Tassa sui contanti in arrivo? La proposta shock di Confindustria

Anna Maria D’Andrea

12/09/2019

12/09/2019 - 09:49

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Tassa sui contanti, Confindustria lancia la proposta di una tassazione aggiuntiva nel 2020 che porterebbe ad un aumento delle commissioni sui prelievi al bancomat. In parallelo, uno sconto fiscale per chi usa mezzi di pagamento tracciabili.

Tassa sui contanti in arrivo? La proposta shock di Confindustria

È in arrivo una tassa sui contanti? L’ipotesi è verosimile ed è stata Confindustria a proporre la novità in ottica anti-evasione che potrebbe vedere la luce nel 2020.

Il Centro Studi Confindustria propone di tassare i movimenti in denaro contante e, in parallelo, agevolare chi usa mezzi tracciabili come carte o bancomat.

Una proposta shock accolta con tutt’altro che piacere: è stata Confesercenti a dire il primo secco no ad una tassa sui contanti nel 2020, che potrebbe trasformarsi in una nuova stangata sui consumi.

La proposta di Confindustria di tassare i prelievi ed i pagamenti in contanti è però razionale se si analizzano i dati: in Italia gira ancora troppo denaro contante e l’evasione fiscale ci pone in cima alla classifica in Europa.

Ad essere colpiti sarebbero i prelievi al bancomat di importo superiore ai 1.500 euro al mese, per i quali verrebbe applicata una commissione del 2%, stessa percentuale da riconoscere mediante un credito d’imposta a chi paga con mezzi tracciabili.

La proposta del Centro Studi Confindustria di istituire una tassa sui prelievi di denaro contante si inserisce in un periodo in cui è acceso il dibattito su come limitarne l’uso, ritenuto da sempre una spia del rischio evasione fiscale.

Una novità che, tuttavia, non colpirebbe il 75% dei titolari di conti correnti che, secondo i dati, effettua prelievi di denaro contante per importi inferiori ai 1.500 euro.

Tassa sui contanti: cosa prevede la proposta Confindustria

La ricetta del Centro Studi Confindustria è chiara: introdurre un pacchetto di incentivi e disincentivi per stimolare l’uso di mezzi di pagamento tracciabili e scoraggiare l’uso del denaro contante.

Il meccanismo proposto si articola su due interventi:

  • garantire un credito di imposta del 2% al cliente che effettua i pagamenti mediante transazioni elettroniche (incentivo all’uso della moneta elettronica);
  • introdurre una commissione in percentuale dei prelievi da ATM o sportello eccedenti una certa soglia mensile (disincentivo all’uso del contante).

È soprattutto la nuova tassa sui prelievi di contante al bancomat che crea curiosità e preoccupazioni. La proposta di Confindustria è quella di tassare i prelievi mensili di importo superiore a 1.500 euro, applicando una commissione del 2% che garantirebbe in un anno un gettito complessivo pari a 3,4 miliardi di euro.

Ad essere colpiti sarebbero il 25% dei conti italiani: l’analisi effettuata dal CSC mostra come il 75% del totale dei conti correnti effettua prelievi di denaro contante inferiore a tale soglia.

Meno del 50% del contante prelevato afferisce infatti a conti dove l’ammontare complessivo è inferiore a 1.500 euro, mentre il 20% del contante prelevato proviene da conti dove le uscite di contanti superano i 3.000 euro al mese.

Tassa sui contanti e sconti per chi paga con bancomat

Accanto alla tassa-commissione sui prelievi di denaro contante, la proposta di Confindustria è di stimolare l’uso di mezzi tracciabili (classico esempio è il bancomat), riconoscendo un credito d’imposta pari al 2% del valore della transazione.

Una proposta chiara: concedere un’agevolazione al consumatore, o mediante un credito d’imposta da applicare in sede di dichiarazione dei redditi, ovvero mediante sconto sul prezzo d’acquisto del bene o servizio, di modo da non penalizzare i contribuenti incapienti.

Tra le ipotesi formulate, il Centro Studi Confindustria ritiene:

“un approccio particolarmente adatto per rendere operativa la misura è quello usato per la detrazione degli interessi passivi sui mutui.

Analogamente a quanto accade per tali rapporti contrattuali, entro la data utile per la presentazione della dichiarazione dei redditi, le istituzioni finanziarie che emettono carte di pagamento produrranno ai titolari dei conti un certificato attestante il totale dei pagamenti elettronici effettuati nel corso dell’anno solare. Grazie a tale dichiarazione, sarà possibile fruire della detrazione per un ammontare pari al 2 per cento dei pagamenti effettuati in sede di dichiarazione.”

A copertura del bonus per chi usa il bancomat vi sarebbero le maggiori entrate derivanti dalla tassa sui prelievi in contante. Insomma, un disegno chiaro e di facile attuazione.

Perché è verosimile l’ipotesi tassa sui contanti nel 2020

Secondo i dati dell’ISTAT (2016), il valore dell’economia sommersa in Italia è pari al 12,4% del PIL, con valori di gran lunga superiori a quelli degli altri Paesi Europei: 11% in più della Francia, 15% in più della Germania.

Ciò determina una perdita di gettito tributario e contributivo, stimato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in 107 miliardi di euro.

È per questo che la necessità di contrastare l’evasione fiscale è prioritaria.

Il tema dell’uso - o meglio dire abuso - del denaro contante non è di certo una novità ed è da anni che si cerca di disincentivarne l’utilizzo, con metodi che presentano diverse criticità.

Emblematica è l’obbligatorietà di dotarsi di POS per tutti i commercianti e professionisti, norma ancora oggi attuata per metà in quanto priva di una disciplina sanzionatoria.

Incentivare la tracciabilità dei pagamenti è diventata tuttavia una priorità negli ultimi anni, necessità che si lega ad altre misure introdotte con l’obiettivo finale di contrastare l’evasione, fatture e scontrini elettronici in testa.

Il 2020 viene visto da molti come l’anno in cui il “progetto” di addio al contante verrà completato.

La proposta di Confindustria è soltanto l’ultima pervenuta in ordine temporale; si parla da alcune settimane della possibilità di far scattare l’aumento IVA soltanto sui pagamenti in denaro contante, con un parallelo meccanismo di credito d’imposta sulle transazioni tracciabili.

Il tutto mentre si fanno sempre più intensi i controlli da parte di Entrate e Guardia Di Finanza.

Non è quindi azzardato ipotizzare che il 2020 potrebbe essere l’anno di avvio dell’ultima e più intensa fase della guerra ai contanti. L’obiettivo è chiaro: recuperare gettito, e quindi risorse per lo Stato, riducendo l’evasione fiscale.

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