Cambia l’assegno unico per figli a carico: nuovi importi nel 2023 e stop alle richieste di rinnovo. Ecco una guida completa.
L’assegno unico universale (Auu) per figli a carico è confermato, e potenziato, anche per il 2023. Da segnalare alcune importanti novità introdotte dall’ultima legge di Bilancio, con la quale vengono riviste le maggiorazioni dell’importo dell’assegno unico, con una maggiore attenzione alle famiglie numerose e ai figli molto piccoli.
Ma gli importi dell’assegno unico per figli 2023 sarebbero comunque aumentati, indipendentemente dalle decisioni prese dalla manovra, visto che il decreto che lo istituisce prevede che ogni inizio anno il valore della quota base, più le relative soglie Isee, debbano essere aggiornate tenendo conto della variazione dell’indice dei prezzi registrata negli ultimi 12 mesi.
Così come le pensioni e altre misure assistenziali, quindi, anche per l’assegno unico l’importo tiene conto dell’inflazione. E dal momento che l’inflazione nell’ultimo anno ha tenuto un andamento molto elevato, tanto da far registrare il tasso più alto dal 1985, anche per l’assegno unico è lecito aspettarsi degli aumenti sostanziosi.
Per il resto il funzionamento dell’assegno unico per figli a carico non varia nel 2023, con la sola differenza che non sarà più necessario presentare una nuova domanda alla scadenza del periodo di percezione, in quanto il diritto alla misura si rinnova in automatico.
Alla luce di tutte le novità introdotte, vediamo cosa cambia per l’assegno unico figli a carico nel 2023, facendo luce su cosa aspettarsi quest’anno per quello che in fin dei conti è il più importante bonus famiglia oggi in vigore.
Cos’è l’assegno unico universale per i figli
Ricordiamo che l’assegno unico e universale è quel bonus famiglia attribuito per ogni figlio minorenne a carico. Spetta anche ai maggiorenni, fino al compimento dei 21 anni di età, ma solamente al ricorrere di determinate condizioni; nel caso dei figli a carico con disabilità, invece, non ci sono limiti di età per percepire dell’assegno unico universale.
Riferimento normativo per l’assegno unico universale per figli a carico è il decreto legislativo n°230 del 21 dicembre 2021, approvato in attuazione della delega conferita al Governo ai sensi della legge 46/2021.
Parliamo di assegno “unico” in quanto mira a semplificare, e a potenziare, il sistema dei cosiddetti bonus famiglia, ossia di quegli interventi in favore della genitorialità e della natalità erogati dall’Inps agli aventi diritto. È assegno unico “universale”, invece, perché spetta a tutte le famiglie con figli a carico residenti o domiciliate in Italia, senza dunque limiti di reddito (ma dalla condizione economica dipende comunque l’importo del beneficio).
Per quali figli spetta
Viene riconosciuto per ogni figlio minorenne a carico, a partire già dal settimo mese di gravidanza. Per i figli disabili, invece, non ci sono limiti di età.
Spetta anche ai figli sopra i 18 anni, purché entro i 21 anni. Tuttavia, deve trovarsi in una delle seguenti situazioni:
- frequentare un corso di formazione scolastica o professionale o un corso di laurea;
- svolgere un tirocinio o avere un lavoro con reddito complessivo inferiore a 8.000 euro
- essere disoccupato in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego;
- svolgere il servizio civile universale.
In tal caso, la domanda può essere presentata direttamente dai figli maggiorenni, i quali possono richiedere il pagamento a loro stessi della quota di assegno spettante.
Possono accedere all’assegno unico e universale per i figli anche gli stranieri extracomunitari, purché in possesso di regolare permesso di soggiorno, permesso di lavoro o di ricerca superiore a 6 mesi. Per questi sono richiesti i seguenti requisiti:
- residenza congiunta in Italia, quindi sia del minore che di chi fa la richiesta;
- residenza in Italia di almeno 2 anni, anche non continuativi, o in alternativa aver sottoscritto un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato di almeno 6 mesi;
- domicilio in Italia;
- tasse pagate in Italia.
Importi
Il valore mensile dell’assegno unico si compone di due componenti: una fissa e un’altra variabile in quanto dipende da eventuali maggiorazioni riconosciute.
Nel dettaglio, per i minorenni, ma anche per i disabili, l’importo della quota base, quindi al netto di eventuali maggiorazioni, va da un massimo di 175 euro (per chi ha un Isee inferiore a 15.000 euro) a un minimo di 50 euro quando si supera la soglia di 40.000 euro. Per i figli maggiorenni, invece, l’importo massimo è di 85 euro, per poi scendere fino a un minimo di 25 euro.
Più aumenta l’Isee, quindi, e più il valore mensile scende, come potete notare dalla tabella scaricabile di seguito.
Ma attenzione, per il 2023 bisogna considerare gli aumenti riconosciuti dalla rivalutazione: a inizio gennaio, infatti, tanto gli importi quanto le soglie Isee vengono adeguate all’andamento dei prezzi registrato negli ultimi 12 mesi.
Secondo le ultime indiscrezioni, l’aumento dovrebbe essere dell’8,1%: ciò significa che la quota base salirà a un massimo di 189 euro, mentre il valore minimo sarà di circa 54 euro. Allo stesso tempo verranno riviste anche le soglie Isee: ciò significa che per fruire del massimo dell’importo basterà avere un Isee inferiore a 16.215 euro (e non più 15.000 euro come oggi).
Le maggiorazioni
Come anticipato, ai suddetti importi si applicano delle maggiorazioni che vanno ad aumentare la somma riconosciuta mensilmente.
Ad esempio, si va incontro alle famiglie numerose. Dal terzo figlio, ad esempio, l’importo dell’assegno unico e universale aumenta da un minimo di 15,00 euro a un massimo di 85,00 euro, sempre in base all’Isee ovviamente. Dal quarto figlio, invece, spetta una maggiorazione forfettaria di 150,00 euro, valore aumentato dall’ultima legge di Bilancio (prima era di 100 euro).
Altre maggiorazioni:
- 30 euro al mese per ciascun figlio nel caso in cui entrambi i genitori lavorino. Anche questa maggiorazione è legata all’Isee, tanto da ridursi progressivamente fino ad arrivare a zero nel caso di Isee pari o superiore a 40.000 euro;
- 20 euro al mese, indipendentemente dall’Isee, per le mamme under 21.
Ci sono poi altre due maggiorazioni introdotte dalla legge di Bilancio 2023, con la quale viene previsto un incremento del 50% della quota base per i figli:
- di età inferiore ai 12 mesi;
- di età inferiore ai 3 anni, ma solo per le famiglie con almeno 3 figli e con Isee inferiore a 40.000 euro.
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Vi è infine una maggiorazione transitoria riconosciuta a coloro che hanno un ISEE inferiore ai 25.000 euro e che nel 2021 hanno goduto degli ANF. Per questi vi è un importo aggiuntivo in sostituzione delle detrazioni fiscali, riconosciuto al 100% per il 2022, per i 2/3 nel 2023 e per 1/3 nel 2024 (e nei primi mesi del 2025).
Anche le maggiorazioni, eccetto quella transitoria, sono soggette a rivalutazione annua.
Figli disabili
Maggiorazioni vengono riconosciute anche nel caso di figli disabili. Nel dettaglio, sull’importo base si applica un’aggiunta di:
- 105 euro al mese per figlio minore non autosufficiente;
- 95 euro al mese in più in caso di disabilità grave del figlio minorenne;
- 85 euro al mese in più in caso di disabilità media del figlio minorenne.
Questo vale per i figli disabili in età inferiore ai 21 anni. Per i figli disabili con più di 21 anni, invece, non si applicano maggiorazioni, ma la quota base è comunque pari a quella riconosciuta ai figli under 21, con un importo che va quindi da 175 a 50 euro.
È cumulabile con il reddito di cittadinanza?
Reddito di cittadinanza e assegno unico sono compatibili: anzi, nel caso dei percettori del Rdc non è neppure necessario presentare domanda, visto che a loro la misura viene riconosciuta d’ufficio.
Tuttavia, le due misure non sono interamente cumulabili: per chi percepisce il Reddito, infatti, si parla di integrazione all’assegno unico visto che dalla quota spettante viene sottratta la quota che già il Rdc riconosce ai figli.
La domanda
La domanda di assegno unico nel 2023 non è necessaria per quelle famiglie che lo hanno già percepito nel 2022. Come spiegato dall’Inps, infatti, grazie alle risorse del Pnrr è stato realizzato un sistema che rinnova automaticamente il diritto alla misura per coloro che ne risultano già percettori.
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La domanda va invece presentata da chi non lo ha mai richiesto: a tal proposito, è possibile richiederlo in autonomia dal sito Inps oppure chiamando al numero verde dell’Istituto. In alternativa si può andare presso un caf o un patronato così da beneficiare del loro supporto.
La domanda va presentata entro il 28 febbraio di ogni anno, ma comunque c’è tempo fino al 30 giugno per godere degli arretrati.
Come viene pagato
L’assegno viene erogato dall’Inps attraverso le seguenti modalità:
- consegna di contante presso uno degli sportelli postali del territorio italiano;
- accredito sulla carta di cui all’articolo 5 del decreto-legge n. 4/2019, (carta RdC di Poste Italiane) per i nuclei beneficiari di Reddito di cittadinanza.
- accredito su uno strumento di riscossione dotato di codice International Bank Account Number (IBAN) aperto presso prestatori di servizi di pagamento operanti in uno dei Paesi dell’aerea SEPA (Single Euro Payments Area).
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, sono strumenti di riscossione autorizzati:
- conto corrente bancario
- conto corrente postale
- carta di credito o di debito dotata di codice IBAN
- libretto di risparmio dotato di codice IBAN
È il genitore che fa domanda a decidere come deve essere corrisposto l’assegno. In fase di richiesta della prestazione, infatti, questo può scegliere tra tre diverse opzioni di pagamento:
- “In accordo con l’altro genitore chiedo che l’intero importo dell’assegno mi sia corrisposto in qualità di richiedente” In ogni caso è comunque facoltà dell’altro genitore modificare la scelta, chiedendo all’Inps di dividere l’importo dell’assegno unico al 50% e di goderne di una parte;
- “Chiedo che l’importo dell’assegno sia corrisposto in misura ripartita al 50% tra i due genitori e dichiaro di essere stato autorizzato dall’altro genitore a indicare la modalità di pagamento della sua quota”;
- “Chiedo che l’importo dell’assegno sia corrisposto in misura ripartita al 50% tra i due genitori e in mancanza di accordo indicherò solo le modalità di pagamento per la mia quota di assegno”. In questo caso, il 50% dell’altro genitore sarà congelato fino a quando questo non indicherà le modalità di pagamento preferite.
È importante sottolineare che l’importo non dipende dal genitore che ne presenta domani. Indifferentemente, dunque, la domanda di assegno unico può essere presentata sia dal padre che dalla madre.
Quando spetta ai nonni
Solamente in un’occasione l’assegno unico anziché per i figli può spettare per i nipoti a carico. Nel dettaglio, la normativa consente di farne domanda ai nonni solamente nel caso in cui esista un formale provvedimento di affido o in ipotesi di collocamento o accasamento etero familiare, il quale è stato già equiparato all’affidamento ai sensi della legge n°184/1983.
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