Italia: si potrebbe tornare alla lira senza una grande crisi? Il terremoto delle elezioni

Erika Di Dio

6 Marzo 2013 - 10:07

Italia: si potrebbe tornare alla lira senza una grande crisi? Il terremoto delle elezioni

Il verdetto è stato più o meno lo stesso nelle cancellerie di tutta la zona euro, soprattutto in quei paesi che già cominciano a sentire la prima ondata di contagio.
"Il risultato riguarda tutti noi", ha detto il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Garcia-Margallo. "Questo è un salto nel vuoto che non fa ben sperare per nessuno, né per l’Italia né per il resto d’Europa".

Quasi il 57% del voto degli italiani è andato a partiti che hanno promesso di strappare il copione dell’austerità dell’UE. Insieme controllano la maggioranza dei seggi del Senato.

Il Movimento Cinque Stelle del comico Beppe Grillo, che ha vinto il 25% dei voti, ha chiesto un referendum sull’euro e un ritorno alla lira come uno degli impegni del suo programma, mentre l’ex-premier Silvio Berlusconi ha minacciato di tirare l’Italia fuori dall’unione monetaria, a meno che l’Unione Europea non passi ad una strategia di reflazione.

Anche se il leader del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, potrà mettere insieme una "grande coalizione" con Berlusconi, non si può tornare indietro al regime di austerità imposto dal governo tecnocrate di Mario Monti su ordine dell’Unione Europea nel corso degli ultimi 15 mesi.

"Un accordo con Monti è impossibile", ha detto Berlusconi martedì. "Le sue politiche di austerità hanno messo il paese in una pericolosa spirale recessiva, con il debito e la disoccupazione in aumento, oltre alla chiusura di migliaia di imprese al giorno".

Il terremoto delle elezioni

La grande paura è che la Banca Centrale Europea (BCE) si troverà nell’impossibilità di sostenere il mercato dei titoli pubblici italiani in base al suo programma OMT, se non ci sarà alcuna coalizione a Roma disposta o in grado di rispettare le condizioni difficili imposte dalll’Unione Europea per ordine di Berlino. La strategia europea dei salvataggi potrebbe iniziare a venir meno.

Andrew Roberts, chief credit presso RBS, ha dichiarato: "Quello che è successo in queste elezioni può essere paragonato ad un terremoto. I salvataggi della BCE dipendono dalla necessità che i paesi rispettino ciò che viene loro richiesto. Questo è stato fatto ora a pezzi dalla politica interna dell’Italia".

"Il rischio più grande è che i mercati iniziano a dubitare della credibilità della promessa della BCE".

Si tratta di una visione ampiamente condivisa. Luigi Speranza, da BNP Paribas, ha dichiarato: "Temiamo che i mercati potrebbero perdere fiducia nell’efficacia del programma OMT".

L’acquisto delle obbligazioni in base al programma OMT può iniziare solo dopo che i paesi in difficoltà abbiano richiesto aiuto al fondo di salvataggio dell’UE, a condizioni rigorose. Ciò richiede poi un voto del Bundestag.

Il membro tedesco del consiglio della BCE, Jorg Asmussen, ha appoggiato il piano quando è stato inaugurato nel mese di Agosto, segnalando l’acquiescenza cruciale della cancelliera Angela Merkel. La preoccupazione è che la Germania potrebbe ritirare il suo assenso, se provocata.

Mr Roberts ha detto: "La grande incognita è quanto la Germania andrà a cedere nei prossimi sei mesi. I leader tedeschi vogliono mantenere l’apparenza che la crisi della zona euro sia stata risolta, almeno fino alle elezioni del mese di Settembre".

La posizione italiana

In un certo senso, l’Italia è in una posizione contrattuale debole. Quest’anno deve raccogliere 420 miliardi, il che la rende molto sensibile all’ultima ondata di oneri finanziari. I rendimenti delle obbligazioni a 10 anni sono saliti di 34 punti base lo scorso martedì, spingendo lo spread sui Bund tedeschi a 330, con i trader che tengono d’occhio i 400 punti, grado in cui lo stress inizia sul serio.

Eppure l’Italia è grande abbastanza da far cadere la zona euro, se gestita male. Stiamo parlando anche del paese del Club Med con fondamentali abbastanza forti da lasciare l’UEM e svalutare, se arrivasse alla conclusione che questo sarebbe il modo meno doloroso per ripristinare il 35% della competitività persa contro la Germania dopo il lancio dell’euro. Ha un basso debito privato e 9 miliardi di ricchezza privata. Il suo livello di indebitamento totale è al 265% del PIL, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone.

Il suo saldo primario è vicino al pareggio, e anche la sua posizione patrimoniale all’estero, a differenza di Spagna e Portogallo. In teoria potrebbe ritornare alla lira senza dover affrontare una crisi di finanziamento, e questo potrebbe essere l’unico modo per evitare una crisi nel caso in cui la BCE ritirasse il suo sostegno. Qualsiasi tentativo di costringere l’Italia a insistere sulle politiche di austerità rischia di essere disastrosamente controproducente per i creditori dell’UEM.

La questione è se l’elezione richiederà un ripensamento radicale a Bruxelles e Berlino. Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, ha detto che il voto ha dimostrato il fallimento intellettuale delle attuali politiche dell’UE. "La gente può sacrifici, ma non a qualunque costo", ha detto.

I difensori della politica di Monti dicono a posteriori che la stretta fiscale del 3% del PIL l’anno scorso quando l’Italia era già in depressione, è stata un errore come anche aver trascurato il compito importante di accompagnare le riforme ad un sostenuto sostegno pubblico.

I critici sono più severi. L’economista premio Nobel Paul Krugman ha detto che le politiche dell’UE imposte all’Italia e agli altri paesi sono state "un fallimento disastroso". Se non vi sarà alcun cambiamento di strategia, queste elezioni saranno "solo l’assaggio di una futura pericolosa radicalizzazione".

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Telegraph

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