Gli Stati Uniti si schierano contro al Venezuela, ma la vera ragione potrebbe essere differente da quella dichiarata.
Da qualche tempo l’eventualità di un attacco degli Stati Uniti al Venezuela non è più una paura assurda, ma una vera ipotesi legata alla mobilitazione statunitense, confermata dalle dichiarazioni della Difesa Usa. Di certo gli americani si stanno preparando anche a questa possibilità, ufficialmente nell’ambito del contrasto alle organizzazioni terroristiche. Tra queste, merito dell’amministrazione Trump, rientrano anche i cartelli della droga come quello dei soli (Cártel de los Soles), che secondo Washington è appoggiato dallo stesso governo venezuelano.
Il traffico di stupefacenti e la discutibile leadership di Maduro sarebbero motivi sufficienti per giustificare l’azione militare? Difficile a dirsi, ma è comunque assai probabile che non siano davvero le uniche ragioni che spingono gli Stati Uniti. La lotta al narcotraffico non è messa in discussione, ma se la storia ci insegna qualcosa (e soprattutto la storia americana) è proprio che le operazioni militari sono facilmente sostenute da vantaggi che nulla hanno a che fare con il loro fine dichiarato. Qualche volta è un insieme di opportunità, altre volte vengono usati veri e propri pretesti, ma il cuore della questione non cambia, nemmeno in questo caso. C’è ben altro del Venezuela che interessa gli Stati Uniti oltre alla droga.
La vera ragione per cui gli USA attaccano il Venezuela
Il rafforzamento della presenza militare statunitense ai confini venezuelani è da sempre stata attribuita al contrasto al traffico di droga e alle organizzazioni criminali. Ciò che preoccupa non è soltanto l’elevata mole di stupefacenti in uscita dai cartelli del Venezuela (si stimano circa 500 tonnellate di cocaina ogni anno soltanto da quello dei soli), ma anche la posizione del presidente venezuelano Nicolas Maduro, colpito direttamente dalle ultime sanzioni statunitensi.
Di fatto, sia le Nazioni Unite che gli Usa hanno delle forti perplessità sul governo Maduro, accusato di crimini contro l’umanità, narcotraffico, corruzione e riciclaggio di denaro. Se anche si volesse difendere la democrazia in Venezuela, però, sarebbe più probabile un intervento diverso da quello militare, fatto di dialoghi, trattative e negoziati.
Restando sul piano dei cartelli, invece, bisogna considerare che secondo gli esperti ci sono altri Paesi prioritari. Il principale esportatore di fentanyl verso gli Stati Uniti è il Messico, mentre per la cocaina il primato resta alla Colombia e comunque non ci sono prove certe del coinvolgimento del governo venezuelano. Phil Gunson, analista senior per la regione delle Ande presso International Crisis Group ha dichiarato:
Nonostante tutti i molti peccati della dittatura di Maduro, non ci sono prove che suggeriscano che sia impegnata in una guerra di terrore contro gli Stati Uniti, o che stia usando droga e criminali violenti per minare il governo statunitense.
E anche David Smilde, sociologo della Tulane University, la pensa così:
La realtà è che, sebbene il governo di Maduro sia un regime autoritario e corrotto, il traffico di droga dal Venezuela è relativamente minore rispetto ad altri paesi della regione come Colombia, Ecuador, Guatemala e Messico.
Gli esperti giudicano effettivamente il governo venezuelano indulgente, ma da qui a collocarlo dentro le organizzazioni criminali il passo è lungo. Cos’è che invece conosciamo con certezza? L’invidiabile ricchezza del territorio venezuelano, tra riserve petrolifere e giacimenti minerari che fanno gola a tutto il mondo. Il dubbio sorge, visto che gli Stati Uniti sono recidivi. Iran, Cile, Guatemala, Libia, Congo, Indonesia… Quand’è che l’intervento Usa è avvenuto senza interessi strategici ulteriori?
Terre rare, oro, coltan, bauxite e petrolio non possono essere ignorati dall’amministrazione statunitense, forse ancora convinta di poter imporre la pace con velocità e giochi di forza. D’altra parte, le vere intenzioni della Casa Bianca si vedranno con il passare del tempo. Cosa otterrà Washington alla fine, attaccando il Venezuela o semplicemente continuando a fargli pressione? E cosa resterà invece a Caracas?
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