Russia: tra rublo e petrolio, la crisi di Mosca in 5 punti

Vittoria Patanè

18/12/2014

La Russia è in crisi. tra petrolio, rublo, inflazione e clamorosi errori della banca centrale, ecco quali sono le 5 cause

Russia: tra rublo e petrolio, la crisi di Mosca in 5 punti

La Russia di Vladimir Putin è in profonda crisi. Inutile ormai nascondere la testa sotto la sabbia. I mercati se ne sono accorti da tempo e stanno reagendo in maniera furiosa. Il rublo va in picchiata, la Borsa di Mosca perde punti su punti, il PIL si è fermato e l’inflazione sta salendo a livelli sempre più preoccupanti.

Sono in tutto 5 le cause della crisi che preoccupa sempre di più il Cremlino, la banca centrale e gli investitori interni ed esteri. Ve li spieghiamo in 5 punti.

Crisi Russia: Petrolio
La causa scatenate è senza dubbio stato il repentino calo dei prezzi del petrolio. Il crollo del greggio che si sta manifestando nel corso degli ultimi mesi sta avendo pesanti ripercussioni economiche sui Paesi produttori, Russia in primis.

Mosca è infatti il primo esportatore mondiale di combustibili minerali, da gas al petrolio, la percentuale dell’export made in Russia sia avvicina al 70 % e vale il 50% delle entrate del bilancio governativo. Una forza che per anni ha arricchito la Nazione, ma che adesso si è trasformata in una sorta di boomerang, rendendola altamente vulnerabile all’oscillazione dei prezzi del settore energetico e in particolare a quelle relative alle quotazioni del petrolio che, negli ultimi 90 giorni sono crollate da 100 a meno di 60$ al barile.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

Crisi Russia: Rublo
Ma il petrolio non è l’unico grande problema della Russia. A determinare la profonda crisi del Paese ha influito (e parecchio) anche il tracollo del rublo. La caduta della moneta russa è stata ulteriormente accentuata anche dalla sfiducia degli investitori internazionali nei confronti di un’economia già colpita nel corso di questo 2014 dalle pesanti sanzioni occidentali, scagliate contro le principali banche e imprese di Mosca a causa della situazione in Ucraina.

A partire da quest’estate il rublo è stato colpito da una pioggia di vendite, con gli investitori che hanno preferito rifugiarsi sull’euro. La Banca centrale ha previsto un saldo negativo di 120 miliardi sia per il 2014 che per il 2015 tra capitali in uscita e in entrata.

Nonostante le parole pronunciate dal Presidente Russo Vladimir Puti per rassicurare gli investitori, la moneta continua a viaggiare sulle montagne russe. Neglo ultimi giorni ha toccato per poche ore un minimo di 100 contro l’euro, prima di tornare a quota 70, scendere nuovamente e risalire. Appare dunque un’impresa ardua, quella di fissare i prezzi delle merci e sono sempre di più i grossisti e i commercianti che hanno deciso di sospendere le vendite in attesa del raggiungimento della stabilità.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

Crisi Russia: Inflazione
E non c’è crisi che si rispetti se non entra in gioco lo spettro inflazione. Al contrario di quanto sta accadendo nell’Eurozona, il calo del rublo ha fatto schizzare verso l’alto l’indice dei prezzi al consumo. In Russia, l’infazione è salita di 3 punti, dal 7,5% al 9,1%, in soli tre mesi e la prospettiva è quella di superare il 10% entro la fine del 2015.

I cittadini hanno preso d’assalto i centri commerciali delle varie città allo scopo di acquistare le merci prima che i listini comincino a recuperare terreno, causando dunque un’impennata dei consumi che preannuncia una fase di iperinflazione che potrebbe deprimere il potere d’acquisto della popolazione.

Crisi Russia: PIL
Le parole e la sicurezza che Vladimir Putin ha manifestato in questi mesi rischiano di rimanere solo uno scatto d’orgoglio che però non rispecchia la realtà. Le sanzioni occidentali hanno fatto male, il crollo del petrolio e del rublo stanno mettendo in seria difficoltà l’economia russa che rischia di entrare in una lunga spirale di stagnazione. Ad avvalorare questa tesi, è l’andamento del Prodotto Interno Lordo che prospetta un’inevitabile recessione.

Se il prezzo del petrolio dovesse restare a lungo intorno a quota 60, ha avvertito nei giorni scorsi la Banca centrale, il Pil andrebbe incontro a una tanto certa quanto profonda recessione nel 2015, con una flessione del 4,5%.

Crisi Russia: il ruolo della Banca Centrale
La Banca Centrale Russa ha cercato di salvare il salvabile, ma il risultato delle misure varate è stato piuttosto deludente. Una delle ultime decisioni prese, l’aumento dei tassi di interesse di più di 6 punti percentuali, non ha fatto altro che scatenare il panico nei mercati, con gli investitori che hanno immediatamente reagito vendendo il rublo in massa.

Gli altri provvedimenti volti a consolidare la stabilità delle banche non sembrano destinati a sorte migliore, le riserve valutare, nel frattempo, sono scese di oltre 100 miliardi nel 2014.

(Fonte: Il Sole 24 Ore)

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it