Il mercato azionario della Cina ha registrato performance positive nel primo trimestre 2017 come non accadeva dal 2006. Sul trend hanno inciso la crescita cinese e la distensione con gli USA, che scongiura una guerra commerciale.
Dall’inizio dell’anno il mercato azionario della Cina è cresciuto del 14% secondo la performance dell’indice MSCI cinese. Una performance che non si registrava dal 2006. Il mercato cinese, inoltre, ha segnato il suo miglioramento più importante rispetto all’azionariato mondiale dallo scoppio della crisi finanziaria.
Questo, a dispetto dei rischi connessi al commercio globale. Fin dalla sua elezione, Donald Trump ha recriminato alla Cina di aver manipolato lo yuan cinese per accaparrarsi ingenti margini di competitività sui mercati internazionali.
Indipendentemente dalla diatriba sino-americana gli analisti ritengono che il mercato cinese sia solido. Alla luce delle turbolenze connesse al rischio Brexit e alle uscite poco ortodosse di Trump, non sorprende che gli investitori si stiano rivolgendo al mercato cinese con maggiore intensità. Come riporta Bloomberg, aleggia nell’ambiente finanziario la consapevolezza che l’economia cinese e lo yuan possano definitivamente stabilizzarsi.
Cina: crescita e rischi globali trainano il mercato cinese
L’indice MSCI cinese ha registrato ottime performance dall’inizio di quest’anno, la migliore dal 2006.
Secondo i pareri di alcuni analisti riportati da Bloomberg, quello che sta accadendo sul mercato cinese non è affatto “un’altra falsa partenza”. La sensazione è che ci si trovi al cospetto di una vera e propria “fiducia ritrovata” da parte degli investitori.
Sono diversi i fattori che hanno sostenuto le buone performance dell’indice MSCI cinese dall’inizio di quest’anno: su tutti, le prospettive di crescita dell’economia cinese. A questo proposito, si aggiunge il fatto che il Dipartimento di Stato USA ha di recente mostrato segni di distensione nei riguardi della Cina. L’amministrazione Trump, dopo aver accusato il governo cinese di manipolazione delle yuan, sembra ora poco incline a perseverare nello scontro con Pechino.
In più, i pericoli provenienti dall’Europa - nello specifico dalla Brexit - spingono gli investitori a considerare il mercato cinese come degna alternativa. Secondo Mark Tinker, capo di Axa Framlington Asia, il fatto che gli investitori si stiano interessando al mercato cinese non è il frutto di una scelta isterica, ma di considerazioni ben ponderate. Inoltre, l’orientamento degli investitori verso la Cina è anche dettato dal fatto che “nessuno crede che l’economia cinese e lo yuan collasseranno”.
Da un recente sondaggio promosso da Bank of America è emerso che sono sempre di meno gli investitori che temono le svalutazioni dello yuan come il principale ostacolo al business. Ai loro occhi appare inoltre poco probabile che gli USA si gettino in una guerra commerciale con la Cina. L’esito sarebbe disastroso per entrambe le realtà economiche. Considerazioni di questo tipo hanno senz’altro contribuito all’aumento degli investimenti globali nell’indice MSCI cinese.
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