School Bonus 2017: cos’è, come funziona e beneficiari. Guida alle detrazioni fiscali per privati

Giulia Adonopoulos

04/01/2017

School Bonus al via nel 2017: cosa prevede e come funziona il credito d’imposta? Requisiti, beneficiari, limiti d’importo e modalità di erogazione.

School Bonus 2017: cos’è, come funziona e beneficiari. Guida alle detrazioni fiscali per privati

Lo School Bonus nel 2017 diventa realtà: ora i privati possono finanziare liberamente scuole paritarie e statali in cambio di un credito d’imposta del 65%.

Lo School Bonus rientra tra le novità della Legge 107, istituito il 19 dicembre 2016 dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n.155/E e il codice tributo 6873. Vediamo come funziona esattamente e in cosa consiste lo School Bonus, quali sono le modalità di erogazione, e come indicarlo nella dichiarazione dei redditi.

Il Miur ha avviato la campagna istituzionale sullo #SchoolBonus, il provvedimento varato dalla Buona Scuola che consiste in detrazioni fiscali in favore di chi fa donazioni alle scuole paritarie e pubbliche.

Ma cos’è lo School Bonus, esattamente? Lo School Bonus è una delle novità introdotte dalla riforma di Renzi sulla Scuola e prevede forme di finanziamento volontario a favore di strutture scolastiche da parte di privati, che in cambio possono godere di agevolazioni fiscali.

Il bonus viene erogato sotto forma di credito d’imposta ed è concesso a chi sceglie di finanziare progetti destinati alla realizzazione di nuove strutture, alla manutenzione e riqualificazione di quelle esistenti e all’occupabilità degli studenti.

Chi usufruisce dello School Bonus ha diritto a un credito d’imposta al 65% (per gli anni 2016 e 2017) o al 50% (per il 2018) in sede di dichiarazione dei redditi. Lo School Bonus è previsto anche per le scuole paritarie: chi iscrive i propri figli a un istituto privato ha diritto a una detrazione Irpef del 19% per ogni alunno. Per ottenere lo School Bonus, però, bisogna rispettare determinati requisiti e regole.

Ecco nel dettaglio in cosa consiste lo School Bonus, chi può richiederlo e come, e a quanto ammontano le detrazioni sulle tasse.

School Bonus 2017, come funziona? Detrazioni, importi, limiti e beneficiari

Lo School Bonus è riconosciuto a:

  • persone fisiche
  • enti non commerciali
  • soggetti titolari d’impresa

Questi soggetti possono effettuare una donazione volontaria a un istituto a propria scelta, sia statale che paritario. I finanziatori hanno diritto a un credito d’imposta pari al 65% per il 2016-2017 e del 50% per il 2018, per un tetto massimo d’importo fissato a 100mila euro per ciascun periodo d’imposta.
In sostanza il bonus fiscale viene emesso sotto forma di credito vantato nei confronti dello Stato che verrà scalato nel caso di tasse da pagare.

Il credito è ripartito in 3 rate annuali dello stesso importo.

Le donazioni liberamente effettuate in favore delle scuole pubbliche o private devono avere come scopo:

  • la realizzazione di nuove strutture scolastiche
  • la manutenzione e il potenziamento di quelle esistenti
  • il sostegno a progetti che migliorino o incentivino l’occupabilità degli studenti

Perché il credito d’imposta sia riconosciuto, le somme devono essere versate su conto con IBAN IT40H0100003245348013362600 e i versamenti devono essere effettuati per ciascuna istituzione scolastica beneficiaria in modo separato.

Nella causale bisogna indicare questi dati:
1) il codice fiscale delle scuole beneficiarie
2) il codice della finalità per la quale l’erogazione viene effettuata

  • C1: realizzazione di nuove strutture scolastiche
  • C2: manutenzione e potenziamento di strutture scolastiche esistenti
  • C3: sostegno a interventi che migliorino l’occupabilità degli studenti

3) il codice fiscale del soggetto che fa la donazione

I titolari di reddito d’impresa possono utilizzare il credito d’imposta a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello nel corso del quale sono state effettuate le erogazioni volontarie, solo ed esclusivamente in compensazione con il modello F24. In questo caso lo School Bonus non è soggetto al limite annuale dei 700mila euro previsti dalla Legge 388/2000.

Le persone fisiche e gli enti che non esercitano attività commerciali fruiscono del credito d’imposta nella dichiarazione dei redditi ai fini del versamento delle imposte sui redditi.

School Bonus 2017: come funziona e perché non convince?

La donazione non viene assegnata direttamente alla scuola, ma finisce in un fondo creato ad hoc dal Miur, che suddividerà l’importo nel seguente modo:

  • il 90% del finanziamento va alla scuola indicata
  • il restante 10% va a sostenere gli istituti meno abbienti e collocati nei territori meno ricchi

Questo passaggio intermedio dall’amministrazione pubblica non convince, in quanto la burocrazia rallenta i tempi di erogazione e complica la programmazione degli interventi.

Sin da quando è stato annunciato tra le novità della Buona Scuola, lo School Bonus di Renzi ha fatto storcere il naso a insegnanti e personale della scuola. L’iniziativa del Governo, pur essendo interessante e utile alla comunità scolastica, desta alcune preoccupazioni. In particolare si teme che ci possano essere “inciuci” e favoritismi tra i privati che elargiranno i fondi e chi avrà il compito di gestirli pubblicamente.

Abbiamo visto cos’è e come funziona esattamente lo School Bonus, ma cosa bisogna sapere sulle detrazioni per chi sceglie di iscrivere i figli alle paritarie?

School Bonus 2017 scuole paritarie: come funziona e a quanto ammonta?

L’articolo 18 della Buona Scuola prevede il bonus anche per le paritarie, in modo da dare più forza alla libertà dei genitori di iscrivere i figli all’istituto che preferiscono senza sentirsi “svantaggiati” dal fatto di scegliere una scuola privata invece di una pubblica.

L’articolo 19 del Ddl Buona Scuola ha poi introdotto la detrazione delle spese sostenute per la frequenza scolastica nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie paritarie per un importo annuo massimo di 400 euro da studente.

Le detrazioni fiscali per chi manda i figli nelle scuole private, quindi, restano, e non si tratta di “togliere soldi” al servizio pubblico, ma di riconoscere alle famiglie che le rette spese per le private sono comunque soldi spesi per l’istruzione. Ciò su cui punta il Governo è piuttosto eliminare il rischio che i licei siano dei cosiddetti “diplomifici”, ovvero scuole in cui il diploma è garantito senza sforzo. Come? Inserendo dei criteri di valutazione sulla qualità e la validità di quelle scuole.

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