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Tassazione rendite finanziarie, rischio aumento per Bot e non solo?

lunedì 24 febbraio 2014, di Valentina Brazioli

Aumento tassazione sulle rendite finanziarie: a rischiare sono anche i Bot? Il sasso lo ha lanciato ieri Graziano Delrio, nella sua prima uscita televisiva ufficiale in veste di neosottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché plenipotenziario di Matteo Renzi. Dichiarazioni che, direttamente dagli schermi della trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunziata, hanno subito suscitato un vespaio di polemiche.

Il no di Forza Italia (ma non solo)

Se le critiche in merito al paventato aumento da parte di Forza Italia erano ampiamente prevedibili, ci sono state anche altre reazioni degne di nota. Tra le più importanti quella dell’Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari E Finanziari), talmente veemente da aver bollato lo stesso Delrio come “irresponsabile”. L’accusa è ben formulata: forse il Sottosegretario non sa che i famosi 100 mila euro in Bot ai quali ha fatto riferimento nel corso della trasmissione di Rai 3 sono tassati già tre volte: con una ritenuta al 12,5% sulle cedole, con l’imposta di bollo e con l’aliquota fiscale sul capital gain. Una sonora bocciatura, forse inaspettata, è giunta anche dalla leader della Cgil Susanna Camusso: da sempre convinta sostenitrice della necessità di una tassa patrimoniale in Italia (ipotesi seccamente smentita fin dal principio dall’ex ministro Delrio), ha definito l’idea di tassare i bot “non un segnale giusto”, con particolare riferimento a quel ceto medio che ha già pesantemente pagato gli effetti della crisi economica.

Il nodo del Nuovo centrodestra

Le precisazioni giunte in serata direttamente da Palazzo Chigi, il quale ha smentito l’ipotesi di una nuova tassa, ribadendo però l’intento di giungere a una:

rimodulazione delle rendite finanziarie

non sono servite a rasserenare gli animi. L’ipotesi che serpeggia già da ieri è che si pensi di collocare Bot e Btp nell’attuale aliquota al 20 per cento, mentre le altre rendite subirebbero un ritocco verso l’altro di 2 o 3 punti (quindi fino al 22-23 per cento).

In ogni caso, se le critiche da parte dell’opposizione è probabile che non impensieriscano più di tanto Matteo Renzi, discorso ben diverso è la tutela del fragile equilibrio all’interno della sua stessa maggioranza. Proprio oggi, infatti, è atteso al Senato per il suo discorso programmatico e relativo voto di fiducia. In merito, nonostante i malpancisti dem e i numeri più risicati rispetto al predominio Pd alla Camera dei Deputati, nessuno si aspetta grandi sorprese. Certo è che il Nuovo centrodestra, con il suo bottino di 31 senatori scippati all’ex Pdl, ha già lanciato un severo monito tramite un’intervista di Maurizio Lupi al Corriere della Sera:

Noi non siamo disponibili ad aumenti delle imposte.

Un no che potrebbe rappresentare il primo tentativo di arginare il piglio decisionista dell’ex sindaco di Firenze, e che forse getta una luce forse sinistra sulla futuro di questo esecutivo appena nato.

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