L’Italia fa i compiti a casa, registrando nel 2015 un rapporto deficit/PIL del 2,6% al di sotto della soglia UE del 3%. Il tetto UE del 3%? Un’invenzione senza fondamento.
Poco fa l’Istat ha pubblicato i dati sui conti pubblici italiani 2015 che hanno mostrato un buon andamento del rapporto deficit pubblico/PIL, risultato pari al 2,6% nel 2015 e al di sotto della soglia prefissata dall’UE del 3%. L’Italia sembra che quindi stia facendo i “compiti a casa” meglio di altri Paesi europei che invece continuano a sforare il tetto imposto dai vertici europei.
Nelle scorse settimane il Bel Paese era stato richiamato dalla Commissione Europea, insieme ad altri Paesi, venendo avvertito del pericolo di sforamento del tetto del 3% del rapporto deficit/PIL.
La preoccupazione nasce dalla legge di stabilità voluta dal governo italiano che si basa sulla massima flessibilità concessa per il deficit. Tuttavia, se si guarda alla Storia, la soglia del 3% imposta dall’Unione Europea ai Paesi membri non solo è inventata ma non ha neanche un fondamento teorico.
Italia: deficit/PIL migliora ma la Commissione UE monitora
L’Italia si è dimostrata virtuosa nella gestione del rapporto deficit/debito pubblico nel 2015. Secondo le ultime proiezioni dell’Istat il Paese è riuscito a mantenersi sotto la soglia del 3% imposta dall’Unione Europea, registrando lo scorso anno un rapporto del 2,6%.
Il ratio è risultato in calo anche nell’ultimo trimestre dello scorso anno, risultato pari al 2,2% e quindi in calo dello 0,2% rispetto allo stesso periodo 2014.
Nelle scorse settimane, era salita la tensione tra il governo italiano e la Commissione Europea in merito alla flessibilità che l’Italia vorrebbe per cercare di far ripartire la crescita.
La nuova legge di stabilità voluta dal governo italiano si basa infatti sulla massima concessione della flessibilità nell’uso del deficit che però non ha riscontrato i favori dei vertici europei.
Sono arrivate parecchie lettere di richiamo al Bel Paese da parte della Commissione Europea, timorosa di uno sforamento del tetto del 3% del rapporto deficit/PIL nei prossimi anni.
Deficit/PIL: Italia migliore di altri membri dell’Eurozona
Tuttavia, l’Italia si sta mostrando migliore nella gestione di questo rapporto rispetto a Paesi come Spagna, Francia, Finlandia, Portogallo e Grecia che viaggiano ben al di sopra della soglia imposta dai vertici europei. Sforamento o no, se si legge la Storia della nascita di questo rapporto si scopre che in realtà la soglia del 3% non ha nessuna base teorica alle spalle.
Deficit/PIL: la Storia della soglia del 3%
L’incubo di molti Paesi europei (visto che si incorre nel fiscal compact in caso di oltrepassamento della soglia imposta) nasce negli anni ‘80 da un funzionario del governo francese di François Mitterand. Il funzionario in questione è Guy Abeille, oggi 62enne e all’epoca non ancora trentenne.
Nel 1981, i socialisti di Mitterand vincono le elezioni in Francia e per mantenere le promesse (piuttosto costose) promosse in campagna elettorale avevano raddoppiato il deficit portandolo a 95 miliardi di franchi.
Allorché Mitterand, per cercare di placare la crescita incontrollata del deficit, decise di conferire a Pierre Bilger (all’epoca vice-direttore del Bilancio al ministero delle finanze) di creare una regola che regolasse la spesa pubblica impazzita.
Bilger allora decise di contattare due esperti con formazione economico-matematica: uno era appunto Guy Abeille mentre l’altro era il cugino del futuro primo ministro transalpino Roland de Villepin.
Di lì a poco sarebbe nato il rapporto deficit/PIL per stessa ammissione dell’ideatore Abeille senza alcun fondamento scientifico. L’esperto francese ha infatti spiegato che per ideare tale rapporto avevano preso in considerazione i 95 miliardi di franchi di deficit raggiunti all’epoca.
Abeille e de Villepin si erano accorti che tale deficit era pari al 2,6% del PIL e avevano deciso che una soglia dell’1% sarebbe stata troppo bassa mentre una del 2% avrebbe messo sotto pressione il governo. Allora, il 3% sembrava la soglia ideale senza alcuna base teorica alle spalle.
Deficit/PIL: perché il 3%? Fa pensare alla Trinità - Abeille
Perché il 3%? Perché storicamente il 3 è il numero perfetto che fa pensare alla Trinità, ha spiegato in passato Guy Abeille. Nonostante il fatto che il fondamento alla base di tale soglia fosse basato più sulla religione che non sull’economia, il paletto imposto negli anni ‘80 in Francia funzionò fino al 1986 quando il governo transalpino superò tale limite. Nel 1991 la regola divenne europea ed entrò nei parametri dell’accordo di Maastricht.
Deficit/PIL: ingresso in europa voluto da Trichet pentitosi poi anni dopo
L’ingresso nelle regole europee fu avvallato dal ministro delle finanze Theo Waigel su pressione di Jean-Claude Trichet che aveva giustificato il 3% come valore ottimale per la situazione macro dell’epoca.
Lo stesso Trichet anni dopo si pentì di tale decisione, poiché si accorse solo in seguito che il tetto del 3% è troppo ottimista e avrebbe dovuto fissare dei paletti di indebitamento più bassi a causa della crescita più lenta.
Abeille, ancora oggi è divertito dal fatto che si usi ancora la soglia del 3%, reputando alquanto difficili i calcoli sul deficit di oggi che ignorano gli impatti congiunturali.
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