L’Europa e la Grecia al voto: gli scenari possibili e le conseguenze sull’Euro

Simone Casavecchia

30/12/2014

Dopo il fallimento delle elezioni del Presidente della Repubblica, in Grecia si apre il sipario sulle elezioni più attese e più temute dell’Eurozona, Syriza potrebbe rovesciare non solo gli scenari nazionali ma anche la stabilità europea.

L’Europa e la Grecia al voto: gli scenari possibili e le conseguenze sull’Euro

All’indomani del fallimento della terza votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica in Grecia sono molti i campanelli d’allarme che agitano non solo il Paese considerato come la pecora nera d’Europa ma, soprattutto, le principali personalità ed istituzioni europee, preoccupati per le conseguenze che queste elezioni potrebbero avere.

Quel che più angoscia il presidente del Consiglio uscente Antonis Samaras e le istituzioni europee è il risultato che, il prossimo 25 Gennaio, uscirà dalle urne greche: grande favorito è infatti, Alexis Tsipras che guida Syriza il partito di estrema sinistra che si è sempre apertamente schierato contro le politiche di austerità imposte dall’Europa e dalla Troika, politiche che hanno richiesto un periodo oltremodo prolungato (5 anni) di sacrifici e hanno messo letteralmente in ginocchio il popolo greco.

Tsipras, che già aveva fatto sentire la sua voce nelle ultime elezioni europee, guidando la formazione l’Altra Europa, è solo una della molteplici configurazioni che il sentimento di opposizione alle politiche economiche di austerità ha assunto in special modo in quei Paesi che, per la loro finanza "allegra", sono stati ribattezzati con il poco piacevole appellativo di PIGS. Che si prenda in considerazione il M5S di Grillo o le formazioni politiche guidate da Matteo Salvini in Italia o Podemos in Spagna o, ancora, il Sinn Fein in Irlanda o l’Ukip nel Regno Unito, al di là delle specifiche posizioni politiche, si tratta in ogni caso di movimenti che, proprio per la loro decisa opposizione alle politiche economiche europee e, in molti casi anche all’Euro, come moneta unica, stanno riscuotendo consensi sempre maggiori .

La campagna elettorale greca
Mentre Antonis Samaras si è affrettato a paventare i rischi i di una possibile vittoria di Tsipras, dato per favorito alle prossime politiche greche con un consenso stimato del 25%, richiamando alla mente degli elettori le possibili fughe di capitali, la perdita di fiducia nei confronti del Paese e i sacrifici vanificati, Syriza batterà di certo sui fallimenti del governo e sulla durezza dei sacrifici richiesti dall’applicazione delle politiche di austerità.
Mentre il partito di centro-destra di Samaras è riuscito, nelle ultime elezioni, a formare un partito di grande coalizione con i socialisti del Pasok e la sinistra democratica Dimar (poi uscita dal governo) Syriza, nella tornata elettorale del 25 gennaio prossimo, oltre a poter, presumibilmente, conquistare 138 dei 151 seggi necessari per avere la maggioranza in parlamento, potrebbe cercare di tessere una rete di possibili alleanza con tutte le altre formazioni di sinistra presenti in Grecia da To Potami al Pasok di Evangelos Venizelos, fino a Change, la nuova formazione fondata dall’ex premier Papandreou.

Le scelte politiche
Se, come molto probabilmente avverrà, Syriza riuscisse a formare una compagine di governo, in base agli impegni presi con l’Europa dal precedente governo, dovrebbe trovare un accordo per il finanziamento degli ultimi prestiti e per la concessione di un credito precauzionale per un riposizionamento in larga scala dei titoli di stato greci sui mercati, concessioni queste che l’Europa farebbe pagare a caro prezzo richiedendo l’innalzamanto dell’età pensionabile, l’aumento dell’Iva sul turismo e una maggiore flessibilità nei licenziamenti collettivi, misure queste che anche Samaras si è rifiutato, finora di applicare.
Misure sulle quali, soprattutto, Syriza non ha alcuna intenzione di negoziare, dal momento che sul fronte interno vorrebbe innalzare il salario minimo e le mensioni, oltre a bloccare i licenziamenti del pubblico impiego e le privatizzazioni. Anche se Syriza non si è mai pronunciata a favore di un’uscita della Grecia dall’euro, la proposta più sconcertante per l’Europa è quella della ristrutturazione del debito pubblico del quale si richiederebbe la riduzione al 70% o, più realisticamente una moratoria sul pagamento degli interessi sul debito che hanno raggiunto quota 9 miliardi di euro. Se un ipotetico governo guidato da Syriza riuscisse a portare a casa queste richieste, occorrerebbe comunque il sostegno economico della BCE per garantire l’attuazione delle misure politiche proposte da Tsipras.

La neutralità della BCE
Per parte sua la Banca Centrale Europea ha annunciato che in questo momento non interferirà nel processo democratico a cui dovrà partecipare l’elettorato greco per scegliere il futuro parlamento. La BCE tuttavia attende indicazioni e suggerimenti da parte delle autorità greche circa le modalità con cui verificare il programma di assistenza finanziaria, dopo la mancata elezione del presidente della Repubblica e le conseguenti elezioni politiche anticipate:

"Aspetteremo le osservazioni e i suggerimenti delle autorità greche su come meglio procedere con la verifica, e ne discuteremo con la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale"

Nello stesso comunicato la BCE ha sottolineato anche che gli sforzi impressionanti fatti dalla Grecia nel risanamento delle finanze pubbliche e nelle riforme economiche dovrebbero essere coronati da un ritorno alla crescita, atteso nel prossimo anno.

I timori tedeschi
Alla cautela di Francoforte fanno da contraltare le paure di Berlino: il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble non ha infatti tardato ad ammonire la Grecia circa l’importanza di completare il percorso di riforme intrapreso. Secondo Schaueble, infatti, anche il prossimo esecutivo, dovrà in ogni caso attenersi alle garanzie offerte all’Europa dal premier uscente Samaras, se intende usufruire ancora degli aiuti dell’Eurozona:

"Le riforme stanno portando i loro frutti e non c’è alternativa a quel percorso (...) Continueremo a sostenere la Grecia sul percorso delle riforme. Se la Grecia prenderà un’altra strada, sarà difficile (...) Le nuove elezioni non modificheranno gli accordi presi con il governo greco. Qualunque sarà il nuovo esecutivo dovrà atternersi agli accordi presi dal precedente".

Una condizione questa estremamente indigesta non solo per Samaras ma, ancor di più, per Tsipras che si è sempre detto contrario al bailout greco, ovvero all’adozione di condizioni fiscali dettate dall’Europa in cambio di iniezioni di liquidità, necessarie per dare respiro all’economia.

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