beneficiarie.
Naturalmente, non si può escludere del tutto un lieve slittamento per ragioni tecniche od organizzative: in passato è capitato che gli accrediti venissero distribuiti in più giornate consecutive. In ogni caso, anche qualora ciò avvenisse, i pagamenti sarebbero comunque avviati nel weekend e completati entro l’inizio della settimana successiva, senza ritardi significativi.
Tempistiche diverse, invece, riguarderanno le famiglie che hanno aggiornato l’Isee o comunicato variazioni nella composizione del nucleo familiare (come la nascita di un figlio o il raggiungimento della maggiore età da parte di un componente). In questi casi gli accrediti seguono un calendario distinto e sono generalmente collocati più avanti, tra il 27 e il 30 settembre.
Assegno unico, cosa potrebbe cambiare nel 2026
Ma attenzione, perché settembre è il mese decisivo per avere un’indicazione quasi certa su come cambierà l’importo dell’Assegno unico universale dal prossimo anno.
Con la Nota di aggiornamento al Def, infatti, il governo aggiornerà le previsioni sull’andamento dell’economia, compreso il dato sull’inflazione che rappresenta la base per la rivalutazione delle prestazioni sociali e previdenziali.
Le prime anticipazioni parlano di un tasso compreso tra l’1,6% e l’1,8%. Non si tratta di valori altissimi, soprattutto se paragonati agli anni immediatamente successivi al Covid, ma comunque sufficienti per determinare un piccolo adeguamento degli importi.
Se queste percentuali verranno confermate, la quota massima dell’Assegno unico per ciascun figlio minorenne (qui la tabella) passerà dagli attuali 201 euro a poco più di 204 euro al mese, mentre quella minima salirà a circa 58,50 euro per chi non presenta l’Isee o supera la soglia più alta.
Rivalutazione anche per le maggiorazioni. Nel caso dei figli successivi al secondo, ad esempio, l’importo potrà oscillare da circa 17,50 euro fino a 99,50 euro al mese. La maggiorazione per entrambi i genitori lavoratori salirebbe a circa 35 euro, mentre quella per madre under 21 si attesterebbe intorno ai 23,40 euro.
Ancora più evidente l’effetto per i nuclei con figli molto piccoli: nel caso di bambini sotto l’anno di età, oppure fino a tre anni nei nuclei con almeno tre figli, la quota base viene aumentata del 50%. In questo scenario la soglia massima arriverebbe a circa 307 euro mensili per figlio.
Un adeguamento, dunque, più generoso di quello visto quest’anno, ma comunque contenuto. A fare la differenza saranno i nuovi dati che arriveranno a fine settembre: solo allora le famiglie avranno maggiore certezza di quanto spetterà in più dal 2026.
Come sempre, comunque, i nuovi importi decorreranno da gennaio, con il pagamento degli arretrati che l’Inps riconoscerà verosimilmente a febbraio.
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