Partnership strategica tra Tesla e LG Energy Solution per la fornitura di batterie LFP prodotte negli Stati Uniti. Siglato un contratto triennale da 4,3 miliardi di dollari.
Tesla avrebbe firmato un accordo da 4,3 miliardi di dollari con LG Energy Solution (LGES) per la fornitura di batterie al litio ferro fosfato (LFP) destinate ai sistemi di accumulo energetico, con l’obiettivo di rafforzare la propria autonomia industriale e ridurre la forte esposizione verso la Cina.
La società sudcoreana ha preferito non rivelare il nome del cliente “per motivi di riservatezza”, ma fonti vicine all’intesa hanno confermato che si tratta proprio diell’azienda di Elon Musk.
Secondo quanto riportato da Reuters, l’accordo prevede la produzione delle celle direttamente presso lo stabilimento di LGES in Michigan, negli Stati Uniti, in risposta alla crescente pressione tariffaria esercitata dai dazi statunitensi sulle forniture cinesi, finora le uniche disponibili su larga scala. Il contratto sarà focalizzato sulle batterie per sistemi di accumulo di energia e non per i veicoli elettrici, così da coprire un’area di business considerata sempre più strategica per l’espansione degli impianti rinnovabili e le reti intelligenti degli Stati Uniti. La divisione energia di Tesla oggi genera oltre il 10% del fatturato complessivo e lo stesso Musk, in una recente conference call, ha confermato che “l’energia sta crescendo bene nonostante i venti contrari dovuti a dazi e varie sfide della supply chain” e ribadito la “vastità della domanda di batterie su scala mondiale”.
La firma dell’accordo segna dunque anche un possibile punto di svolta nella competizione globale per le tecnologie clean energy e le filiere nazionali di produzione.
Cosa prevede l’accordo miliardario tra Tesla e LGES
Nel dettaglio, il contratto prevede che la fornitura delle batterie si estenda da agosto 2027 a luglio 2030, con opzione di proroga fino a sette anni aggiuntivi e possibilità di aumento dei volumi qualora Tesla lo richieda. La particolarità dell’accordo risiede nella scelta di rivolgersi a un produttore statunitense di LFP, segmento in cui, fino a oggi, la Cina deteneva quasi il monopolio globale. La coreana LGES, infatti, ha avviato a maggio la produzione di celle LFP nel proprio stabilimento nel Michigan, diventando uno dei pochi player in grado di offrire un’alternativa concreta e competitiva al prodotto cinese.
La necessità di spostare la supply chain fuori dalla Cina nasce dai crescenti dazi americani su una vasta gamma di prodotti tecnologici e dalla maggiore attenzione verso la sicurezza delle catene di approvvigionamento e Tesla aveva già annunciato di voler minimizzare i rischi geopolitici e tariffari puntando sull’ampliamento delle capacità produttive interne e sulla diversificazione dei fornitori.
Attraverso questo accordo LG Energy Solution otterrebbe una posizione di vantaggio nel mercato americano delle batterie LFP, rafforzata dall’assenza, almeno per il momento, di concorrenti diretti statunitensi o internazionali in grado di mettere a disposizione capacità produttive analoghe. Azioni simili sono in linea con quanto richiesto anche dal quadro normativo USA, che incentiva la produzione domestica per accedere ad agevolazioni e crediti d’imposta sulle tecnologie green.
Meno Cina e più indipendenza energetica
Il maxi contratto tra Tesla e LGES rappresenta quindi un segnale forte per tutta l’industria internazionale delle batterie. La tendenza di Tesla a diversificare rifornitori e a consolidare partnership con produttori localizzati in Paesi alleati degli Stati Uniti, come la Corea del Sud, riflette il nuovo paradigma della sicurezza energetica post-pandemia e post-conflitti geopolitici. Il presidio sul mercato delle batterie LFP, che ormai si vanno affermando come la tecnologia di riferimento per l’accumulo stazionario, viene così strappato alla supremazia cinese di giganti come CATL, almeno nel contesto americano.
Resta il fatto che la transizione verso nuove catene di fornitura richiederà tempo e investimenti. La stessa Tesla prevede che la sua fabbrica interna in Nevada non potrà coprire tutta la domanda prevista. La capacità di integrare stabilimenti e filiere, sviluppare tecnologie a basso impatto ambientale e massimizzare l’accesso a incentivi locali sarà quindi la chiave di volta in questa nuova corsa globale alle batterie.
© RIPRODUZIONE RISERVATA