Countdown al giorno clou in cui arriverà il verdetto sul rating dei BTP firmato da Moody’s. La stessa agenzia ha illustrato le condizioni per un downgrade o upgrade.
Dopo il premio per i BTP di Meloni firmato da S&P Global, il rating del debito pubblico dell’Italia incasserà una promozione anche da Moody’s?
Mentre a Wall Street non si fa altro che parlare della decisione dell’agenzia di bocciare il debito made in USA strappando il rating a tripla A, in Italia scatta il countdown a venerdì prossimo, 23 maggio 2025, quando in serata arriverà il verdetto firmato dall’unica delle tre sorelle del rating che non ha ancora detto la sua in questa ultima tornata di aggiornamenti delle valutazioni dei Titoli di Stato italiani: Moody’s, per l’appunto, chiamata a esprimersi sul merito creditizio dei BTP dopo gli annunci che, nelle ultime settimane, hanno visto già protagoniste Fitch Ratings e S&P Global.
Rating Italia, dopo Fitch e S&P Global in arrivo il verdetto di Moody’s
Ad aprire le danze, lo scorso 4 aprile, è stata Fitch Ratings, che ha confermato lo status quo sul rating e sull’outlook del debito pubblico dell’Italia, presentando i punti di forza del Paese che bilanciano le debolezze, a dispetto del debito “eccezionalmente alto”.
Nulla di fatto, dunque, da Fitch, che aveva tuttavia già sorpreso positivamente chi guarda ai Titoli di Stato italiani lo scorso autunno, quando aveva comunicato la decisione di migliorare a “positivo” l’outlook.
Finalmente un segnale di buon auspicio per l’Italia, il cui debito pubblico in passato è stato massacrato diverse volte proprio dal mondo delle agenzie di rating.
La vera sorpresa per il rating dei BTP è arrivata tuttavia venerdì 11 aprile 2025, quando l’agenzia S&P Global Ratings ha premiato l’Italia, alzando il rating sul debito da BBB a BBB+, con outlook stabile.
Quell’annuncio ha mandato in visibilio diversi esponenti del governo italiano: in primis, ovviamente, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha ricordato l’importante pietra miliare raggiunta dal debito di casa.
All’appello manca a questo punto l’ultimo test a cui saranno sottoposti i Titoli di Stato italiani, il cui risultato sarà annunciato il prossimo venerdì 23 maggio: un test importante, soprattutto perché diversi sono gli investitori che sperano in una nuova promozione, stavolta targata Moody’s. Se non del rating, magari dell’outlook.
Moody’s e quella grande paura per i BTP bocciati a “junk”
A confortare gli investitori che guardano all’Italia è il fatto che il grande pericolo che aveva tenuto i mercati con il fiato sospeso fino a quasi due anni fa, ovvero il downgrade a “junk” - a fine 2023 considerato molto probabile, visto il giudizio pari a “Baa3” che rende il rating di Moody’s superiore (tuttora) rispetto al livello “spazzatura” di un gradino appena - è stato sventato.
In quella data che ora sembra decisamente lontana del 17 novembre 2023, Moody’s riuscì infatti a placare l’ansia dei mercati confermando la sua valutazione e, al contempo, migliorando l’outlook da “negativo” a “stabile”. Così facendo, per i BTP la minaccia “junk” rientrò.
Detto questo, da allora l’agenzia non si è mossa, reiterando i suoi giudizi fino allo scorso novembre 2024 quando, per l’ennesima volta, sia il giudizio “Baa3” che l’outlook “stabile” sono stati confermati.
Che succederà a questo punto venerdì prossimo, 23 maggio?
L’agenzia promuoverà per caso il debito pubblico italiano, appena una manciata di giorni prima che il MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze, annuncerà in data 26 maggio i tassi preliminari del BTP Italia, il titolo di Stato italiano indicizzato al tasso di inflazione italiana, “pensato soprattutto per il risparmiatore individuale”, che sarà poi emesso dal Tesoro a partire da martedì 27 maggio fino a venerdì 30 maggio 2025?
Un verdetto che condizionerà anche l’esito dell’emissione del BTP Italia
Una qualsiasi promozione da parte di Moody’s basterebbe a dare una sferzata a chi è indeciso se fare shopping, a partire da martedì prossimo, del nuovo BTP Italia.
L’upgrade di S&P Global, per citare un esempio, ha avuto senza alcuna ombra di dubbio gran voce in capitolo nel determinare i risultati delle aste dei Titoli di Stato, tracciando anche la traiettoria dello spread BTP-Bund a 10 anni.
Il calo dei rendimenti dei BTP a 10 anni è stato infatti palese, sul mercato secondario, nel mese successivo al regalo arrivato da S&P Global.
Occhio anche ai risultati brillanti dell’asta con cui il Tesoro ha piazzato 9,5 miliardi di euro di BTP e CCTeu, con i rendimenti che hanno assistito a un vero e proprio tonfo e, sempre dopo il regalo dell’upgrade sul rating, al boom di buy che si sono riversati sul debito del made in Italy in occasione del collocamento sindacato dual tranche con cui il Tesoro ha emesso BTP per un valore complessivo di 11 miliardi di euro, raccogliendo un interesse tale che ha fatto schizzare le richieste oltre la soglia di 103 miliardi di euro, in data 17 aprile 2025.
L’interesse per la carta italiana è stato tale da portare la presidente del Consiglio a fare anche una storica gaffe, nel commentare i buy sui BTP che hanno portato lo spread BTP-Bund, qualche giorno fa, a bucare la soglia dei 100 punti.
La pessima traiettoria del debito-PIL dell’Italia stimata da Moody’s
Insomma, tutte buone notizie, a quanto pare, che potrebbero portare magari Moody’s a sorprendere in positivo chi guarda ai BTP e chi tiene anche gli occhi incollati allo schermo per monitorare il trend dello spread.
Ma attenzione a non farsi troppe illusioni.
Per quanto Moody’s, lo scorso novembre, abbia annunciato di stimare una traiettoria al ribasso per il rapporto deficit-PIL dell’Italia (dal 4,6% del 2024, al 3,5%, nel 2025 e al 3% nel 2026), le previsioni sul rapporto debito-PIL sono rimaste sconfortanti.
L’agenzia di rating ha infatti reso noto di prevedere un aumento del debito-PIL dal 134,8% del 2023 al 139,7% nel 2024 e ben al di sopra il 143% nel 2027, a causa dell’effetto sui conti pubblici italiani del Superbonus.
Moody’s ha menzionato anche la fragilità delle esportazioni (e vale la pena sottolineare che a novembre 2024 i dazi reciproci di Trump non erano stati neanche annunciati) e l’urgenza di “utilizzare tutti i fondi del PNRR entro il 2026”: obiettivo che Moody’s stessa ha definito “sfidante”.
Determinante il fattore PIL Italia per upgrade o downgrade Moody’s
Per non parlare poi del PIL dell’Italia, da cui dipende proprio la possibilità che l’agenzia migliori o no il rating.
A dirlo è stata la stessa Moody’s che, lo scorso novembre, ha affermato che un upgrade della valutazione potrebbe manifestarsi nel caso in cui la crescita del prodotto interno lordo italiano si manifestasse decisamente più solida.
Il motivo è stato presto spiegato: “ Un miglioramento del potenziale di crescita contribuirebbe a mettere il debito su una chiara traiettoria discendente”.
Se si verificasse un “ indebolimento della forza dell’economia e dei conti dell’Italia, il rating potrebbe essere rivisto invece al ribasso”.
E certo le ultime indicazioni arrivate sul trend del PIL dell’Italia - proprio oggi l’ennesima revisione al ribasso annunciata dalla Commissione europea - non preludono a una crescita più solida dell’economia dell’Italia e dunque a un debito-PIL che possa, magari, mostrare una traiettoria meno drammatica rispetto a quella che, secondo le stime di Moody’s, lo porterà a volare addirittura al 143%, in Italia, nel 2027. Semmai, le nuove previsioni puntano a uno scenario, a causa dei dazi reciproci di Trump, decisamente più fosco.
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