Il Governo ha deciso di accogliere le richieste di Susanna Camusso, segretaria della CGIL, che nei giorni scorsi sulle pagine di Repubblica aveva invitato il Governo a modificare la politica economica del Paese, spostando in maniera significativa il peso della tassazione. Come? Aumentando le tasse sui BOT allo scopo di alzare gli stipendi.
Detto fatto, o almeno, non aumentano solo le tasse sui cittadini ma anche quelle sulle rendite finanziarie.
Nella bozza della Legge di Stabilità è contenuta infatti una misura che sta suscitando parecchio scalpore: stiamo parlando dell’aumento delle tassazione sulle rendite finanziarie, la cui aliquota passerà dal 20 al 22%.
La misura, segue anche le indicazioni provenienti dall’Unione Europea che nel corso degli ultimi mesi ha più volte invitato gli Stati membri a rimodulare i sistemi di tassazione interni, spostando gli oneri dal lavoro ai consumi e al patrimonio.
Questa è la base che ha portato l’Esecutivo a vagliare l’ipotesi di aumentare le tasse sulle rendite finanziarie, peccato che, anche questa volta, pagheranno i cittadini.
Legge di Stabilità e rendite finanziarie
Nel testo della nuova Finanziaria è contenuto il provvedimento che prevede l’innalzamento dell’aliquota sulle rendite finanziarie e sul capital gain del 10%. Si passerà infatti dal 20 al 22%. Il che produrrà anche un aumento dell’imposta di bollo sui depositi di titoli dallo 0,15 allo 0,165%.
I risparmiatori italiani vengono dunque nuovamente colpiti. Ma stavolta il colpo appare ancora più duro. Perché? Perché da mesi il Governo non fa altro che dire che la Legge di Stabilità non avrebbe aumentato le tasse, ma avrebbe solo tagliato le spese. Vedendo questo provvedimento, forse hanno cambiato idea.
Titoli di Stato esclusi
Ma ciò che lascia tutti di stucco è il fatto che la bozza relativa all’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie esclude i BTP. Vengono quindi ancora una volta protetti gli istituti bancari, principali possessori dei titoli di Stato, mandando allo sbaraglio i risparmiatori.
Il parere degli economisti
Le analisi compiute dagli economisti sul precedente innalzamento dell’aliquota sul risparmio (ricordiamo che il Governo Monti l’aveva aumentata dal 12,50% al 20%) hanno dimostrato che lo Stato ha guadagnato da questa misura, meno della metà di quanto previsto, facendo sì invece che i grandi investitori decidessero di spostare altrove i loro capitali.
La Tobin Tax ha poi peggiorato ulteriormente la situazione, riducendo sensibilmente i volumi azionari della Borsa di Milano. Insomma l’aumento fa più male che bene.
Facendo un rapido excursus storico inoltre, la storia del nostro Paese dimostra che la tassazione sul risparmio, non ha contribuito a migliorare i conti pubblici Italiani, anzi.
L’Italia ha introdotto le tasse sul capital gain e sulle rendite finanziarie nel 1998 allo scopo di dare un po’ di respiro alle nostre casse. In quello stesso anno infatti, il debito pubblico era pari al 114,9%, nel 2013 ha superato quota 2000 miliardi. Questo, unito al continuo lievitare della spesa pubblica del nostro Paese, ha condotto alla situazione attuale. A questo punto viene da chiedersi, e il guadagno sulle rendite dove è stato?
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