La banca centrale riduce il bilancio ma allenta la politica monetaria: capire la distanza dal tasso neutrale e monitorare il rapporto TGA/debito Fed sarà cruciale nel 2026.
La Federal Reserve, pur operando in un’ottica di quantitative tightening orientata alla riduzione del proprio bilancio, ha iniziato a tagliare i tassi d’interesse, imprimendo così una svolta più espansiva alla politica monetaria. Per valutare se queste mosse risultino complessivamente espansive o ancora restrittive è necessario fare riferimento al tasso neutrale, un concetto teorico ma fondamentale per definire la stance monetaria.
Il tasso neutrale (r*) rappresenta infatti il livello dei tassi che mantiene l’economia in equilibrio: non stimola la crescita, ma nemmeno la frena. Quando i tassi della Fed scendono al di sotto di questo livello, la politica monetaria diventa espansiva; quando invece lo superano, assume un carattere restrittivo. Il problema è che r* non è osservabile direttamente: va stimato tramite modelli come Laubach–Williams, Holston–Laubach–Williams o approcci DSGE, e varia nel tempo in funzione di produttività, demografia, risparmio globale e rischio. Le stime più recenti collocano r* intorno al 2% reale, pari a un 3,5–4% nominale con un’inflazione target al 2%.
Alla luce di queste valutazioni, l’attuale livello dei tassi Fed — nel range 3,75–4,00% — appare molto vicino al tasso neutrale. Rispetto al 2024, quando i tassi superavano il 5% e la politica era chiaramente restrittiva, l’impostazione odierna risulta meno rigida, pur non essendo ancora pienamente accomodante. La fine del QT attesa per dicembre 2025 accentua ulteriormente questo graduale allentamento. [...]
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