Cosa succede quando l’assenza dal lavoro è ingiustificata? Ecco cosa dicono le norme sul diritto del lavoro.
L’assenza ingiustificata dal lavoro è una delle violazioni più delicate nel rapporto tra dipendente e datore di lavoro, perché può avere conseguenze - con relative sanzioni - che vanno dal semplice richiamo disciplinare fino al licenziamento.
Tant’è che sull’assenza ingiustificata si è più volte espressa la Cassazione, con la Suprema Corte che ha chiarito quali comportamenti possono essere sanzionati e in quali casi, invece, il lavoratore deve essere tutelato.
A rendere il quadro ancora più rilevante sono le novità introdotte dal collegato lavoro, che hanno modificato in modo significativo gli effetti delle assenze prolungate: superato un certo numero di giorni senza giustificazioni, infatti, il rapporto può interrompersi non più per licenziamento ma per dimissioni tacite, con conseguenze importanti anche sul diritto alla Naspi.
A tal proposito, in questa guida analizziamo quando l’assenza è ingiustificata, quali sono le sanzioni previste, quando scatta davvero il licenziamento e cosa stabiliscono le nuove regole sulle dimissioni automatiche in caso di reiterata assenza. Un quadro chiaro e aggiornato per capire cosa rischia il lavoratore e quali obblighi ha il datore di lavoro.
Cosa significa che l’assenza è ingiustificata?
Come prima cosa bisogna fare chiarezza sul significato di assenza ingiustificata. Questa si verifica ogni qual volta:
- l’assenza del lavoratore non è motivata da cause oggettive;
- il lavoratore si assenta dal lavoro senza darne il giusto preavviso al datore di lavoro.
Il datore di lavoro, in caso di assenza ingiustificata, può avviare un procedimento disciplinare nei confronti del lavoratore che va dal semplice rimprovero scritto al licenziamento.
Ma andiamo con ordine e vediamo quali sono i casi che possono portare il datore di lavoro ad applicare una sanzione disciplinare per l’assenza ingiustificata del dipendente.
Quando l’assenza è ingiustificata?
Come anticipato, l’assenza è ingiustificata quando il lavoratore si assenta senza un motivo valido.
D’altronde, le norme del diritto del lavoro offrono ai dipendenti diversi strumenti da utilizzare in caso di necessità che consentono di assentarsi senza incorrere in sanzioni, come nel caso di permessi retribuiti, congedi, ferie.
Tuttavia, il dipendente è comunque obbligato a rispettare gli obblighi di diligenza e correttezza nei confronti dell’azienda e del datore di lavoro. Ecco perché, prima di usufruire di uno di questi strumenti e assentarsi dal posto di lavoro deve darne il giusto preavviso.
Chi si assenta senza comunicarlo in anticipo, quindi, è colpevole di assenza ingiustificata anche se l’assenza è fondata su un motivo valido, e come tale è soggetto a una sanzione disciplinare. Ad esempio, anche se il dipendente che si sposa ha diritto a usufruire del congedo matrimoniale, qualora non comunichi la propria intenzione al datore di lavoro verrebbe comunque sanzionato per assenza ingiustificata.
Per non rischiare una sanzione, dunque, il dipendente deve comunicare in anticipo la sua assenza, documentando nella maniera più opportuna le ragioni per cui richiede il permesso.
Sanzioni per assenza ingiustificata
In caso di assenza ingiustificata, il datore di lavoro è legittimato ad applicare una sanzione disciplinare, che deve essere proporzionata alla gravità della situazione.
Nel dettaglio, le sanzioni disciplinari possono essere:
- rimprovero verbale;
- rimprovero scritto;
- multa;
- sospensione dal servizio;
- trasferimento;
- licenziamento.
Se particolarmente grave, l’assenza ingiustificata può portare anche al licenziamento. In tal caso, l’azienda deve prima presentare la contestazione dell’addebito, anche qualora sia lo stesso Ccnl a indicare l’assenza ingiustificata come un fattore che giustifica il licenziamento.
A tal proposito, con la sentenza 1922/2008, la Corte di Cassazione ha chiarito quando il dipendente assente ingiustificato non può essere licenziato. La Suprema Corte ha stabilito il divieto di licenziamento del dipendente che si assenta per giusta causa senza darne il preavviso al datore di lavoro, ma solo quando il mancato preavviso è motivato da particolari condizioni di urgenza e gravità.
Ad esempio, quando il coniuge o il figlio del dipendente è vittima di un incidente e il lavoratore deve recarsi immediatamente all’ospedale per assisterlo, l’assenza non comunicata non può portare al licenziamento, anche se dura per più giorni.
La situazione di gravità e urgenza, però, non giustifica completamente il comportamento del dipendente, che avrebbe potuto comunque comunicare l’assenza. Per questo l’azienda è legittimata ad applicare una sanzione conservativa, ma non il licenziamento appunto.
Assenza ingiustificata in caso di falsa malattia
Ci sono poi dei casi in cui la sanzione è stabilita direttamente dalla legge. Pensiamo, ad esempio, al lavoratore che si assenta dal lavoro chiedendo l’indennità di malattia pur non essendo veramente malato. Se il medico incaricato dall’Inps non conferma lo stato di malattia, il dipendente deve rientrare anticipatamente a lavoro; se non lo fa, è a tutti gli effetti un assente ingiustificato e perde il diritto all’intero trattamento economico previsto per i primi 10 giorni di assenza. Lo stesso vale per il dipendente che non è reperibile negli orari delle visite fiscali.
Dimissioni in caso di reiterata assenza ingiustificata
Con l’approvazione del collegato lavoro è stata introdotta una nuova disciplina sulle conseguenze dell’assenza ingiustificata protratta nel tempo. La norma stabilisce che, se il lavoratore non si presenta al lavoro oltre il limite previsto dal Ccnl o, in assenza di una specifica regolamentazione contrattuale, per più di 15 giorni consecutivi, l’azienda può rivolgersi all’Ispettorato nazionale del lavoro affinché venga certificata la cessazione del rapporto per dimissioni tacite del dipendente.
In altre parole, un periodo prolungato di assenza ingiustificata viene interpretato come una volontà implicita di lasciare l’impiego, senza che il datore debba procedere con il licenziamento disciplinare.
Le conseguenze per il lavoratore sono rilevanti: essendo considerato dimissionario, non ha diritto alla Naspi, poiché la perdita del lavoro non avviene per causa indipendente dalla sua volontà. Inoltre, non essendo rispettato il periodo di preavviso, potrebbe essere dovuta un’indennità sostitutiva pari alle retribuzioni corrispondenti ai giorni di preavviso non lavorati.
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