Torna protagonista a Piazza Affari il dossier di risiko bancario UniCredit-Banco BPM saltato in aria a causa del golden power applicato dal governo Meloni.
Torna a riaffacciarsi a Piazza Affari il dossier UniCredit-Banco BPM.
Ieri, fonti stampa hanno riportato alcune indiscrezioni, secondo le quali UniCredit, la banca guidata dal CEO Andrea Orcel, avrebbe presentato al Consiglio di Stato un ricorso contro la sentenza del TAR che, nell’esprimersi sui paletti che il governo Meloni aveva imposto sull’OPS promossa da Piazza Gae Aulenti su Piazza Meda con l’esercizio del golden power, ne aveva rimossi soltanto due, su un totale di quattro.
Ulteriore escalation della disputa Orcel (UniCredit) VS governo Meloni?
A riportare i rumor un articolo di Reuters, che ha parlato di una “ ulteriore escalation della disputa tra la seconda banca più grande in Italia, gestita dal 2021 dall’investment banker veterano Andrea Orcel, e il governo Meloni”.
UniCredit ha preferito non rilasciare commenti, mentre una delle due fonti interpellate da Reuters ha riportato che il governo Meloni, a conoscenza del ricorso, ha definito l’ultima mossa di Orcel “ un atto ostile ”.
Una conferma della decisione di UniCredit di fare ricorso al Consiglio di Stato è arrivata oggi, martedì 11 novembre 2025, da Massimo Tononi, presidente di Banco BPM, banca messa continuamente sotto assedio da Piazza Gae Aulenti con l’OPS lanciata il 25 novembre del 2024.
Tononi ha confermato che il ricorso di UniCredit “ ci è stato notificato in quanto siamo parte interessata, visto che il ricorso si riferisce all’esercizio del Golden power nell’ambito dell’operazione su Banco BPM”.
Detto questo, stando alle dichiarazioni rilasciate dal banchiere e riportate da Class CNBC, “ non abbiamo idea di quali siano in futuro le intenzioni di Unicredit, quindi non ho una lettura da fornire”.
Tononi ha poi ricordato che Banco BPM aveva sottolineato diverse volte quanto, golden power o meno, quell’offerta promossa fosse inadeguata: “L’offerta nei suoi termini finanziari era palesemente inadeguata, tanto che oggi il nostro titolo tratta a premio di oltre il 20% rispetto al concambio che implicitamente ci era stato offerto in quella occasione”, ha affermato il manager.
Ma cosa vuole fare esattamente UniCredit?
Ma che cosa ha in mente esattamente di fare ora Orcel, con questo ricorso presentato al Consiglio di Stato?
Stando ai rumor, UniCredit punta a farsi dare ragione su tutto quanto contestato all’epoca al TAR.
Proprio ieri scadevano i termini per il ricorso in appello contro la sentenza del TAR che, stando ad alcune fonti vicine al dossier, UniCredit ha deciso di presentare, al fine di ottenere una maggiore chiarezza sulla questione e per proteggere, così, i suoi interessi.
Reuters ha ricordato come sia stato il quotidiano La Repubblica a riportare per primo nella giornata di ieri la notizia del ricorso presentato da Piazza Gae Aulenti.
Equita SIM oggi ha ripreso il caso, rimarcando che “l’obiettivo di UniCredit sarebbe quello di ottenere l’annullamento totale del provvedimento, contestandone l’impianto formale ”:
“Alla base di questa decisione vi sarebbe la volontà di allontanare lo stigma su UniCredit come banca potenzialmente in grado di mettere a rischio la sicurezza nazionale (anche per evitare che analoghe argomentazioni possano ripresentarsi in futuri dossier) e, secondo quanto riportato da Il Corriere, di tutelarsi da eventuali azioni legali da parte di azionisti che potrebbero ritenere non esplorate tutte le vie possibili durante l’OPS. Le tempistiche per una pronuncia sono, in ogni caso, attese piuttosto lunghe e potrebbero superare l’anno”.
La SIM milanese ha ricordato anche che dopodomani, “giovedì 13 novembre la Commissione Europea potrebbe
decidere sull’avvio della procedura di infrazione contro l’Italia in merito all’applicazione del Golden Power nel contesto del consolidamento bancario”.
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Bruxelles ha dato infatti ragione a Piazza Gae Aulenti, dopo la fine dei giochi di quel dossier che ha tenuto con il fiato sospeso Piazza Affari per mesi fino a quando, lo scorso 22 luglio, Andrea Orcel ha deciso di gettare la spugna e di ritirare l’offerta pubblica di scambio che aveva lanciato alla fine del 2024 su Banco BPM.
Così, quel giorno, UniCredit:
“Il Consiglio di Amministrazione di UniCredit annuncia il ritiro dell’offerta per Banco BPM, in quanto la condizione relativa all’autorizzazione Golden Power non è soddisfatta. Il processo di offerta è stato influenzato dalla clausola di Golden Power, insistentemente invocata dai vertici di BPM, che ha impedito a UniCredit di dialogare con gli azionisti di BPM nel modo in cui un normale processo di offerta avrebbe consentito”.
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L’attacco della Commissione UE contro l’Italia per il golden power su UniCredit-Banco BPM
Nel bel mezzo delle polemiche - alimentate dal fatto che il governo Meloni non aveva battuto ciglio all’OPS di Monte dei Paschi di Siena (poi diventata OPAS) su Mediobanca - il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti aveva motivato l’esercizio del golden power da parte del governo Meloni con la necessità di “difendere l’Italia”.
Dopo qualche settimana Reuters aveva poi riportato rumor relativi alla decisione dell’Unione europea di intervenire sulla base di un assunto, secondo il quale “le applicazioni delle normative golden power si sovrappongono ai poteri della stessa Commissione europea e della Banca centrale europea (BCE), ostacolando la competizione e violando il principio dell’indipendenza delle banche”.
Si era parlato nello specifico della decisione di Bruxelles di ordinare al governo Meloni di ritirare lo stesso decreto sul golden power con cui aveva fissato le prescrizioni che UniCredit avrebbe dovuto osservare per l’acquisizione di Banco BPM, tra cui si era messoin evidenza un diktat sui BTP.
La decisione UE sarebbe a questo punto ormai pronta ma, così come riporta Politico, sta tardando ad arrivare a Roma, e non a caso.
Ma perchè Bruxelles è così lenta? Von der Leyen non vuole indispettire Meloni?
Nell’articolo “Von der Leyen tries to keep Meloni onside by stalling action over banking saga” pubblicato qualche giorno fa, Politico ha spiegato il probabile motivo per cui la Commissione europea si sta muovendo così lentamente nell’agire contro l’Italia di Meloni, contestandole l’utilizzo del golden power nel dossier UniCredit-Banco BPM.
È un po’, infatti, che i funzionari delle direzioni generali Concorrenza e Servizi finanziari hanno consegnato la loro valutazione del caso al gabinetto della presidente Ursula von der Leyen.
La consegna della documentazione è avvenuta già qualche settimana fa, ma una risposta dalla numero uno della Commissione europea non è ancora arrivata.
Il punto è che si tratterebbe di una valutazione non favorevole all’Italia. E proprio in ciò risiederebbe il motivo del ritardo di Bruxelles.
Stando alle fonti, all’interno della Commissione si specula sul fatto che la reticenza di von der Leyen ad agire sia dovuta alla presenza di un più ampio gioco politico tra Bruxelles e Roma. “Un’altra fonte ha spiegato che von der Leyen sta evitando di irritare Giorgia Meloni, perché ha bisogno del sostegno della premier italiana per consolidare la fragile coalizione politica che l’ha riconfermata alla guida della Commissione l’anno scorso”, ha spiegato Politico.
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