Quanto costa la Tav? Pro e contro del progetto che divide M5S e Lega

Alessandro Cipolla

08/08/2019

08/08/2019 - 10:16

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La Tav ha la strada spianata: dopo il via libera del premier Conte, è arrivata anche la bocciatura del Senato alla mozione dei 5 Stelle che chiedeva lo stop. I costi dell’opera e le ragioni dei favorevoli e dei contrari alla Torino-Lione.

Quanto costa la Tav? Pro e contro del progetto che divide M5S e Lega

Il progetto Tav della linea Torino-Lione può andare avanti ma ha di fatto spaccato il governo gialloverde, tanto che si parla anche di una possibile crisi dopo la bocciatura da parte del Senato alla mozione del Movimento 5 Stelle.

Questa volta la Lega, da sempre favorevole alla Tav, ha trovato la sponda decisiva oltre che di Conte, che in precedenza aveva parlato di “nuovi finanziamenti, adesso non farla costerebbe più che realizzarla”, anche di tutti gli altri partiti di opposizione tranne che Liberi e Uguali.

Ma chi ha ragione tra Lega e Movimento 5 Stelle? La relazione tecnica, inizialmente spedita soltanto a Parigi, darebbe ragione ai pentastellati sui maggiori costi per il progetto rispetto a un suo stop, ma adesso dopo il voto del Senato è arrivato il disco verde.

Analisi costi-benefici
La relazione della commissione tecnica sull’analisi costi-benefici
Relazione tecnico-giuridica
La relazione tecnico-giuridica sulla Torino-Lione

Il progetto Tav

Può sembrare strano ma il progetto della Torino-Lione nasce quasi trent’anni fa, per l’esattezza nel 1990. Quattro anni più tardi l’Unione Europea inserisce l’opera nell’elenco dei 14 progetti prioritari nel settore dei trasporti e dell’energia.

In teoria i lavori sarebbero dovuti iniziare nel 1996, ma soltanto nel 2001 Italia e Francia trovano un sostanziale accordo. Nel dettaglio quindi il progetto, per un totale di 270 km, viene diviso in tre parti.

La parte principale è quella della tratta internazionale, ovvero il tunnel di base dalla lunghezza di 57 km tra Susa e Saint Jean de Maurienne, con i costi in parte rimborsati dall’Unione Europea. Le altre due sezioni poi sono quelle relative alle tratte nazionali, con i costi a carico dei rispettivi paesi.

Fonte Agi.it

In generale il percorso della linea, che per l’89% è in galleria, si snoda per 189 km (il 70% del totale) nel territorio francese, mentre per i restanti 81 km in quello italiano. In Piemonte, fin da subito sono nati comunque dei comitati di protesta (NO Tav) per denunciare i rischi ambientali dell’opera.

Leggi anche No Tav: chi sono e cosa vogliono

Lo scopo strategico della Torino-Lione è quello del dimezzamento dei tempi di percorrenza della linea, favorendo anche l’aumento del trasporto merci su ferro riducendo così di molto il passaggio dei camion nell’area interessata.

Da anni esiste già una linea storica che unisce le due città, che verrebbe nel caso utilizzata per la viabilità dei treni regionali. La nuova linea rispetto a quella vecchia sarebbe più breve e pianeggiante, cosa che dovrebbe incentivare il trasporto merci.

Al momento sono stati realizzati dei lavori di potenziamento tecnologico su tracciati già esistenti sia nel tratto francese che in quello italiano. Per quanto riguarda il tunnel di base, al 31 ottobre 2017 risultavano scavati 25 km di gallerie tecniche, di cui 6 km riadattabili per far transitare la linea.

Per quanto riguarda i costi, il progetto iniziale prevedeva un esborso complessivo di 24,7 miliardi: 10,5 per la tratta internazionale, 9,8 miliardi per quella francese e infine 4,6 per quella italiana.

Adesso però l’Europa parrebbe essere intenzionata a dare una mano all’Italia per i costi da sostenere, proponendo un finanziamento da parte dell’Unione che andrebbe a coprire il 55% dei costi della tratta nostrana.

I pro e i contro

Fin dalla nascita del progetto, subito si è creato un ampio fronte di contrari all’opera soprattutto tra gli abitanti della Val Susa. Ecco le ragioni di chi è favorevole alla Torino-Lione e quelle di chi invece si oppone alla linea.

Perché sì

  • Dimezzamento tempi di percorrenza: per raggiungere Parigi da Torino serviranno poco più di 3 ore di viaggio invece delle attuali 6 ore e mezza.
  • Maggiore connettività con l’Europa: Londra, Parigi, Madrid, Milano e Barcellona sarebbero tutte collegate tra di loro con l’alta velocità.
  • Incremento trasporto merci su ferrovia: l’attuale linea in funzione ha una pendenza troppo elevata e una capacità di traino non adeguata al trasporto moderno.
  • Diminuzione dei camion in strada: drastico calo dei 3 milioni di mezzi pesanti che ogni anno attraversano il confine Italia-Francia, con il trasporto che passerebbe su ferro.
  • Posti di lavoro: i cantieri dovrebbero occupare 6.000 persone tra lavoratori diretti e indiretti, una volta in funzione la Tav invece andrebbe a creare 500 posti di lavoro.

Perché no

  • Costi: la relazione tecnica sul rapporto costi-benefici per la Tav ha stimato una possibile perdita tra i 5,7 e gli 8 miliardi per lo Stato.
  • Impatto ambientale: presenza di uranio, radon e amianto nelle aree dove si dovrà realizzare il tunnel di base del Moncenisio lungo 57,5 km.
  • Opera inutile: il trasporto merci nel traforo ferroviario del Frejus è calato da 9 milioni di tonnellate del 2000 ai 2,9 milioni del 2016.
  • Risorse da utilizzare altrove: con i soldi preventivati si potrebbe sistemare la rete nazionale e locale invece che finanziare un singolo progetto.
  • Lavori non iniziati: per il tunnel di base sono stati scavati 25 km di gallerie tecniche, di cui solo 6 km riadattabili per far transitare la linea.

I costi secondo il Movimento 5 Stelle

Da sempre il Movimento 5 Stelle si è schierato con i NO TAV, bollando il progetto come inutile e dannoso per il territorio. Con i pentastellati al governo insieme alla Lega, come abbiamo visto nel programma di governo è stata inserita una “ridiscussione del progetto”, ma adesso i gialloverdi devono prendere una decisione.

Per poter avere un quadro completo e dettagliato dei costi, il governo ha così deciso dare vita a una Commissione tecnica, guidata dal professore Marco Ponti, incaricata di realizzare un dossier contenente l’analisi dei costi-benefici dell’opera.

Questa relazione adesso è stata ultimata e le sue cifre rese note. Il responso non sembrerebbe lasciare adito a dubbi: il rapporto costi/benefici in caso di via libera ai lavori porterebbe a un rosso per le casse statali di un minimo di 5,7 miliardi fino a un massimo di 8 miliardi.

Nei giorni precedenti alla pubblicazione delle stime della commissione tecnica, sia Danilo Toninelli che Luigi Di Maio avevano parlato riguarda il Tav “un’opera che costa più di 20 miliardi”.

I costi secondo la Lega

Dopo aver tergiversato sull’argomento per alcuni mesi, alla fine la Lega ha rotto gli indugi dichiarandosi favorevole alla Torino-Lione con tanto di visita di Matteo Salvini ai cantieri Tav in Piemonte.

Una stima fatta dal carroccio sembrerebbe prevedere costi molto differenti rispetto a quelli ipotizzati dai 5 Stelle. La Lega infatti per la parte transfrontaliera ribadisce l’esborso di 2,9 miliardi da parte dell’Italia.

Rinunciare all’opera però avrebbe costi tra i 2,8 e i 4 miliardi, quindi sicuramente maggiori. Oltre alla restituzione di 600 milioni di fondi comunitari e le penali da dover pagare, fino a 1 miliardo, ci sono poi i soldi da spendere per il ripristino dei luoghi, dai 200 ai 500 milioni, e per il potenziamento della linea storica a quel punto inevitabile per motivi di sicurezza, tra 1,5 e 1,7 miliardi. Altri 1,7 miliardi servirebbero poi per realizzare la seconda canna del Frejus, opera alternativa secondo i pentastellati.

Chi ha letto la relazione - ha commentato Matteo Salvini dopo la pubblicazione della relazione - mi dice che ci sono dati un po’ strani che ci confermano l’idea di andare avanti, continuo a essere convinto del Sì”.

Il dossier della commissione tecnica viene contestata dai favorevoli in quanto, per i costi della realizzazione dell’opera, sarebbero conteggiati a carico dell’Italia anche le spese spettanti a Francia e Unione Europea.

Per loro la cifra che l’Italia dovrebbe spendere complessivamente per l’opera è di 4,6 miliardi, mentre in caso di stop ci sarebbero tra penali e costi di ripristino da spendere 3,8 miliardi. Il saldo negativo quindi sarebbe di 800 milioni e non “tra i 5,7 e gli 8 miliardi”.

La decisione del governo

Come si può vedere, le posizioni di Lega e Movimento 5 Stelle sono molto distanti tra di loro. La presa di posizione del premier Conte, alla luce dei possibili nuovi finanziamenti europei, ha però isolato di fatto i pentastellati.

La scorsa primavera quando il governo si trovava di fronte al bivio del dover scegliare tra il sì o il no, la soluzione alla fine è stata quella scontata con la maggioranza carioca che rifugiandosi nel politichese ha scelto di mandare la palla in calcio d’angolo, guadagnando altri sei mesi di tempo per mettersi così le elezioni europee di fine maggio alle spalle.

Il premier Giuseppe Conte ha comunque dato il via libera a Telt, la società paritaria italo-francese incaricata di realizzare la linea, di pubblicare gli avvisi di manifestazione di interesse, per un totale di 2,3 miliardi per i lavori di realizzazione del tunnel di base.

In questi sei mesi quindi stanno arrivando le auto candidature che precederanno i bandi ma, grazie alle clausole di dissolvenza, sia il governo francese che quello italiano potranno annullare tutto.

In sostanza si può dire che l’iter par la Tav sia già sbloccato, con i fondi europei al momento salvi, ma l’Italia fino all’autunno potrà comunque tirarsi indietro anche se, visto che si tratta di trattati internazionali, per bloccare definitivamente l’opera occorrerà il voto del Parlamento.

Il Movimento 5 Stelle quindi ha presentato una mozione dove si chiede lo stop alla Torino-Lione e che è stata votata al Senato mercoledì 7 agosto. A Palazzo Madama il fronte dei partiti pro-Tav, potendo contare su un’ampia maggioranza, ha quindi bocciato il testo.

Non sembrerebbero esserci adesso altri intoppi per l’inizio dei lavori riguardanti la Tav, ma se i 5 Stelle hanno dovuto cedere il passo in Parlamento tutti i vari movimenti contrari all’opera hanno annunciato il loro prosieguo nella protesta.

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