Gli Stati Uniti sono in contatto diretto con i militari venezuelani e stanno spingendo perché neghino il loro sostegno a Maduro
Gli Stati Uniti sono in contatto diretto con l’esercito venezuelano. L’obiettivo? Spingerlo ad abbandonare Nicolas Maduro.
L’indiscrezione arriva dalla CNBC, che anticipa anche l’arrivo di nuove sanzioni USA nei confronti del Paese sudamericano, in pieno fermento dopo l’autoproclamazione di Guaidó.
Trump avrebbe in mente di imporre sanzioni anche contro milizia e intelligence cubani che, a suo dire, stanno appoggiando Maduro nel suo tentativo di restare al potere.
Venezuela, Usa in pressione sui militari
L’amministrazione Trump prevede (e spinge per) un graduale abbandono di Maduro da parte dei militari venezuelani, attualmente nelle mani del leader.
Per il momento - ha spiegato un funzionario USA in un’intervista rilasciata a Reuters - solo pochi ufficiali si sono distanziati dal Presidente da quando il leader dell’opposizione, Juan Guaidó, si è proclamato Presidente ad interim lo scorso 23 gennaio, guadagnandosi il riconoscimento degli Stati Uniti e a seguire di dozzine di altri paesi.
La CNBC ha riportato poi il resto dell’intervista targata Reuters a un funzionario del governo statunitense, che ha paragonato l’esecutivo di Maduro, con tutto il sostegno militare di cui gode ora, a una roccia che si sgretola sempre più rapidamente:
“Stiamo dialogando con membri e militari del precedente regime Maduro, anche se per il momento si tratta di colloqui molto limitati. Quello che pensiamo è che si vedano già i primi segnali di sgretolamento nell’attuale esecutivo venezuelano”.
Eppure, con l’apparato militare venezuelano ancora apparentemente fedele a Maduro, da Washington in molti - specie all’opposizione - hanno espresso dubbi sul fatto che l’amministrazione Trump sia riuscita a gettare le basi per stimolare un ammutinamento, o che riesca a farlo nei prossimi mesi.
Ma già qualche giorno prima dell’autoproclamazione di Guaidó diversi membri della Guardia Nazionale si erano rivoltati contro le stesse forze governative che rappresentano.
Gli Stati Uniti chiamano a raccolta gli altri Paesi contro Maduro
Sembra chiaro che il governo USA spinga gli alleati europei a fare di più per impedire a Maduro di trasferire o nascondere beni del governo venezuelano che si trovano al di fuori del Paese.
Da questo punto di vista Washington avrebbe a disposizione tutti gli strumenti per esercitare pressioni su Maduro e i suoi associati, spingendoli - spiega il funzionario USA - ad accettare una “transizione democratica legittima”.
Maduro da parte sua non ha mancato di accusare gli Stati Uniti, sostenendo addirittura che il rivale Guaidò faccia parte di un piano USA per arrivare ad un colpo di stato nel Paese.
Il sostegno militare resta per il momento nelle mani del Presidente rieletto, ma l’obiettivo di Guaidó è quello di corteggiare membri dell’esercito con promesse di amnistia e trattamenti di favore se si impegnano a disconoscere il loro attuale leader, che ha definito “un usurpatore”.
Intanto Maduro, a partire da ieri, sta impedendo che arrivino aiuti umanitari statunitensi all’interno del Paese. Gli aiuti sono fermi in Colombia, a Cùcuta, impossibilitati a oltrepassare i due ormai celebri container che bloccano il passaggio sul ponte Tienditas.
Nel motivare la scelta, il Presidente ha detto che il Venezuela “non è fatto di mendicanti”.
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