Il valore dell’Euro scende ancora su quello del dollaro. La moneta unica è a quota 1,1765$, minimi dal 2005, e sono in molti a pensare che si arriverà alla parità in caso di QE
Continua, inarrestabile, la discesa dell’euro sul dollaro. La moneta unica quota attualmente 1,1765$. La soglia di 1,18$ è stata bucata per la prima volta dal dicembre del 2005, sono passati più di nove anni.
A causare il crollo della moneta unica, è stato il dato pubblicato ieri dall’Eurostat relativo all’inflazione dell’Eurozona. L’indice dei prezzi al consumo è sceso sotto lo zero. Non accadeva dal 2009 e lo spauracchio deflazione ha mandato in fermento i mercati. Gli investitori adesso appaiono sicuri sull’arrivo del Quantitative Easing. La BCE potrebbe infatti annunciare il programma di acquisto di titoli già dal prossimo 22 gennaio, giorno in cui si terrà il classico meeting mensile del board.
Sono in molti a credere ormai che il cambio Euro/Dollaro si sta avvicinando, ineluttabilmente, alla parità. Lo aveva preannunciato Goldman Sachs alcuni mesi fa. L’analisi effettuata oggi dalla Cnbc sembra confermare la prospettiva.
L’ultima volta che l’Euro oscillava intorno al valore di 1$ era il novembre del 2002. Nel 1999 la moneta unica scese sotto la parità, nel 2000 si arrivò a 84 centesimi di dollaro. In quel momento cominciò la risalita.
A questo punto fondamentale diventa l’operato della Banca Centrale Europea.
La palla passa ora alla Bce, che si riunirà per la prima volta quest’anno il prossimo 22 gennaio.
QE e deflazione
Ma c’è anche chi pensa che il quantitative easing non basterà a combattere la deflazione in cui è caduta l’Eurozona. Ad esprimere perplessità è Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, che ha affermato:
Gli effetti del petrolio si fanno sentire nel dato di dicembre dei prezzi al consumo. L’inflazione zero in Italia e a -0,2% nell’area ne sono la diretta conseguenza. Al netto degli effetti di primo impatto del greggio, l’inflazione è ancora positiva, sebbene estremamente bassa. Tutto questo era scontato e continuerà a essere cosi’ nei prossimi mesi.Il vero e concreto rischio per le economie è che le conseguenze della caduta dei prezzi energetici non si fermino al primo impatto, ma si ripercuotano successivamente sull’intera catena dei prezzi al consumo, radicando tendenze disinflazionistiche in economie già depresse e generandovi aspettative di ulteriore caduta dei prezzi. In questo caso diventa tanto più probabile che le conseguenze positive della caduta del greggio per i redditi dei paesi importatori di petrolio (come l’Italia) siano contrastate, se non del tutto annullate, da quelle negative indotte dalla deflazione. Attese di deflazione in presenza di tassi di interesse ufficiali al minimo livello possibile, cioè zero, si traducono in aumento dei tassi di interesse reali, cioè al netto dell’inflazione, con un conseguente inasprimento della politica monetaria: l’ultima cosa augurabile in una situazione di stagnazione. Per contenere questo rischio occorre quindi che la Bce si muova con misure massicce e prolungate di immissione di liquidità, indipendentemente dalla richiesta delle banche. E’ il quantitative easing di cui tanto si parla e che deve essere di dimensione adeguata. Questa è una condizione necessaria per ritrovare la via della ripresa. Dato pero’ il ritardo con cui ci si arriva e la trappola depressiva in cui ci si trova impantanati, non e’ detto che sia una condizione sufficiente".
Insomma la caduta del’Euro e l’agognato arrivo del Quantitative Easing, se mal gestiti, potrebbero comportare conseguenze pesanti.
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