Sono ore di paura per gli Stati Uniti d’America, ore in cui il muro contro muro politico che ha portato allo shutdown fa temere che si possa arrivare al clamoroso fallimento dello Stato.
A lanciare l’allarme è stato lo stesso Barack Obama: se entro il 17 ottobre in Congresso non ci sarà l’intesa sull’innalzamento del tetto del debito ’’si rischia il primo default della storia degli Stati Uniti".
Le conseguenze, ha ammonito il presidente Usa, sono inimmaginabili, ’’un disastro’’.
Una "catastrofe", incalza il Tesoro americano, che ne fa un elenco:
- I mercati del credito si bloccherebbero;
- il valore del dollaro andrebbe a fondo;
- i tassi d’interesse negli Stati Uniti salirebbero alle stelle;
- ci potrebbero essere una crisi finanziaria e una recessione come quella del 2008 se non peggiori.
Insomma, spiega il Dipartimento:
In caso di default l’economia americana scivolerà in una recessione che potrebbe essere peggiore di qualsiasi altra dai tempi della Grande Depressione.
Il tutto senza contare che "il dollaro e i Treasury sono al centro del sistema finanziario internazionale".
Non c’è da scherzare, dunque.
Dal canto suo Barack Obama, ieri in visita nel Maryland, ha puntato ancora una volta il dito contro quella fazione dei Repubblicani (i Tea Party) che sta per ora dettando legge all’interno del partito, impedendo il varo di una legge di bilancio. Per farlo, infatti, chiedono di rimettere le mani sulla tanto contestata Obamacare, la riforma sanitaria entrata in vigore da tre giorni. Un capitolo che la Casa Bianca non ha nessuna intenzione di riaprire.
FMI: essenziale aumentare tetto debito
Il timore, però, è che l’impasse politica impedisca l’intesa anche sul tetto del debito. A questo punto si aprirebbero scenari inquietanti.
Siamo al centro dell’economia mondiale, e un nostro default colpirebbe l’intera economia mondiale. Tutto il mondo ne soffrirebbe,
incalza Obama, tornando ad accusare i Repubblicani di irresponsabilità.
Del resto, le preoccupazioni del presidente americano sono le stesse del Fondo monetario internazionale:
E’ essenziale che gli Stati Uniti alzino il tetto del debito, perché non farlo avrebbe un impatto sull’economia americana e mondiale,
ha infatti avvertito Christine Lagarde.
Primi spiragli sul fronte Repubblicano?
Di fronte allo spettro default, comunque, qualcosa comincia a muoversi nello schieramento repubblicano. E lo speaker della Camera, John Boehner, secondo un’indiscrezione del New York Times, avrebbe fatto sapere ai suoi che lui non permetterà che si arrivi davvero a una bancarotta statale.
Nel frattempo Jack Lew, ministro del Tesoro nell’amministrazione Obama, ha già varato una serie di misure straordinarie previste quando nelle casse dello Stato cominciano a scarseggiare i soldi. E secondo le previsioni, dopo il 17 ottobre - senza un innalzamento del tetto del debito - rimarrebbero a disposizione solo 30 miliardi di dollari.
I costi dello shutdown
Intanto lo shutdown continua a costare circa 300 milioni di dollari al giorno. Drammatica la situazione delle centinaia di migliaia di dipendenti pubblici costretti a rimanere a casa o a non essere pagati. Mentre monta la rabbia contro i membri del Congresso che, shutdown o non shutdown, continuano a percepire i loro lauti stipendi.
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