Forexinfo intervista Maurizio Bovi, economista italiano che si occupa principalmente di previsioni macroeconomiche ed economia sommersa.
Nei giorni scorsi, abbiamo pubblicato la traduzione di un suo articolo disponibile sul sito inglese Voxeu.org, dal titolo, Italia ed elezioni politiche: prova di realismo, austerità o demagogia? Ecco il vero vincitore, nel quale l’economista Bovi mostra come le opinioni della popolazione italiana sulle evoluzioni economiche del paese siano state influenzate in modo diverso da due scosse politiche (facendo riferimento prima a Berlusconi e poi a Monti).
Qui di seguito quindi, l’intervista che abbiamo realizzato con l’autore del suddetto articolo.
1) La notizia in prima pagina su tutti i giornali del mondo da qualche giorno a questa parte è quella su Cipro e sulla condizione imposta dall’UE di una tassa sui depositi bancari per potere accedere agli aiuti di cui l’isola ha bisogno. Il Parlamento ha votato di no, rifiutando categoricamente quindi una proposta probabilmente ritenuta troppo dura da sopportare per la sua popolazione. Quale soluzione vede Lei per la “piccola isola”? Infine, quali somiglianze vede con la situazione della Grecia?
R. La situazione di Cipro assomiglia molto a quella dell’Islanda di alcuni anni fa ed è diversa da quella della Grecia. Le due isolette hanno in comune un sistema bancario pieno di soldi esteri. A Cipro dominano i russi, in Islanda dominavano inglesi e olandesi. L’Islanda ha detto no alle misure del FMI così come Cipro sta dicendo no all’UE. A pagare la crisi islandese sono stati i contribuenti inglesi e olandesi grazie al risultato di un referendum fatto dagli islandesi. Un risultato ovvio, direi. Credo che a Cipro qualcuno ha voluto seguire il precedente islandese. Sono curioso di vedere chi pagherà, se i contribuenti europei (cioè noi) o i ricchi correntisti russi. La Grecia è diversa poiché è molto più grande e non può seguire la procedura “isoletta”. Inoltre a pagare sarebbero soprattutto francesi e tedeschi. Finora francesi e tedeschi sono riusciti a far contribuire anche i contribuenti europei (in special modo i greci). Ecco perché, forse, le tre storie sono intrecciate ma diverse.
2) L’altro tema di cui si parla molto in questo periodo è quello relativo all’uscita dall’euro: Lei si trova d’accordo o contrario a tale possibilità?
R. Assolutamente contrario. La memoria della gente è troppo corta e tende a ricordare solo le cose negative. Circa l’euro, per esempio, tutti ricordano oggi come la sua introduzione causò un aumento nei prezzi. Non certo ai livelli di quanto percepito dalla gente, ma la mancanza di controlli pubblici e l’avidità privata di chi poteva sfruttare la situazione (commercianti e lavoratori autonomi) provocò una riduzione di potere d’acquisto specie a danno dei lavoratori con stipendio fisso. Tuttavia, chi si ricorda oggi dell’inflazione galoppante pre-euro? E chi si ricorda oggi di come l’euro fece diminuire i tassi di interesse con beneficio di coloro che erano indebitati, ovvero sia la gente con il mutuo sia il Governo che, anche allora, doveva gestire un bel debito? All’epoca, infatti si parlava di “dividendo dell’euro”, un dividendo da tempo dissipato a causa di un decennio di politiche fiscali miopi e dissennate. L’euro è uno strumento e, come tale, è neutro nel senso che la sua utilità dipende dall’uso che ne viene fatto: un piccone è utile per scavare, ma se uno se lo da su un piede la colpa non è mica del piccone.
3) Infine, parlando della situazione politico/economica del nostro Paese in questo particolare momento storico, come prevede che si sbloccherà tale situazione? Sarà necessario indire nuove elezioni?
R. Ovviamente non è strettamente necessario e, come cittadino, preferirei una soluzione di mediazione tra la mancanza di coraggio sui temi delle caste e dei costi della politica mostrata in campagna elettorale da Bersani e la mancanza di realismo che tuttora caratterizza l’approccio di Grillo. Diciamo che il caso Sicilia non sarebbe poi così male. Però la palla è oggi in mano soprattutto a Grillo. Se Grillo si convince che nuove elezioni renderanno ancora più forte il M5S, allora nuove elezioni sono probabili. Con buona pace di noi poveri contribuenti, disoccupati, part-time, ecc.
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