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Mélenchon fa tremare i mercati: spread BTP/Bund mai così alto da tre anni
mercoledì 12 aprile 2017, di
Negli ultimi due giorni gli spread in Europa sono tornati a crescere e quello tra decennale tedesco e italiano ha sfiorato i 210 pb, vetta che non raggiungeva dal lontano 2014. E questo nonostante la BCE abbia di recente confermato l’intenzione di mantenere una politica accomodante fino al termine prestabilito (2018).
A cosa attribuire l’aumento repentino degli spread? Nelle ultime settimane è sembrata migliorare notevolmente la posizione elettorale del candidato euroscettico alle presidenziali francesi Jean Luc Mélenchon.
Anche se le proposte di Mélenchon in buona sostanza divergono da quelle di Marine Le Pen (le cui poi posizioni sull’euro e l’UE sono più chiare rispetto a quelle del candidato dell’estrema sinistra), il fatto che al momento si sia avvicinato nei sondaggi al duo Le Pen/Macron (staccando al contempo Fillon e Hamon) ha turbato non poco i mercati, i quali hanno - come era ovvio facessero - svoltato sul bund tedesco, bene rifugio par excellence.
Le pressioni che stanno creandosi intorno alle presidenziali francesi (il rischio è che l’euro crolli sotto i colpi di un nuovo establishment per la prima volta nella recente storia politica francese apertamente euroscettico) rendono lo scudo della BCE del tutto inutile. Il recente aumento degli Spread lo dimostra.
Spread: Oat sotto pressione. Spread Bund/BTP mai così alto da tre anni
In Francia sta accadendo quello che molti ritenevano una curiosa, ma inverosimile, favoletta politica: Mélenchon sopra Hamon e a poche distanze dal duo Le Pen/Macron. A meno di due settimane dalle presidenziali francesi, la contesa per l’Eliseo ha quindi un nuovo protagonista.
Il riflesso sui mercati, dopo i sondaggi pubblicati da Bloomberg che davano Mélenchon dietro di qualche lunghezza dal duo Le Pen/Macron (appollaiati in testa ai sondaggi dall’inizio dell’anno), è stato imminente.
L’aumento della domanda di bund tedeschi ha fatto crollare il rendimento allo 0,207% (vicino ai minimi di febbraio) spingendo, per converso, i rendimenti di Oat e Btp al rialzo.
Per il decennale francese, il differenziale con l’equivalente tedesco si è portato oltre la cortina di ferro dei 75 pb, evidenziando il timore degli investitori nei confronti di un esito elettorale marcatamente euroscettico (due dei tre candidati papabili non hanno particolarmente a cuore le sorti dell’UE).
Lo spread Bund/Btp ha raggiunto la vetta dei 210 pb, peggior performance dal 2014. Il fatto che il differenziale sia aumentato in maniera così repentina dimostra quanto conti per le sorti della politica italiana il voto in Francia. La vittoria di Le Pen (o, ora si può azzardare, quella di Mélenchon) spingerebbe l’Italia verso una svolta sicuramente pentastellata (altrettanto invisa ai mercati).
L’aspetto singolare di tutta la vicenda è che lo scudo di Draghi sembra sia stato perforato questa volta. Nemmeno la promessa di un continuum sulla strada dell’accomodamento ha dissuaso gli investitori dalla fuga verso il decennale tedesco. Come giustamente si chiede l’economista Paolo Cardenà, cosa succederà quando la BCE svolterà verso una normalizzazione della politica monetaria?
Exploit Mélenchon: perché i mercati lo temono (quasi) al pari di Le Pen?
La ragione che rende Mélenchon una mina vagante per il mercato è, invero, la stessa che accompagna la figura di Marine Le Pen fin dagli albori di questa turbolenta (ma finora corretta) campagna elettorale: la discontinuità col progetto europeo.
Sebbene l’euroscetticismo di Le Pen sia più caustico e marcato, quello vago di Mélenchon (un giorno è contro l’euro, l’altro no, per esempio) rende estremamente difficile per i mercati capire a quale genere di politica aspiri il candidato della sinistra radicale.
Mélenchon è contrario all’austerità (che piace tanto ai mercati, invece) ma non ha mai parlato apertamente di un’uscita dall’euro. Disdegna l’UE contemporanea, ma al massimo si prefigge di riformarla dall’interno. Recentemente ha affermato che qualora diventasse presidente uno dei sui principali provvedimenti sarebbe quello di portare la Francia fuori dalla NATO. Sul piano economico ha è spesso evocato la nazionalizzazione di importanti aziende strategiche (una mossa resa velleitaria dal paradigma di Maastricht).
L’unica certezza che i mercati hanno è che Mélenchon non è Macron, ovvero un cagnolino addomesticato di cui ci si può fidare. L’ipotesi che la finale per l’Eliseo si giochi fra due cani sciolti fa impallidire il mercato, che naturalmente risponde con l’aumento degli spread.