Tesla brucia 200 miliardi ed Hertz manca il prezzo dell’Ipo: idillio già finito o bolla?

Mauro Bottarelli

10/11/2021

10/11/2021 - 11:08

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Da quando Elon Musk ha chiesto su Twitter se vendere il 10% del suo pacchetto, il titolo è crollato. E Michael Burry avanza un dubbio: cerca soldi per coprire debiti personali. Fuga dall’EV in vista?

Tesla brucia 200 miliardi ed Hertz manca il prezzo dell’Ipo: idillio già finito o bolla?

Era il 25 ottobre, quando Tesla superava il trilione di market cap dopo l’annuncio da parte di Hertz dell’acquisto di 100.000 veicoli per rendere totalmente elettrico il suo nuovo parco macchine. The sky was the limit, mai come quel giorno. Elon Musk poteva rivendicare non soltanto una primazia di mercato ma anche una commessa record, un ordine tangibile che spazzava via la nomea riguardante la sua creatura, tutta marketing e promesse e pochi numeri da mettere in fila.

Hertz, dal canto suo, risorgeva dalla ceneri di un Chapter 11 e con soli 1,8 miliardi di cash in cassa al 30 giugno scorso, sfoderava un investimento da 4,2 miliardi. Due settimane e tutto cambia. Tranne i protagonisti. Questo grafico

Andamento della capitalizzazione di mercato di Tesla Andamento della capitalizzazione di mercato di Tesla Fonte: Bloomberg

mostra infatti cosa sia accaduto al titolo Tesla negli ultimi due giorni di contrattazioni, casualmente subito dopo uno strano sondaggio via Twitter nel quale il fondatore chiedeva se fosse il caso di vendere il 10% del suo pacchetto azionario: 199 miliardi di capitalizzazione bruciati in 48 ore. Elon Musk ha venduto? Se così fosse, qualcuno avanza un dubbio al riguardo. E non un qualcuno a caso, bensì Mr Big Short, al secolo Michael Burry. Il quale, come sempre più spesso accade, ha affidato il suo pensiero a un tweet, poi cancellato.

Ma notato da qualcuno alla redazione di Business Insider e rilanciato, quantomeno nella tesi di fondo: il numero uno dell’auto elettrica vende parte delle sue quote per coprire, di fatto, debiti personali che fanno capo a prestiti ottenuti piazzando appunto come collaterale azioni della sua creatura. Per l’esattezza, il 41% a scadenza dicembre 2020 e il 48% a giugno 2020. Stando a documenti della Sec, al 30 giugno scorso Elon Musk aveva depositato come collaterale 88 milioni di titoli Tesla, il 36% del suo pacchetto, a garanzia di un prestito personale. Insomma, nessuna vendita finalizzata al finanziamento di opere di bene o all’elusione di mannaie fiscali sulle stock options in scadenza il prossimo agosto, bensì debiti da onorare.

E a far riflettere sulla sparata di Michael Burry - storico e auto-dichiarato shortista del titolo Tesla - è il fatto che per corredare i suoi dubbi legati alla mossa di Elon Musk, Mr. Big Short ha evocato la bolla dei tulipani olandese del XVII secolo, corredando il tutto con un dipinto di Jan Brueghel dedicato a quella crisi e una sorta di memento: La gente mi dice che l’ultima volta non l’avevo avvertita. L’avevo fatto, invece. Bene, ora lo sto facendo. E, ancora una volta, nessuno ascolta. Ma questa volta avrò le prove sul fatto che ho avvertito.

E a rendere il tutto ancora più sinistro è il fatto che sempre ieri Hertz abbia segnato il proprio ritorno in contrattazione a Wall Street, chiudendo al di sotto del prezzo di IPO: dopo aver battuto le attese di un offering price nella forchetta 25-29 dollari e aver fissato proprio a 29 dollari il riferimento per i 44,52 milioni di azioni messe a disposizione, il gigante risorto del car rental ha dovuto accontentarsi di un 26,17 dollari finale. Questo, nonostante la mega-commessa per Tesla e l’aver ingaggiato nientemeno che Tom Brady come testimonial per il ritorno a Wall Street.

In contemporanea, però, accadeva questo:

Andamento del titolo azionario di Naked Brand Group Andamento del titolo azionario di Naked Brand Group Fonte: Bloomberg

la catena di vendita on-line di lingerie Naked Brand Group vedeva il suo titolo azionario volare alle stelle dopo l’annuncio di un merger agreement con Cenntro Automotive Group. Ovvero, un’azienda che produce auto elettriche con guida autonoma. Cosa abbiano in comune tanga e reggiseni con il business dell’EV resta un mistero, in compenso la Borsa lo ha festeggiato. Convinta. Come fece con Hertz, salvo poi ripensarci.

Cosa sta accadendo, impazzimento totale? Questi due grafici finali

Andamento del Buffett Indicator di ratio fra market cap e Pil globali Andamento del Buffett Indicator di ratio fra market cap e Pil globali Fonte: Bloomberg
Comparazione fra corso del S&P's 500 e tasso reale del Treasury a 30 anni Comparazione fra corso del S&P’s 500 e tasso reale del Treasury a 30 anni Fonte: Bloomberg

parlano da soli: se non è bolla in fase terminale di espansione questa volta, forse non lo sarà mai più. E le Banche centrali potranno dichiarare vittoria, di fatto prendendo il controllo diretto degli indici ed eliminando per legge i ribassi. Un mercato al rialzo perenne, basato su buybacks, opzioni call, annunci a sensazione e leverage su larga scala. Praticamente, quello che sta già accadendo dal 2008 in poi. Sicuramente, andrà così. D’altronde, stamattina Evergrande ha venduto 175 milioni di nuovi titoli proprio della sua unità dedicata all’auto elettrica al sobrio sconto del 93% sul prezzo dello scorso maggio. Che Michael Burry ci stia per prendere un’altra volta, invece? Che sia l’EV l’epicentro della grande fuga prima del reset?

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