Caso Rixi: così Salvini ha gabbato i 5 Stelle e ora chiederà la guida delle Infrastrutture

Alessandro Cipolla

30 Maggio 2019 - 16:31

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Con le dimissioni lampo di Rixi subito accettate, Salvini ha spiazzato i 5 Stelle e ora, senza neanche un leghista ai vertici delle Infrastrutture, è pronto a chiedere la testa di Toninelli e a piazzare uno del Carroccio alla guida del dicastero.

Caso Rixi: così Salvini ha gabbato i 5 Stelle e ora chiederà la guida delle Infrastrutture

Game, set and match. In una giornata che può essere campale per il futuro del governo gialloverde, è emersa tutta la differenza di scaltrezza politica in essere tra la Lega e il Movimento 5 Stelle.

Nel giorno della sentenza del processo per le Spese Pazze con la condanna a 3 anni e 5 mesi di Edoardo Rixi, ma anche del voto su Rousseau sul confermare o meno Luigi Di Maio come capo politico pentastellato, il Carroccio ha realizzato un machiavellico piano politico.

Con le dimissioni lampo presentate da Rixi, che hanno spento ogni polemica che i 5 Stelle erano già pronti a innescare, la Lega ha lasciato tutti i riflettori sulla sorta di referendum interno su Di Maio.

Ma non solo. Senza più i leghisti Edoardo Rixi e Armando Siri ai vertici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, forte anche del successo ottenuto alle elezioni europee, adesso Matteo Salvini è pronto a chiedere la guida dell’importante dicastero, con un rimpasto di governo che oltre a Danilo Toninelli potrebbe coinvolgere anche i ministri Elisabetta Trenta e Sergio Costa, tutti del o in orbita Movimento 5 Stelle.

Come Salvini si è bevuto il Movimento

Per capire meglio cosa è successo, oltre a cosa potrebbe accadere, bisogna procedere quasi in ordine cronologico. Per prima cosa c’è stato il defenestramento dal governo del leghista Armando Siri, arrivato dopo un lungo braccio di ferro tra i grillini e il Carroccio e un voto durante lo scorso Consiglio dei Ministri.

Poi c’è stata la campagna elettorale per le elezioni europee, tutta incentrata sulle accuse a vicenda tra Lega e Movimento 5 Stelle, con i pentastellati che diverse volte hanno posto l’accento sul caso Rixi, l’ora ex viceministro alle Infrastrutture in attesa in quel periodo della sentenza di primo grado per il processo Spese Pazze in Regione Liguria.

Anche dopo il voto delle europee, dove la Lega è volata al 34% e i 5 Stelle invece sono calati al 17%, come un abile giocatore di poker il Carroccio ha continuato la pantomima della difesa a oltranza verso Rixi.

Arrivata la sentenza di condanna a 3 anni e 5 mesi per peculato, subito il Movimento ha chiesto le dimissioni ma è stato bruciato dal passo indietro immediato di Rixi, da tempo preparato, subito accettato da Salvini che ha chiuso in mezz’ora ogni discussione.

Oltre che lasciare adesso tutte le attenzioni rivolte al voto su Rousseau in merito alla conferma o meno di Luigi Di Maio come capo politico del Movimento, nel Consiglio dei Ministri appena terminato la Lega si è presentata in una posizione di forza.

Oltre al successo elettorale da far pesare, il Carroccio ha tolto ogni appiglio di attacco ai pentastellati. Inoltre adesso la Lega dopo gli addii di Rixi e Siri, rispettivamente ex viceministro e sottosegretario, non ha più nessuno ai vertici dello strategico Ministero delle Infrastrutture.

Visto il probabile rimpasto di governo, Salvini adesso è pronto a fare la voce grossa chiedendo la guida delle Infrastrutture ma, oltre a quella di Danilo Toninelli, potrebbero cadere anche le teste di Elisabetta Trenta alla Difesa e di Sergio Costa all’Ambiente, da tempo invisi al leader della Lega.

Senza un accordo, paradossalmente il “governo del cambiamento” può cadere su questioni di poltrone come accadeva di frequente ai tempi del Pentapartito. Alla faccia della Terza Repubblica.

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