Tassazione sulle rendite finanziarie al 26%, il Governo Renzi ci ripensa? Forse no, ma qualche spiraglio di luce sembra provenire direttamente dagli emendamenti presentati al decreto Irpef: se le casse pensionistiche dei professionisti dovrebbero essere salvaguardate, più incerto appare il destino dei depositi sotto i 25 mila euro. Ecco cosa sta succedendo in Senato.
Della tassazione sulle rendite finanziarie al 26% abbiamo parlato spesso, per rendere conto di un provvedimento che ha suscitato molte polemiche fin dal suo annuncio, soprattutto in relazione agli effetti sui risparmi degli italiani. Questo prelievo, tuttavia, rappresenta il cuore del decreto Irpef, meglio conosciuto come il dl dei famosi 80 euro in busta paga. La propaganda governativa, da questo punto di vista, è stata particolarmente efficace: redistribuiamo la ricchezza prelevandola dagli speculatori finanziari per dirottarla verso le tasche dei lavoratori dipendenti a medio reddito. Il sospetto che la misura in questione potesse colpire, seppur in misura non allarmante, i risparmi della classe media sembrava non aver sfiorato la mente della compagine governativa a guida renziana. Adesso, però, in Senato, luogo dove la falange dei fedelissimi all’ex sindaco rottamatore sembra meno numerosa e compatta, è in corso l’esame degli emendamenti presentati proprio al decreto Irpef. Si tratta, per ora, solo di proposte di modifica, eppure c’è già chi scommette su quanti tratti di penna il Governo dovrà apporre al suo testo originale.
Il pacchetto delle proposte emendative: salvare i depositi al di sotto dei 25 mila euro
I senatori democratici, nel complesso, sembrano aver accolto positivamente l’impianto del decreto, tuttavia hanno depositato un pacchetto di circa 135 emendamenti. Tra i più significativi, sicuramente, troviamo quello a firma del presidente della commissione Finanze, Mauro Maria Marino, che propone di evitare l’aumento dell’aliquota dal 20% al 26% per i depositi e i conti correnti che abbiano una giacenza media non superiore a 25 mila euro. In ogni caso, per ora si tratta di una semplice richiesta che dovrà superare il vaglio delle commissioni parlamentari, dove l’equilibrio tra maggioranza e opposizione è sempre in bilico, e tenendo ben presente la necessità di assicurare la copertura economica per i famosi 80 euro in busta paga.
Già salve le casse pensionistiche per i professionisti?
Un po’ più in sordina è passata la protesta, da parte delle casse pensionistiche per i professionisti, sull’aumento delle rendite finanziarie. Sicuramente una categoria non ascrivibile a quella degli speculatori, che tuttavia investe i circa 60 miliardi di patrimonio contributivo di medici, avvocati e altri iscritti agli ordini proprio in azioni e obbligazioni. Adesso però, secondo le parole di Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi e dell’Adepp, non solo avrebbe ricevuto ampie rassicurazioni da parte del Governo sul fatto che queste casse verranno esonerate dall’impennata d’aliquota dal 20 fino al 26 per cento, ma che addirittura otterranno un sensibile sconto dell’imposta prevista fino al 12 per cento.
E’ solo la prima di numerose modifiche che stravolgeranno l’impianto governativo? Difficile dirlo con certezza: la battaglia, in Senato, è appena cominciata.
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