PD e Forza Italia possono far cadere il governo sulla Tav, ma non lo faranno

Alessandro Cipolla

6 Agosto 2019 - 09:57

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Mercoledì ci sarà il voto sulla mozione del Movimento 5 Stelle sulla Tav: se PD e Forza Italia dovessero astenersi il testo passerebbe, creando così una crisi politica tra i gialloverdi visto il sì del premier Conte all’opera.

PD e Forza Italia possono far cadere il governo sulla Tav, ma non lo faranno

La politica spesso è fatta anche di paradossi, ma quello che sta vivendo in queste ore il Movimento 5 Stelle sembrerebbe assomigliare più a uno psicodramma. Superato lo scoglio del decreto Sicurezza bis che ha incassato la fiducia del Senato, adesso a Palazzo Madama ci sarà però il voto sulla mozione (dei pentastellati) sulla Tav che è in programma mercoledì.

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Un ultimo ostacolo che separa Di Maio e soci da una pausa estiva da passare in tranquillità con il premier Conte ben saldo a Palazzo Chigi. Il problema però è che sulla Tav i 5 Stelle voteranno a favore dello stop alla Torino-Lione, ma se la mozione dovesse passare si aprirebbe una profonda crisi con la Lega.

Il paradosso è presto spiegato. Il Movimento è da sempre contrario alla Tav e adesso, dopo il via libera all’opera da parte di Giuseppe Conte, ha presentato una mozione per fermare l’iter. Se però i grillini dovessero avere la meglio nella votazione, per loro sarebbe una tragedia perché si aprirebbe una crisi in pieno agosto e Matteo Salvini avrebbe l’alibi perfetto per staccare la spina al governo.

Tutto però è nelle mani dell’opposizione. Basterebbe infatti che il Partito Democratico e Forza Italia si astenessero mercoledì a Palazzo Madama per far passare la mozione visto che i 5 Stelle hanno più senatori di Lega e Fratelli d’Italia messi insieme. Anche tra i banchi dell’opposizione non sembrerebbe però esserci una gran voglia di tornare al voto in tempi brevi.

Il futuro del governo si gioca sulla Tav

Sulla Tav si è detto e scritto di tutto in questi anni. Gli schieramenti a riguardo sono ben noti da tempo: favorevoli sono la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e il Partito Democratico, mentre tra i contrari ci sono il Movimento 5 Stelle e la sinistra.

Dopo la nascita del governo gialloverde è stato affidato a una apposita commissione tecnica il compito di realizzare un’analisi sui costi e benefici dell’opera. Terminato il lavoro, il responso è stato che la Torino-Lione in termini economici avrebbe più contro che pro.

Nonostante questo parere che in teoria andava a rinvigorire la tesi dei 5 Stelle, lo scorso marzo il governo ha deciso di dare il via libera alla pubblicazione delle manifestazioni di interesse per non perdere i fondi europei.

L’iter per il via libera alla Tav è quindi già avviato e può essere fermato soltanto da un voto del Senato. A luglio poi, quando l’Italia doveva confermare i suoi impegni, c’è stato l’outing del premier Conte che si è detto favorevole alla Torino-Lione visto che ci sarebbero dei nuovi fondi da Bruxelles che renderebbero l’opera più sostenibile.

Il Movimento 5 Stelle quindi, per salvare la faccia, ha presentato una mozione per fermare tutto. Se il testo dovesse però passare, sarebbe un voto contro il parere del governo e questo aprirebbe in maniera automatica una crisi.

Matteo Salvini quindi potrebbe avere il pretesto perfetto per rompere l’alleanza gialloverde e far cadere il governo, come da tempo chiesto da alcuni degli esponenti leghisti più di peso con in testa il potente sottosegretario Giancarlo Giorgetti.

I numeri al Senato

Come dimostra il via libera senza verbo proferire al decreto Sicurezza bis, il Movimento 5 Stelle pur di non dare un pretesto alla Lega per far cadere il governo è al momento disposto a far passare tutto all’alleato.

La questione della Tav è quindi una sorta di patata bollente tra le mani dei grillini. Da un lato devono far vedere di essere sempre contrari all’opera, ma dall’altra non vorrebbero mai far cadere il governo vista la loro attuale situazione.

I 5 Stelle infatti sono usciti fortemente ridimensionati alle recenti elezioni europee e gli ultimi sondaggi continuano a non essere positivi. Tornare al voto significherebbe dimezzare i propri parlamentari, senza contare che da Di Maio a Fico tutta l’attuale classe dirigente pentastellata non si potrebbe candidare di nuovo per la regola dei due mandati.

Il Movimento quindi mercoledì al Senato voterà, obtorto collo, in favore della mozione da loro presentata per fermare la Tav, sperando con ogni probabilità che questa paradossalmente venga bocciata.

A Palazzo Madama attualmente i grillini possono contare su 107 senatori contro i 58 della Lega. Se insieme al Carroccio dovessero votare compatti contro la mozione tutti i partiti favorevoli alla Tav il testo verrebbe bocciato.

Se invece il Partito Democratico e Forza Italia dovessero astenersi, la mozione invece passerebbe creando così tutti i presupposti per una crisi di governo e una probabile fine della maggioranza carioca.

Cosa faranno PD e Forza Italia?

Un’opportunità unica questa per le opposizioni per far cadere il governo ma che, con ogni probabilità, non verrà sfruttata. Anche se il voto di mercoledì comunque non è vincolante, in qualche modo astenendosi si andrebbe a rallentare l’iter della Tav.

Soprattutto però c’è il fatto che, al pari del Movimento, anche Forza Italia e il PD non sembrerebbero essere entusiasti di tornare a brave alle urne. Gli azzurri infatti dopo la scissione di Toti sono nel caos più totale: presentarsi alle elezioni in queste condizioni prima di essersi riorganizzati potrebbe essere la mazzata definitiva al partito.

Tra le fila dei parlamentari del PD invece i renziani sono ancora la maggior parte, visto che le liste elettorali le ha fatte l’ex premier quando era ancora segretario. Anche Matteo Renzi in questo momento potrebbe preferire temporeggiare, sia per continuare nella “strategia dei popcorn” che per cercare di capire se ci possono essere le condizioni per smarcarsi dai dem e dare vita a un proprio partito.

Prima della lunga pausa estiva, le Aule torneranno ad aprirsi soltanto il 9 settembre, c’è da superare soltanto questo scoglio della Tav. Il sentore è che in questo momento, fatta eccezione per i leghisti più arrembanti, nessuno abbia voglia di elezioni anticipate: il disco verde alla Tav dovrebbe essere scontato, facendo tirare così un bel sospiro di sollievo ai 5 Stelle e alle opposizioni.

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