Tassazione obbligazioni, aliquote fiscali e istruzioni per il calcolo

Money.it Guide

30 Maggio 2025 - 17:06

Come si tassano le obbligazioni? C’è differenza tra cedole e capital gain a livello fiscale? Come si dichiarano le plusvalenze? Ecco istruzioni e calcolo.

Tassazione obbligazioni, aliquote fiscali e istruzioni per il calcolo

La tassazione delle obbligazioni rappresenta un elemento cruciale nella valutazione del rendimento effettivo di questi strumenti finanziari, soprattutto in un contesto fiscale complesso come quello italiano. In un periodo in cui i risparmiatori sono sempre più attenti alla gestione efficiente del capitale e alla tutela del potere d’acquisto, comprendere in modo accurato il carico fiscale applicabile diventa essenziale per ogni investitore.

Secondo i dati del MEFMinistero dell’Economia e delle Finanze, il gettito fiscale derivante dalla tassazione dei redditi di capitale e delle plusvalenze ha superato i 19 miliardi di euro nel 2024, segnando una crescita rispetto agli anni precedenti. Ciò evidenzia l’importanza strategica di questa voce di entrata per lo Stato, ma anche il potenziale impatto sulla redditività degli investimenti per i cittadini.

Come per qualsiasi strumento finanziario, quindi, nel caso in cui l’investitore riesca a guadagnare qualcosa dal proprio investimento si genererà un dovuto verso l’Erario. Nel caso delle obbligazioni - è fondamentale chiarirlo subito - la tassazione riguarda sia le plusvalenze generate (ad esempio, dalla vendita degli strumenti) quanto le cedole corrisposte periodicamente sotto forma di pagamenti intermedi.

In qualche caso, per fortuna, sono previste delle agevolazioni. Ecco come funziona la tassazione delle obbligazioni.

Gli elementi da considerare per calcolare le tasse sulle obbligazioni

Come calcolare e prevedere la tassazione sulle obbligazioni? Effettuare il calcolo e la previsione delle tasse non è semplice, anche perché occorre considerare una molteplicità di aspetti.

Innanzitutto, nella tassazione delle obbligazioni è bene avere chiaro come calcolare il rendimento - guadagno o capital gain - ottenibile dalle stesse. In particolare, questo calcolo deve essere eseguito considerando sia le plusvalenze che l’incidenza delle cosiddette “cedole una tantum”. Ovviamente, qualora il calcolo porti ad un valore (rendimento) negativo (minusvalenze) non ci sarà alcuna imposta o tassa da pagare.

Cosa succede se, invece, il rendimento dell’operazione (obbligazioni bancarie) è positiva come si spera? Nel contesto fiscale italiano del 2025, la tassazione delle obbligazioni è regolamentata da normative specifiche che distinguono tra diverse tipologie di titoli e soggetti investitori.

Le aliquote per la tassazione delle obbligazioni

Le obbligazioni sono sottoposte a due tipi di aliquota in base alla tipologia di emittente che possiamo dividere, però, in tre situazioni diverse.

  • Titoli di Stato, italiani e assimilati: le obbligazioni emesse dallo Stato italiano, come i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), i Certificati di Credito del Tesoro (CCT) e i Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ), beneficiano di un’aliquota agevolata del 12,5%. Questa aliquota si applica sia agli interessi periodici (cedole) sia alle plusvalenze realizzate in caso di vendita o rimborso del titolo.
  • Obbligazioni di enti sovranazionali e Stati esteri in «White List»: le obbligazioni emesse da enti sovranazionali (es. Banca Europea per gli Investimenti) e da Stati esteri inclusi nella «white list» del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sono soggette anch’esse all’aliquota del 12,5%. Questa «lista bianca» viene aggiornata periodicamente e composta da emittenti con particolari condizioni di collaborazione e comunicazione fiscale con il nostro Paese.
  • Obbligazioni Corporate e altri titoli: le obbligazioni emesse da società private, comprese le banche, sono tassate al 26%. Questa aliquota si applica sia agli interessi maturati sia alle eventuali plusvalenze.

Per quanto riguarda l’ultima tipologia di titoli, in Italia il decreto legge n. 66 del 24/04/2014 ha stabilito l’innalzamento dal 20% al 26% dell’aliquota sugli interessi e sui guadagni di natura finanziaria. La legge è entrata in vigore a partire dal 1° luglio 2014. Resta inteso che le aliquote vanno applicate sempre sulla differenza positiva tra il capitale investito e quello che alla maturità del titolo viene riscosso.

L’imposta da pagare sarà dunque pari al nostro «guadagno» (cedola o capital gain) moltiplicata per l’aliquota corrispondente alla tipologia di emittente. Vediamo come si calcola questo guadagno e su cosa dovremo essere tassati.

Come funziona la tassazione del capital gain e delle cedole

Possiamo analizzare tre casi diversi per comprendere il funzionamento della tassazione sul capital gain o guadagno in conto capitale. Con il termine capital gain si indica la differenza positiva tra il prezzo di vendita o rimborso di un strumento e il suo prezzo di acquisto o sottoscrizione. Il capital gain rappresenta solo una parte del rendimento totale del rendimento di un’obbligazione poiché non tiene conto dei frutti periodici (le cedole).

  • Se l’obbligazione è stata acquistata all’emissione ed è arrivata a scadenza, al termine riceveremo il valore nominale del titolo e non ci genererà alcun capital gain. In questo caso, l’imposta dovuta sarà pari a zero;
  • Se l’obbligazione è stata acquistata sul mercato secondario e, dunque, a un prezzo diverso dal valore nominale, alla scadenza l’eventuale guadagno si calcolerà come differenza tra il valore nominale e il prezzo di acquisto, se questa è positiva. Si possono infatti verificare due casi: nel primo caso abbiamo pagato il titolo di più del suo valore nominale: in questo caso abbiamo generato una perdita o, meglio, una minusvalenza, che possiamo portare in detrazione con i meccanismi descritti qui; il secondo caso è quello in cui si genera una plusvalenza perché il valore nominale del titolo è maggiore del prezzo che è stato pagato al momento dell’acquisto. Pagheremo su questa differenza l’aliquota dovuta;
  • Se l’obbligazione è stata venduta prima della scadenza a un prezzo maggiore rispetto a quello di acquisto, il guadagno che avremo ottenuto sarà calcolato come differenza tra il valore nominale e il prezzo di vendita sul mercato secondario.

Come già detto, per le cedole sono valide le stesse regole e le stesse aliquote (al 26% o al 12,5% a seconda dell’emittente).

Modalità di tassazione: come dichiarare le plusvalenze?

Le plusvalenze sono componenti straordinarie di reddito che si manifestano quando si vende un’immobilizzazione finanziaria. Le plusvalenze rientrano nella categoria dei «redditi diversi» e, in base alle differenti situazioni e alle obbligazioni stesse, si possono configurare due diverse modalità di tassazione e dichiarazione.

  • Ritenuta alla fonte: se ci si trova in regime amministrato e, quindi, la nostra banca opera come nostro sostituto di imposta, sarà l’intermediario stesso che controllerà la nostra posizione fiscale e pagherà quanto dovuto al fisco.
  • Dichiarazione dei redditi: se, invece, ci troviamo in regime dichiarativo, saremo noi stessi a calcolare la nostra posizione fiscale e pagare le tasse dovute.

Ricordiamo che le plusvalenze realizzate possono essere portate a compensazione di eventuali minusvalenze, derivanti da altri strumenti finanziari, come azioni o fondi comuni, accantonate nello zainetto fiscale, con meccanismi più laboriosi ma flessibili nel caso del regime dichiarativo, più comodi ma più rigidi nel caso del regime amministrato. La compensazione è ammessa nell’anno in cui si verificano le minusvalenze e nei quattro anni successivi.

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