YouTube ha acconsentito a pagare 24,5 milioni di dollari per risolvere la causa sulla sospensione dell’account di Donald Trump avvenuta nel 2021 in seguito all’assalto a Capitol Hill.
YouTube ha accettato di pagare a Donald Trump 24,5 milioni di dollari (circa 21 milioni di euro) per risolvere la causa sulla sospensione dell’account del presidente americano. La controversia risale al 2021, quando la celebre piattaforma di Google decise di bloccare l’account del tycoon in seguito all’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America.
Secondo le dichiarazioni riportate dal tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, l’accordo “non costituirà un’ammissione di responsabilità o colpa” da parte degli imputati o delle parti correlate.
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L’assalto a Capitol Hill e le accuse a Trump
Il 6 gennaio 2021 il Congresso degli Stati Uniti si riunì al Campidoglio di Capitol Hill, a Washington, per certificare la vittoria dell’allora presidente democratico Joe Biden. Migliaia di sostenitori di Donald Trump, convinti da settimane delle sue accuse infondate di brogli elettorali, decisero di marciare verso la sede del governo americano per manifestare contro la decisione.
La protesta, tuttavia, degenerò rapidamente in un assalto: i manifestanti sfondarono le barriere, occuparono aule e uffici, costringendo parlamentari e staff a mettersi in sicurezza. Negli scontri morirono cinque persone e decine di agenti rimasero feriti. L’episodio fu definito il più grave attacco alla democrazia americana dai tempi della guerra civile.
Il ruolo di Trump nella protesta fu cruciale. Poche ore prima, durante un comizio vicino alla Casa Bianca, il tycoon aveva invitato i suoi sostenitori a “marciare sul Campidoglio” per fermare la certificazione. Nei giorni successivi, i suoi post sui social media continuarono a essere giudicati incendiari, tanto da spingere le principali piattaforme social a intervenire.
Twitter sospese definitivamente il suo account - poi riattivato da Musk su X - motivando la decisione con “il rischio di ulteriore incitamento alla violenza”. Facebook e Instagram imposero un blocco a tempo indeterminato (fino al 2023), sempre legato al timore di nuovi disordini. YouTube, infine, rimosse video che violavano i suoi termini di servizio e sospese temporaneamente il canale del presidente, riattivandolo poi nel 2023.
Le controversie sulla sospensione degli account di Donald Trump
Oltre a YouTube, Donald Trump ha infatti intentato cause anche nei confronti di Twitter (ora X) e Facebook.
Dopo la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali di novembre 2024, i colossi dei social network hanno iniziato a risolvere le loro controversie con il presidente. Meta, società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp guidata da Mark Zuckerberg, ha dichiarato a gennaio che avrebbe pagato 25 milioni di dollari per chiudere la causa con Trump. Il mese successivo, anche X (ex Twitter) di Elon Musk ha acconsentito a risolvere la controversia legale per circa 10 milioni di dollari.
Le risoluzioni con Meta e X hanno destato preoccupazioni all’interno del partito democratico statunitense. Ad agosto, diversi senatori democratici hanno inviato una lettera al CEO di Google Sundar Pichai e al CEO di YouTube Neal Mohan, manifestando apprensione per un possibile trattativa con il presidente.
Nella lettera, i politici hanno affermato di temere che un accordo del genere rappresenti un “do ut des per evitare la piena responsabilità per la violazione delle leggi federali sulla concorrenza, sulla tutela dei consumatori e sul lavoro, circostanze che potrebbero portare l’azienda a violare le leggi federali sulla corruzione”.
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