Scivolone per le azioni Amazon a Wall Street, che affondano dopo la trimestrale annunciata dalla Big Tech. Il commento sui dazi di Trump.
I conti di Amazon, Big Tech USA che fa parte del club illustre dei Magnifici 7, sono stati migliori delle attese.
Quali sono dunque i motivi che hanno portato le azioni del colosso americano fondato da Jeff Bezos a crollare del 7% circa nelle contrattazioni afterhours di Wall Street?
Trimestrale migliore delle attese, ma azioni Amazon KO a Wall Street. La frase sui dazi
Il nodo si chiama guidance, ovvero le previsioni e i commenti che il gruppo guidato dal CEO Andy Jassy ha presentato insieme ai numeri relativi agli utili, ai ricavi e alle altre voci di bilancio contenute nel bilancio su cui ha alzato ieri il velo.
Jassy ha cercato di rassicurare il mercato ma, evidentemente, non ha avuto un grande successo nel farlo, anche perché è stato lui il primo ad ammettere quanto sia difficile capire al momento cosa riserva il futuro:
“ È impossibile capire cosa accadrà (con i dazi di Trump). Quale sarà il livello a cui i dazi si stabilizzeranno, alla fine, specialmente nel caso della Cina? Cosa accadrà quando non ci saranno più le scorte che abbiamo acquistato in anticipo o che i nostri fornitori ci hanno consegnato prima che i dazi entrassero in vigore? Se i costi finiranno con l’essere più alti, da chi saranno assorbiti? ”
Il CEO Jassy ha cercato di indorare la pillola, almeno per ora, affermando che “ciò che possiamo condividere è che, sulla base di quanto abbiamo visto finora, ovvero nel corso del primo semestre dell’anno, non c’è stato un calo della domanda né si è verificato un rialzo dei prezzi significativo ”.
Frasi che non hanno rassicurato, tuttavia, Wall Street, in quanto hanno per ora confermato che Amazon, così come tutte le aziende americane esposte all’estero, non ha ancora idea di quello che accadrà e di come dovrà muoversi quando i dazi di Trump - operativi a partire dal prossimo 7 agosto, così come ha annunciato il presidente americano nella notte italiana - , una volta entrati in vigore, faranno inevitabilmente salire i costi che la Corporate America sostiene nell’acquistare dai paesi esteri i prodotti, le materie prime e le componenti di cui necessita.
Le conseguenze, inevitabilmente, ci saranno, e si stanno già riflettendo sui prezzi, come ha confermato il dato relativo all’inflazione USA - quello preferito dalla Fed - annunciato nella giornata di ieri, che ha dato ragione più al presidente della banca centrale americana Jerome Powell che al presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che continua ad assillare il banchiere centrale, intimandogli di tagliare i tassi.
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AI sufficiente a contrastare effetto dazi? La guidance di Amazon non convince
Un cuscinetto contro i dazi di Trump, fanno notare alcuni esperti, potrebbe essere rappresentato dalle scommesse che Amazon e le altre Big Tech USA hanno lanciato sul business dell’intelligenza artificiale (AI, artificial intelligence).
È tuttavia poco probabile che questi cuscinetti bastino a compensare l’impatto che i dazi avranno sui costi delle aziende.
Nel caso specifico di Amazon, non aiuta il fatto che, per il secondo trimestre consecutivo, il gigante abbia ammesso che i “ timori di una recessione ”, insieme ai “ dazi e alle politiche commerciali ”, sono fattori che potrebbero condizionare la sua guidance, in modo particolare quella che riguarda il business core delle vendite al dettaglio.
Proprio la guidance non ha convinto Wall Street: la Big Tech prevede infatti che, nel trimestre corrente, l’utile operativo si attesterà tra $15,5 miliardi e $20,5 miliardi, rispetto ai $19,48 miliardi attesi dagli analisti interpellati da StreetAccount.
Le previsioni non hanno convinto il mercato, che si aspettava qualcosa di più, in un momento in cui fioccano gli interrogativi sul modo in cui gli investimenti importanti che Amazon ha lanciato nel business dell’intelligenza artificiale - l’obiettivo è di puntare quest’anno $100 miliardi sull’AI e sul lancio di software e data center - sosterranno davvero la redditività del gigante.
Di fatto, queste ultime stime sull’utile operativo, atteso sostanzialmente al di sotto delle previsioni del consensus, non sono riuscite a smorzare le preoccupazioni degli investitori sull’impatto che le tariffe di Trump avranno sui suoi futuri conti.
Occhio nel frattempo alle altre trimestrali diffuse da altri nomi importanti da altre Big Tech USA.
La solidità di Amazon incisa nella trimestrale. Utili e ricavi battono le stime
Fermo restando che il mercato guarda sempre in avanti, va riconosciuto che i numeri che Amazon ha presentato ieri, dopo la fine della giornata di contrattazioni di Wall Street, hanno confermato la solidità del suo business, grazie al fiore all’occhiello rappresentato sempre di più da Amazon Web Services - AWS.
Detto questo, il tasso di crescita dei ricavi di AWS, pari a +18% circa, è stato decisamente più debole di quelli riportati dalle rivali Microsoft Azure e Google Cloud, pari rispettivamente nello stesso arco temporale a +39% e a +32%.
Nel complesso, Amazon ha riportato nel secondo trimestre del 2025 un utile netto in crescita a $18,2 miliardi, rispetto ai $13,5 miliardi del secondo trimestre del 2024.
L’utile per azione, pari a $1,68, si è confermato migliore degli $1,33 attesi, mentre i ricavi sono ammontati a $167,7 miliardi, superiori ai $162,09 miliardi stimati, in crescita del 13% su base annua: una accelerazione rispetto al ritmo di crescita dello stesso periodo dello scorso anno, quando l’aumento era stato pari a +10%.
Focus sul trend delle azioni Amazon, che scivolano a Wall Street, portando il trend degli ultimi cinque giorni a un rialzo di poco inferiore a +1%.
I titoli AMZN sono saliti del 4,8% nell’ultimo mese di contrattazioni, avanzando di ben il 23% negli ultimi tre mesi.
YTD il trend è stato di un rialzo del 6,7%, mentre su base annua la performance è stata di un aumento di oltre il 27%. Il balzo estivo messo a segno dalle azioni non solo di AMZN ma anche di altri giganti finanziari, si chiedono a questo punto diversi esperti, è stato tuttavia eccessivo?
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