Grecia: soldi ritirati dalle banche. Ecco cosa sta succedendo e perché

Simone Casavecchia

18 Gennaio 2015 - 07:18

In vista delle elezioni politiche del 25 Gennaio i cittadini della Grecia hanno già iniziato a correre ai ripari ritirando i propri soldi dalle banche che, ora, chiedono liquidità alla BCE.

Grecia: soldi ritirati dalle banche. Ecco cosa sta succedendo e perché

Le tanto temute elezioni politiche previste per il prossimo 25 Gennaio stanno già producendo i loro poderosi effetti in Grecia, ancor prima del loro effettivo svolgimento. In questo caso l’effetto si chiama panico ed è la sensazione che sembra dilagare tra i correntisti greci che, presumibilmente molto preoccupati per l’esito delle elezioni e per l’ascesa al potere di Syriza, il partito dato per favorito, hanno deciso di ritirare i loro soldi e i loro risparmi dalle casse delle banche commerciali greche.

Secondo fonti web sarebbe stato stimato un flusso di 60 milioni di euro al giorno in uscita dalle banche greche, un fenomeno che ha destato la preoccupazione non solo delle istituzioni bancarie greche ma anche di quelle europee che, dopo la proroga al piano di salvataggio greco concessa nei mesi scorsi (il piano di salvataggio attualmente in corso dovrebbe concludersi il prossimo Febbraio) stanno valutando altre soluzioni simili per il futuro: da un’ulteriore proroga della fine del piano di salvataggio che dai due mesi già concessa sarebbe allungata a sei mesi a un nuovo piano di salvataggio, dopo i due già messi in campo nel 2010 e nel 2012.

Secondo il quotidiano greco Kathimerini, Eurobank e Alpha Bank, avrebbero chiesto alla Banca Centrale Greca contanti d’emergenza a seguito del crescente deflusso di capitali. I due istituti di credito hanno tenuto a specificare che si tratta di una misura precauzionale e che, al momento non usufruiscono di nessun prestito dalla Banca Centrale del loro Paese.

Oltre a Eurobank e Alpha Bank sarebbero molte altre, però, le banche che stanno subendo un vero e proprio prosciugamento dei rispettivi conti e che, per far fronte al problema, sarebbero disposte anche a ricorrere al fondo europeo Ela (fondo di assistenza di liquidità di emergenza). Questa soluzione sarebbe, tuttavia, sconveniente per gli istituti di credito greci dal momento che l’Ela, a cui le banche generalmente ricorrono quando non hanno le garanzie adeguate per accedere ai prestiti della BCE e si trovano di fronte a una crisi di credito, applica un tasso di interesse più elevato dell’1,55%, rispetto a quello, dello 0,05% applicato dalla BCE.

Le cause di questo fenomeno sarebbero imputabili al recente sganciamento del franco svizzero dall’euro che ha provocato una serie di conseguenze e di effetti a catena non solo in Svizzera ma in tutta Europa ma, soprattutto, alle conseguenze che le prossime elezioni potrebbero avere. Un vittoria di Syriza potrebbe portare la Grecia fuori dall’Euro o addirittura alla bancarotta.

Oltre al fatto che numerosi correntisti greci avrebbero ritirato dalle banche circa mezzo miliardo di euro dall’inizio di Gennaio (a Dicembre erano stati ritirati 2,5 miliardi, ora si è arrivati a 3 miliardi di euro), la crisi del credito bancario è stata aggravata anche dall’acquisizione forzata, imposta dal Governo, dei Tbill, i titoli di stato a sei mesi che le banche greche hanno dovuto acquistare, con l’effetto di ridurre la liquidità che avrebbe potuto essere destinata a famiglie e imprese.

Anche su questo fronte non si profilano soluzioni immediate e lineari dal momento che il quantitative easing di imminente avvio da parte della BCE potrebbe non avere sul suolo greco gli effetti sperati: nell’ipotesi in cui la BCE decidesse di acquistare titoli di Stato, infatti, i bond greci e ciprioti potrebbero comunque rimanere esclusi perché non sufficientemente garantiti e, quindi, la banca centrale greca e, a ricasco, le banche private greche, non vedrebbero affluire nelle loro casse nuova liquidità.

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