Il paradosso di Wall Street. Siamo ai massimi storici, ma tanti investitori gettano la spugna

Laura Naka Antonelli

7 Novembre 2025 - 13:23

La rimonta incredibile di Wall Street dopo il collasso di aprile è davvero una vittoria per Trump? In realtà il fenomeno Trump Dump è vivo e vegeto.

Il paradosso di Wall Street. Siamo ai massimi storici, ma tanti investitori gettano la spugna

Davvero tutto bene a Wall Street? Non proprio, stando alle indicazioni arrivate dalle ultime sedute, che hanno visto gli indici azionari USA barcollare diverse volte, non solo a causa dei timori legati alla possibile direzione dei tassi decisi dalla Fed ma anche, e soprattutto, per i soliti sospetti che periodicamente fanno capolino a New York. Quelli che riguardano le valutazioni dei titoli delle aziende attive nell’AI (intelligenza artificiale), che forse viaggiano a livelli fin troppo gonfiati.

Detto questo, paure a parte ed escludendo le perdite di questi primi giorni di novembre, i principali indici azionari della Borsa rimangono oscillano ai valori massimi della storia tanto che, a un anno dalle elezioni USA del 5 novembre 2024 che hanno decretato la vittoria di Donald Trump, lo S&P 500 oscilla attorno a valori che sono superiori su base annua del 19,6%: merito delle forti trimestrali annunciate dalla Corporate America in questi 12 mesi e dell’entusiasmo degli investitori per l’intelligenza artificiale.

Il trend della Borsa USA è “una vittoria innegabile per il presidente americano Donald Trump”, come ha riportato l’articolo della CNN, facendo riferimento a un rally che nessuno aveva messo in conto, soprattutto dopo la fuga dall’azionario americano scattata lo scorso aprile, quando lo S&P 500 è collassato in un mese fino a -19%, a seguito del Liberation Day, giorno in cui Trump ha presentato i suoi dazi contro il mondo.

Quello shock, e i numeri lo dimostrano, è poi rientrato, e Wall Street ha continuato a macinare continui rialzi, dando a Trump e alla sua amministrazione più di un motivo per esultare. Forse fin troppo.

Wall Street ai massimi, ma sempre più investitori si danno alla fuga guardando altrove. Il “Trump Dump”

Non è tutto oro ciò che luccica, si potrebbe tuttavia ricordare in quanto, alla domanda se la performance dell’azionario USA, anche al netto di questi primi giorni di novembre, sia stata davvero così brillante, la risposta è non proprio, e a dispetto dei record che lo S&P 500, il Nasdaq Composite e il Dow Jones Industrial Average hanno testato.

La verità, infatti, è che molti investitori hanno iniziato a prendere da un bel po’ le distanze da Wall Street. Ma in che senso, potrebbe obiettare qualcuno, visti i massimi della storia toccati fino a poche sessioni fa?

Nel senso che diversi investitori, che prima erano soliti puntare tutto o molto sulle azioni USA, hanno guardato altrove, in un’ottica di diversificazione del portafoglio che non ha più visto i titoli americani fare la parte del leone, rispetto a quanto accadeva in precedenza. Tutta colpa di Trump, a quanto pare, come emerge chiaramente dal titolo di un altro articolo pubblicato sulla CNBC, che indica come gli investitori globali siano ancora esitanti a scommettere tutto sugli Stati Uniti.

Tutto è partito ad aprile, per l’appunto, quando il “Liberation Day” del presidente americano Donald Trump ha scatenato una bufera sui mercati, che si è tradotta in sell off scatenati che hanno mandato al tappeto non solo Wall Street, ma anche i Treasury, dunque i Titoli di Stato USA, e il dollaro.

Le operazioni con cui diversi fondi hanno scaricato la borsa americana sono state ribattezzate in diversi modi. In alcuni casi si è parlato del trade “Sell America”, in altri di smobilizzi in linea con il diktat “ABUSA”, acronimo di “Anywhere But the USA” , ovvero “Ovunque tranne che negli Stati Uniti”.

Nei mesi successivi, con Trump che è tornato sui suoi passi nella guerra commerciale lanciata in precedenza a colpi di dazi monstre, un trade popolare a Wall Street è stato battezzato “TACO (Trump Always Chickens Out ), come ha fatto notare l’articolo della CNBC. Ovvero: “Trump alla fine si tira sempre indietro”.

C’è stato un fattore che ha accomunato tutte queste strategie di trading, e che sta continuando tuttora: gli investitori hanno iniziato a guardare ad altro, e a meditare l’uscita da Wall Street.

Così ha spiegato infatti alla CNBC Dave Nadig di ETF.com:

“L’investitore medio ha una quota eccessiva dei propri soldi investita negli Stati Uniti. Uscire in qualche modo dagli USA è qualcosa di cui sento parlare sempre più spesso tra gli investitori”.

In questo contesto, ha concordato Daniel Coatsworth, responsabile della divisione dei mercati presso AJ Bell, nonostante i principali indici azionari americani siano rimbalzati dal fondo toccato ad aprile, lasciandosi alle spalle il panico di quei giorni per farsi prendere piuttosto dall’entusiasmo per l’AI, l’appetito degli investitori esteri per i portafogli non dominati dall’azionario USA è aumentato.

Coatsworth ha parlato di un trend “ Trump Dump ” che sarebbe a suo avviso ancora attivo.

“Abbiamo assistito a una crescita nei fondi globali che escludono gli Stati Uniti. Molti investitori privati acquistano fondi globali ogni mese per ottenere un’esposizione ampia ai mercati. Ma ora stiamo notando che molti stanno scoprendo fondi globali che in realtà non includono gli USA: in questo modo mantengono un’ampia diversificazione internazionale, ma escludono deliberatamente il mercato americano”.

Esodo verso altri indici globali ex USA, gli indici che stanno sovraperformando lo S&P 500

Risultato: diversi indicatori globali dimostrano che le azioni internazionali ex USA hanno alla fine sovraperformato Wall Street, dall’inizio del 2025.

Basta guardare al trend dell’indice MSCI World ex USA Index, che include società a grande e media capitalizzazione di 22 mercati di Paesi avanzati al di fuori degli Stati Uniti, e che è balzato del 24% dall’inizio dell’anno 2025, rispetto al +15,6% dell’S&P 500 nello stesso periodo.

Il trend degli indici azionari ex USA che hanno sovraperformato Wall Street dall'inizio dell'anno Il trend degli indici azionari ex USA che hanno sovraperformato Wall Street dall’inizio dell’anno Il trend degli indici MSCI World ex USA Index, Ftse All World ex US, S&P Global ex US, MSCI ACWI ex USA Index, che hanno fatto tutti megli dell'indice benchmark di Wall Street, lo S&P 500, dall'inizio del 2025 (Fonti: LSEG, MSCI, S&P Global in data 6 novembre 2025).

I due fattori che stanno portando gli investitori a mollare la borsa USA

Due fattori, per la precisione, starebbero spingendo diversi investitori a mollare gli Stati Uniti, come ha spiegato ancora
Coatsworth:

“Uno potrebbe essere rappresentato dal fatto che (gli investitori) sentono di essersi esposti a sufficienza (verso Wall Street), motivo per cui non vogliono continuare ad aggiungere ulteriori esposizioni, visto che gli Stati Uniti incidono già in modo notevole sull’azionario globale. L’altra ragione è forse dovuta alla loro contrarietà nei confronti di quanto sta accadendo in America. Ad alcuni non sta piacendo il modo in cui il governo (USA) è gestito da Trump. Dunque si può parlare un pò di ripensamento, nel verso senso della parole, dell’allocazione negli asset”.

A ciò si aggiunge il fatto che, a fronte delle politiche imprevedibili adottate dalla Casa Bianca, stanno continuando ad aumentare gli interrogativi sulle valutazioni delle azioni USA, e sulla presenza di una bolla AI a Wall Street: “Una cosa che so è che i nostri clienti sono preoccupati per la concentrazione estrema del mercato azionario, soprattutto se paragonata all’Europa che, invece, è molto diversificata”, ha fatto notare Christoph Schon, responsabole della divisione di ricerca sulle decisioni di investimento della società di investimenti danese SimCorp, anche lui interpellato dalla CNBC.

Schon si è riferito a quelle azioni note come Magnifiche 7, ovvero a Apple, Tesla, Alphabet-Google, Microsoft, Meta, Nvidia, Amazon, su cui un alert era stato lanciato anche dalla BCE agli inizi di quest’anno.

Si tratta di 7 Big Tech che incidono sulla capitalizzazione dell’indice S&P 500 per ben 1/3 e che dunque hanno praticamente preso in ostaggio l’indice benchmark della borsa americana, stabilendone la direzione.

Tra l’altro, ha spiegato Schon, le azioni “sono concentrate in tre settori: IT (Information Technologi), servizi di comunicazione, e consumi discrezionali, tutti altamente ciclici”. Questo, “contrariamente ai 10 nomi Top dello STOXX Europe 600, che rappresentano il 17% della capitalizzazione di mercato (del listino), la metà di quella delle Magnifiche 7, e che appartengono ai settori della tecnologia, dell’healthcare, dell’energia, della finanza e dei consumi”.

Insomma, Donald Trump potrà anche gongolare, prendendosi la rivincita contro chi ha previsto, complici i sell scatenati di aprile, una forte correzione dell’azionario made in USA. Ma i numeri dicono che diversi investitori non considerano più la borsa USA una sorta di Eldorado degli investimenti. E c’è chi vede decisamente nero per le azioni di Wall Street.

Iscriviti a Money.it

Money Awards Logo

Le votazioni ai Money Awards sono aperte!

Registrati su Money.it e vota la tua azienda preferita ai People's Money Awards 2025!

Vota ora