Ecco cosa prevede la legge sul certificato medico retroattivo per giustificare le assenze per malattia, quando è possibile e cosa si rischia negli altri casi.
Una nuova sentenza della Cassazione riporta l’attenzione sulle assenze dal lavoro per malattia e sulla necessità di avvisare il datore di lavoro tempestivamente.
In particolare, è necessario produrre un certificato medico che attesti senza dubbio lo stato di malattia e la prognosi prevista, anche per consentire l’adeguato svolgimento dei controlli.
Capita però spesso che i lavoratori abbiano delle difficoltà a ottenere questo documento (ormai telematico) nel primo giorno in cui si ammalano, magari perché il medico di famiglia non è disponibile o perché si sentono troppo male per recarsi in ambulatorio e così via.
Molti si chiedono quindi se sia possibile inviare un certificato medico retroattivo a copertura dei giorni precedenti, e soprattutto se si possa farlo senza rischiare conseguenze sul lavoro.
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Si può inviare il certificato medico retroattivo?
In linea generale, non è possibile emettere un certificato medico retroattivo.
Questo perché il medico può comprovare con assoluta certezza soltanto le condizioni di salute del paziente nel momento della visita e non può determinare con precisione quando sono insorti i sintomi. Ovviamente, l’esperienza e la conoscenza clinica permettono al professionista di farsi un’idea piuttosto verosimile della salute del paziente nei giorni precedenti alla visita. Nonostante ciò, non avendo a disposizione mezzi di prova scientifici con risultati incontrovertibili non può fornire una datazione delle condizioni di salute che non ha constatato personalmente.
Di conseguenza, il certificato medico attesta la malattia a partire dalla data in cui è stata effettuata la visita e non può essere anteriore. Il medico non è autorizzato a retrodatare il certificato e non può tanto meno inserire una data di visita differente, altrimenti commette il reato di falso previsto dall’articolo 495 del Codice penale, oltre a rischiare comunque severe sanzioni disciplinari.
Il certificato medico retroattivo non ha in ogni caso alcuna validità, nel senso che l’attestazione funziona allo scopo soltanto con decorrenza dalla visita medica. In altre parole, chi produce un certificato medico retroattivo al lavoro non sta affatto giustificando la propria assenza nelle giornate precedenti alla visita effettuata dal medico.
Esiste un’unica eccezione in cui è ammessa la retrodatazione del certificato medico di malattia, ma è limitata a casi particolari.
Quando si può inviare il certificato medico retroattivo
Come spiegato nel paragrafo precedente la regola generale vuole che il certificato medico abbia validità dalla giornata della visita medica e non prima. Non ci sono infatti giustificazioni valide che impediscano di sottoporsi a un controllo medico che possa comprovare il proprio stato di salute, almeno dal punto di vista giuridico.
L’unica eccezione è prevista quando il paziente richiede una visita domiciliare che il medico di famiglia non riesce a svolgere nella giornata. Secondo la legge, infatti, le richieste occorse dopo le ore 10:00 possono essere evase nella giornata successiva. Il medico può quindi effettuare la visita domiciliare e far decorrere la data di malattia dal giorno precedente. Si ricorda però che il medico è obbligato alla visita domiciliare soltanto se le condizioni di salute del paziente gli impediscono effettivamente di raggiungere l’ambulatorio in autonomia.
A tal proposito deve basarsi sul risultato della visita e sull’attendibilità delle dichiarazioni del paziente in base alla propria esperienza. Non si tratta comunque di dati oggettivi e incontestabili, ma in questo caso c’è un motivo valido per cui la visita non è stata effettuata il giorno precedente. Per questo motivo, il certificato medico può essere retroattivo di un giorno solo, a condizione che quello precedente sia un giorno lavorativo e il medico non abbia potuto effettuare il controllo a domicilio.
Anche in questa ipotesi, il professionista è tenuto a dichiarare il vero, almeno attenendosi alla cosiddetta diagnosi differita.
Se si tratta di un giorno festivo o comunque di un momento in cui non sono attivi i servizi dell’ambulatorio di famiglia, invece, il paziente deve rivolgersi al servizio di continuità assistenziale (guardia medica) o per le urgenze al pronto soccorso.
Cosa rischia chi non invia il certificato medico in tempo
Il certificato medico retroattivo non è valido, perciò tutte le giornate di malattia precedenti alla visita medica non sono giustificate, tranne l’eccezione osservata per le visite domiciliari.
Di conseguenza l’assenza non è indennizzabile dal datore di lavoro, né tanto meno viene considerata dall’Inps per il calcolo della malattia (comunque a partire dal 4° giorno di malattia certificata). Non è tutto, trattandosi di un’assenza ingiustificata il datore di lavoro può prevedere delle sanzioni disciplinari a seconda della gravità, delle motivazioni e della frequenza delle violazioni. Alcuni Ccnl, inoltre, regolano in modo specifico questa circostanza.
Non si ha un’assenza ingiustificata quando c’è un motivo valido e comprovato per cui il dipendente non ha potuto avvisare il datore di lavoro tempestivamente, come in caso di un ricovero d’urgenza o di un grave incidente stradale.
Ciò è fondamentale perché l’assenza ingiustificata prolungata dà luogo alle dimissioni per fatti concludenti, quindi si perde il posto di lavoro. Il periodo di tempo varia a seconda del Ccnl di riferimento, altrimenti si applica la regola generale dei 15 giorni. Indipendentemente da ciò, il datore di lavoro può inoltre provvedere con un licenziamento per giusta causa, ovviamente in modo proporzionato alle circostanze.
Ciò è stato ricordato da una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 13747/2025), che ha confermato il licenziamento della lavoratrice ricorrente, colpevole di aver inviato il certificato medico con grave ritardo e senza avvisare il datore di lavoro.
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