BCE: Draghi rilancia sul quantitative easing e fa volare le borse europee

Simone Casavecchia

09/01/2015

Rally nella giornata di ieri per le borse europee che sono state infiammate dalle parole di Draghi: con la deflazione e l’euro debole sembra sempre più vicino il quantitative easing.

BCE: Draghi rilancia sul quantitative easing e fa volare le borse europee

Seduta particolarmente calda ieri, nelle borse europee, dove le parole di Mario Draghi hanno accelerato in modo vertiginoso le contrattazioni e hanno permesso di chiudere la giornata con sostanziali rialzi. Piazza Affari guadagna il podio con un rialzo del 3,69% che conferma quello dell’apertura. Si sono contraddistinti in particolare titoli come Finmeccanica, Campari, Unicredit e MPS. Bene anche Parigi che guadagna il 3,59%, Londra con il 2,34% e Francoforte il 3,36%.

Quel che ha fatto crescere le contrattazioni sono state indiscutibilmente le parole di Mario Draghi: sono stati, infatti, resi noti i contenuti della lettera inviata dal presidente della BCE all’europarlamentare Luke Ming Flanagan, in risposta alle interrogazioni dei membri del parlamento europeo.

Quantitative easing sempre più vicino
Nella lettera Draghi ha confermato che il consiglio direttivo della BCE seguirà, in questo periodo, con particolare attenzione sia l’andamento del prezzo del petrolio che quello dei prezzi di tutti gli altri beni di consumo, per valutare i rischi connessi alla bassa inflazione. Il board della BCE

"Sarà particolarmente attento al più vasto impatto dei recenti sviluppi del prezzo del greggio sui trend dell’inflazione nel medio termine nella zona euro (...) Se dovesse rivelarsi necessario per gestire i rischi di un periodo di bassa inflazione troppo prolungato, il consiglio direttivo sarà unanime nel suo impegno a utilizzare altri strumenti non convenzionali nell’ambito del proprio mandato"

Si tratta in realtà, solo di una riconferma di quanto Mario Draghi aveva già affermato pochi giorni fa in un’intervista al quotidiano tedesco Handlsblatt, sebbene nella lettera diffusa ieri sia stata fatta un’altra, importante specifica. Draghi ha, infatti, spiegato che la BCE

"potrebbe prevedere l’acquisto di una varietà di asset uno dei quali può essere l’acquisto di titoli sovrani"

ed è stato proprio il riferimento all’acquisto di titoli di stato a far scatenare le borse, dal momento che un’azione di quantitative easing viene percepita, ora, come sempre più imminente. Sono i dati economici pubblicati in questi ultimi giorni a renderla tale dal momento che, alla deflazione dell’Eurozona e alle quotazioni dell’euro, ormai sotto gli 1,18 dollari, ai livelli del 1999, si sono aggiunti anche i deludenti dati relativi alla domanda interna tedesca dove gli ordini all’industria hanno registrato, per il mese di Novembre 2014, un calo del 2,4%.

La situazione greca
Altro fronte sul quale ha preso posizione la BCE, attraverso le dichiarazioni di un suo portavoce è stato il caso greco. Proprio all’avvicinarsi di quelle elezioni che tanto stanno preoccupando tutto l’establishment europeo, dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker, agli esponenti dei vari governi nazionali, la BCE ha fatto sapere che garantirà alle banche greche nuovi finanziamenti solo se ci sarà una

"conclusione positiva dell’attuale programma di salvataggio e un successivo accordo"

con la troika per estendere il sostegno finanziario. In altri termini anche se il rating greco è ormai ai livelli spazzatura (per Moody’s la Grecia ha un rating sovrano Caa1 mentre per Fitch e Standard & Poor’s B, in ogni caso si tratta di valutazioni molto al di sotto dell’investment grade) la BCE continuerà a mantenere in essere la deroga che consente alle banche greche di accedere alla liquidità dell’Eurotower, sebbene a condizione che anche il nuovo governo greco, con ogni probabilità guidato da Alexis Tsipras, raggiunga una nuova intesa con il fondo europeo salvastati (Efsf) e con il Fondo Monetario Internazionale:

"Il perdurare della deroga si basa sulla proroga tecnica del programma European Financial Stability Facility, fino alla fine di febbraio 2015, (...) sull’esistenza di un programma del Fondo monetario internazionale (e) anche sul presupposto di una conclusione positiva della valutazione in corso e di un accordo successivo tra le autorità greche e la Commissione europea, in accordo con Bce e Fmi".

Sembra quasi un monito al nuovo governo che, quasi certamente contribuirà a determinare una situazione di maggiore instabilità politica, dove le gli istuti di credito potrebbero avere necessità di una maggiore liquidità rispetto a quella ottenuta dalla BCE nello scorso Novembre (44,8 miliardi di euro).

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