Previsioni Commissione UE: PIL eurozona +1,7% nel 2017, crescita sotto l’1% per l’Italia

Maurizia Esposito

11 Maggio 2017 - 14:19

Previsioni Commissione UE: crescita solida per l’eurozona con il PIL rivisto al rialzo all’1,7% per il 2017. L’italia continua a registrare i risultati peggiori dell’Unione Europea. Ecco i dettagli delle previsioni economiche di primavera.

Previsioni Commissione UE: PIL eurozona +1,7% nel 2017, crescita sotto l’1% per l’Italia

Arrivano le previsioni economiche di primavera elaborate dalla Commissione europea, secondo le quali la situazione delle finanze pubbliche della zona euro sta migliorando.

Bruxelles afferma che l’Unione Europea (UE) vede una “crescita salda” che continuerà a “ritmo stabile” con un PIL rivisto al rialzo per l’eurozona all’1,7% per il 2017, e invariato all’1,8% per il 2018.
L’Europa entra così nel suo quinto anno consecutivo di ripresa, che sta ora raggiungendo tutti gli stati membri.

Maglia nera per l’Italia, che resta l’unico Stato membro dell’Unione europea con una crescita sotto l’1% nel 2017.

Previsioni Commissione UE: l’Europa si rafforza

Secondo le previsioni diffuse dall’UE la crescita del PIL della zona euro dovrebbe attestarsi all’1,7% nel 2017 e all’1,8% nel 2018. Nell’UE a 28 il PIL dovrebbe aumentare dell’1,9% nel prossimo biennio.
Il deficit e il debito pubblico complessivo dovrebbero scendere nel 2017 e 2018 sia nella zona euro sia nell’Unione Europea a 28.

  • Il deficit della zona euro dovrebbe passare dal 1,5% del PIL del 2016, al 1,4% nel 2017 e al 1,3% nel 2018, grazie ai bassi tassi di interesse e alla moderazione salariale nel settore pubblico. Nell’Unione Europea a 28, la ratio deficit-PIL dovrebbe scendere dal 1,7% dello scorso anno, al 1,6% di questo e al 1,5% del prossimo.
  • Il debito dell’area euro dovrebbe passare dal 91,3% del 2016 al 90,3% nel 2017 e 89% nel 2018. A livello di UE a 28, la ratio debito-PIL è proiettata dal 85,1% dello scorso anno al 84.8% nel 2017 e al 83.6% nel 2018.

Sul fronte dell’inflazione della zona euro, dalle previsioni di primavera risulta che dovrebbe crescere dallo 0,2% registrato nel 2016 all’1,6% nel 2017, per frenare all’1,3% nel 2018.
L’esecutivo comunitario sottolinea che l’inflazione è aumentata “in modo significativo” negli ultimi mesi, in gran parte per l’incremento dei prezzi del petrolio. Tuttavia, escludendo i prezzi dell’energia e del cibo non processato, l’inflazione “core” è rimasta stabile e sostanzialmente sotto la sua media di lungo periodo.
L’aumento dell’inflazione - secondo la Commissione - quest’anno dovrebbe avere un impatto negativo sui consumi privati, che sono stati il principale fattore di crescita negli ultimi anni.
Per l’Unione Europea a 28 paesi l’inflazione dovrebbe passare dal 0,3% dello scorso anno al 1,8% nel 2017 e al 1,7% nel 2018.

Continua a scendere la disoccupazione, che nell’eurozona dopo il calo a 9,4% del 2017 arriverà all’8,9% nel 2018, il livello più basso dal 2009. Secondo le previsioni economiche però, nonostante il calo complessivo, la disoccupazione “resta alta in molti Paesi”. Il calo arriva grazie a riforme strutturali, domanda interna e altre politiche.

Secondo quanto dichiarato dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici,“l’Europa sta entrando nel suo quinto anno consecutivo di crescita, sostenuta da politiche monetarie accomodanti, una robusta fiducia delle imprese e dei consumatori e un miglioramento del commercio mondiale”, sottolineando che “l’alta incertezza che ha caratterizzato gli ultimi dodici mesi sta iniziando a dissiparsi”.
Tuttavia “la fotografia è molto diversa da Stato membro a stato membro, con migliori performance nelle economiche che hanno attuato riforme strutturali più ambiziose”, ha spiegato Dombrovskis.

Previsioni Commissione UE: l’Italia fanalino di coda dell’UE

Secondo le previsioni di primavera pubblicate dall’UE l’Italia si conferma all’ultimo posto nelle prospettive di crescita dei paesi della zona euro. Nel 2017 e nel 2018 in particolare l’Italia risulta ultima in Europa come tasso di crescita
Di seguito le cifre essenziali sui conti pubblici per quanto riguarda l’Italia. Le previsioni includono gli effetti della manovra per la riduzione strutturale dello 0,2% del deficit/PIL, che era stata richiesta dall’Esecutivo comunitario al governo.

  • Crescita del PIL allo 0,9% nel 2017, stabile rispetto al 2016, e in miglioramento all’1,1% nel 2018;
  • deficit pubblico in calo al 2,2% rispetto al PIL nel 2017 dopo il 2,4% del 2016, ma previsto in leggera risalita nel 2018, al 2,3% (a politiche invariate);
  • rapporto debito/PIL ancora in crescita al 2017, con il 133,1% dopo il 132,6% del 2016, ma finalmente in calo, al 132,5%, nella previsione per il 2018;
  • l’inflazione in Italia crescerà all’1,5% nel 2017 dopo il dato negativo del 2016 (-0,1%), ma resterà debole, con un leggero calo all’1,3% nel 2018;
  • infine la disoccupazione continua a scendere, pur restando alta, passando dall’11,7% del 2016 all’11,5% quest’anno, per arrivare all’11,3% nelle stime per il 2018.

La Commissione europea si preoccupa dell’instabilità politica a pochi mesi dalle prossime elezioni. “L’incertezza politica e il lento aggiustamento nel settore bancario rappresenta un rischio negativo per le prospettive di crescita dell’Italia”, si legge nel testo.

I contenuti del Bollettino mensile BCE

Nell’ultimo Bollettino mensile della Banca Centrale Europea (BCE) si legge che “i dati congiunturali dei primi mesi del 2017 confermano che il recupero ciclico dell’economia dell’area euro sta diventando sempre più solido e che i rischi al ribasso sono ulteriormente diminuiti”.
Tuttavia “le spinte inflazionistiche di fondo restano moderato e non hanno ancora mostrato segnali convincenti di una tendenza al rialzo”. Per questo “i tassi di interesse resteranno bassi per un tempo prolungato”.

La crescita economica - sottolinea tuttavia la BCE - “continua a essere frenata dalla lenta attuazione delle riforme strutturali, in particolare nei mercati di beni e servizi, e dalle necessità di aggiustamento dei bilanci che persistono in alcuni settori”. In particolare i rischi per le prospettive di crescita dell’area, “pur divenendo più equilibrati, permangono orientati verso il basso e sono connessi principalmente a fattori globali”.

Quanto alle misure non convenzionali di politica monetaria, che includono il cosiddetto Quantitative Easing, “il Consiglio direttivo ha confermato l’intenzione di condurre gli acquisti netti di attività, al nuovo ritmo mensile di 60 miliardi di euro, sino alla fine di dicembre 2017 o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell’evoluzione dei prezzi, coerente con il proprio obiettivo di inflazione”.

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