Incontro Powell-Trump alla Casa Bianca. E un tribunale USA sospende in via temporanea la decisione della Corte di annullare i dazi di Trump.
Non è ammessa alcuna ingerenza dell’amministrazione Trump e di qualsiasi altra amministrazione USA nelle decisioni di politica monetaria prese dalla Federal Reserve. Punto. È questo, in sostanza, quanto ha sottolineato il presidente della Fed Jerome Powell nell’incontro che ha avuto ieri, 29 maggio, con il capo della Casa Bianca Donald Trump, che tuona contro il timoniere della banca centrale da mesi, accusandolo di non fare abbastanza per sostenere l’economia degli Stati Uniti.
L’incontro tra Donald Trump e Jerome Powell è avvenuto alla Casa Bianca, come ha confermato un comunicato diramato dalla Federal Reserve.
Tassi Fed, cosa ha detto Powell nell’incontro con Trump
Powell ha cercato di rimettere al suo posto Trump, ribadendo l’indipendenza dell’istituzione da lui guidata:
“Su invito del presidente, Powell lo ha incontrato oggi alla Casa Bianca per discutere degli sviluppi economici, inclusi quelli che riguardano la crescita, l’occupazione e l’inflazione. Il presidente Powell non ha discusso in merito alle aspettative di politica monetaria, a parte sottolineare che il suo percorso dipenderà esclusivamente dalle informazioni economiche in arrivo e da ciò che queste significano per l’outlook”.
Dalla nota della Fed è emerso che Powell e i suoi colleghi rimangono impegnati a dare una direzione alla politica monetaria che sia basata “su analisi attente, obiettive e non politiche”.
Durante l’incontro, il presidente Trump ha mantenuto il punto sulla necessità che la Fed inizi a tagliare i tassi USA, che rimangono inchiodati all’interno del range compreso tra il 4,25% e il 4,5% dall’ultimo taglio annunciato nella riunione del FOMC - il braccio di politica monetaria della banca centrale - nel dicembre del 2024.
Dall’inizio del 2025, Powell ha deciso infatti di confermare lo status quo, lasciando i tassi invariati, propendendo per un approccio “wait and see”, in attesa di capire quali saranno le conseguenze che i dazi di Trump, quando entreranno in vigore, avranno sul PIL e sull’inflazione degli Stati Uniti.
La grande paura di Powell è che l’impatto delle tariffe di Trump sia tale da riaccendere l’inflazione USA, che la Fed ha fatto rientrare, con non poca fatica, a colpi di rialzi dei tassi, varati nel 2022 e nel 2023. E che rimane tuttavia ancora superiore al target del 2% stabilito dalla banca centrale americana.
Trump, la Fed sta sbagliando a non tagliare i tassi, così svantaggiati rispetto alla Cina
L’incontro tra Trump e Powell è stato riassunto dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt nel punto stampa:
“ Il presidente (Trump) ha detto di credere che la Fed stia sbagliando nel non abbassare i tassi di interesse , fattore che ci sta mettendo in una posizione di svantaggio nei confronti della Cina e di altri Paesi, e su questo il presidente è stato molto esplicito, sia pubblicamente che, e ora posso rivelarlo, anche in privato”, ovvero nell’incontro avuto con Powell.
È dunque improbabile che Trump smetta di attaccare Powell, insistendo piuttosto sulla necessità che i tassi USA vengano tagliati anche con insulti vari, come ha già fatto ripetutamente nelle ultime settimane, minacciando anche di licenziare il numero uno della Fed: puntualmente, a colpi di post pubblicati sul suo social Truth Social.
Dall’epiteto “loser” che ha fatto anche crollare Wall Street, all’insulto “quell’idiota”, le volte in cui Trump ha offeso pubblicamente Powell si sprecano.
Gli insulti di Trump a Powell a colpi di post su Truth Social
L’ultimo post con cui il presidente americano ha attaccato il banchiere centrale risale al 17 maggio scorso:
“IL CONSENSUS DI QUASI TUTTI È CHE ”LA FED DOVREBBE TAGLIARE I TASSI PIU’ PRIMA CHE DOPO”. Powell che arriva sempre troppo tardi, un uomo leggendario per arrivare troppo tardi, probabilmente sbaglierà di nuovo...Ma chi lo sa????”
Guerra di nervi Trump VS Powell destinata a continuare, la Fed non ha fretta di tagliare
L’impressione è che, dopo l’incontro di ieri, l’alta tensione tra Trump e Powell permarrà.
Il messaggio che è arrivato dalle minute relative all’ultima riunione del FOMC del 6-7 maggio è stato d’altronde chiaro: la Federal Reserve non ha alcuna fretta di tagliare i tassi.
Ed è praticamente certo che il dato relativo al PIL USA diffuso ieri, relativo al primo trimestre del 2025, quando non si conosceva neanche l’entità dei dazi reciproci di Trump - entità, va sottolineato, che rimane tuttora incerta, vista la decisione del presidente di mettere in pausa le tariffe - abbia fatto cambiare idea al FOMC. Tutt’altro, dal momento che, pur presentando un segno meno, quel PIL è stato meno deprimente di quanto annunciato qualche settimana fa. Anche se va sottolineato che, nel corso dell’ultima riunione della Fed, un’ammissione importante, per la prima volta rispetto ai precedenti meeting, è stata fatta.
Nel frattempo, ieri una corte federale d’Appello ha accolto la richiesta della Casa Bianca di congelare temporaneamente la sentenza della Corte del Commercio Internazionale, che alla vigilia aveva bloccato la maggior parte dei dazi annunciati da Trump.
Quei dazi, insomma, rimangono in vigore, mentre il mondo intero trema, in attesa di capire in che modo la loro imposizione zavorrerà le rispettive economie.
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