Sciopero delle tasse, sempre più italiani favorevoli alla disobbedienza fiscale

Anna Maria D’Andrea

3 Luglio 2019 - 16:24

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Sciopero delle tasse come atto di disobbedienza verso un sistema fiscale opprimente. Sono sempre più gli italiani che, da Nord a Sud, si dichiarano favorevoli alla protesta.

Sciopero delle tasse, sempre più italiani favorevoli alla disobbedienza fiscale

Lo sciopero delle tasse unisce gli italiani: sono sempre più i lavoratori dipendenti e gli imprenditori che si dichiarano favorevoli alla disobbedienza fiscale.

In Italia il livello di pressione fiscale è in aumento, nonostante le promesse del Governo. Ad animare la campagna elettorale delle elezioni dello scorso anno era stata l’intenzione di ridurre le tasse ed allentare la morsa del Fisco su dipendenti ed imprese.

La realtà ad oggi è diversa e con l’avvicinarsi del 2020 c’è il rischio concreto che le tasse aumentino ancora. La flat tax è in bilico e per evitare l’aumento dell’IVA non è ancora chiaro quali risorse saranno messe in campo.

Lo sciopero delle tasse viene visto da molti come l’atto estremo di disobbedienza verso un sistema che opprime le famiglie e chi decide di fare impresa. Un sondaggio realizzato da Demos per Il Gazzettino rivela che al Nord il 65% dei partecipanti si dichiara favorevole a proclamare uno sciopero fiscale.

A questi si aggiungono i cittadini romani sempre più intenzionati a non pagare più la Tari a fronte dell’emergenza rifiuti che dura ormai da mesi.

La situazione è tesa, da Nord a Sud.

Sciopero delle tasse, sempre più italiani favorevoli alla disobbedienza fiscale

Gli italiani non hanno ancora trovato il coraggio di dire che “le tasse sono una cosa bellissima”, come chiedeva nel 2007 l’allora Ministro dell’Economia Padoa Schioppa. Sono passati tanti anni ma i temi sul fronte fiscale sono sempre gli stessi: necessità di tagliare gli sprechi, lotta all’evasione ed un rapporto meno conflittuale tra cittadini ed Erario.

Si muove su questa linea anche l’attuale Governo Lega-M5S. Dopo l’avvio di due delle misure cardine dei due partiti (quota 100 e reddito di cittadinanza), il fronte caldo è quello fiscale.

Ridurre le tasse grazie alla flat tax, estendere la pace fiscale anche alle società e sterilizzare le clausole di salvaguardia IVA che rischierebbero di portare ad una nuova contrazione dei consumi.

Se il futuro delineato dal Governo è questo, il presente si sta rivelando molto meno roseo delle aspettative: accanto all’ormai conclamato aumento della pressione fiscale, dovuto anche al rialzo delle imposte locali, vi sono i nuovi adempimenti (tra cui fatture e scontrini elettronici) ritenuti dai soggetti tenuti ad adeguarvisi come delle vere e proprie tasse occulte.

Le promesse non bastano più e lo sciopero dalle tasse è visto da molti, imprese e famiglie, come gesto estremo per farsi ascoltare. I danni per lo Stato legati ad un atto di disobbedienza fiscale sarebbero rilevanti.

Sciopero fiscale contro le tasse locali: a Roma si protesta per la Tari

Se il sondaggio realizzato da Domos è relativo ad una fetta di cittadini del Nord che si dichiarano favorevoli allo sciopero fiscale, la situazione nel resto d’Italia non è differente.

Di disobbedienza fiscale si parla a Roma e, nello specifico, è la Tari in questo caso la protagonista. A fronte dell’emergenza rifiuti che dura ormai da mesi, è pressoché unanime la richiesta di rimborso della tassa rifiuti già pagata.

In questo caso si fa appello ad una norma prevista per legge, secondo la quale nel caso di disservizi da parte del Comune l’importo della Tari è ridotto al 20% della tariffa ordinaria.

Sciopero fiscale, quando era Salvini a chiedere di non pagare le tasse

Non è certo la prima volta che si parla di sciopero fiscale e, soprattutto al Nord, il tema è da sempre uno dei cavalli di battaglia della Lega.

Sono passati anni da quando nel 1992 l’ideologo della Lega, Gianfranco Miglio, parlò per la prima volta di uno sciopero fiscale che avrebbe portato lo Stato “con le terga a terra”.

Le minacce negli anni sono state diverse e nel 2014 era l’attuale Ministro dell’Interno e Vice Premier Matteo Salvini a chiedere di far “saltare lo Stato”.

Aprire i negozi senza rilasciare scontrini, distruggere i POS e liberalizzare i pagamenti in contanti, abolire il ruolo di sostituto d’imposta per i lavoratori dipendenti.

Si parlava di sciopero fiscale durante il Congresso della Lega del 2014, insieme all’immancabile flat tax (con aliquota del 20%), pensata come soluzione per il problema della pressione fiscale e dell’evasione.

Ora che è al Governo, la Lega sentirebbe sulla sua pelle gli effetti di un possibile sciopero delle tasse ma, in parallelo, la disobbedienza fiscale darebbe man forte a chi sostiene la necessità di introdurre la flat tax per le famiglie, dopo il primo avvio per le imprese con ricavi fino a 65.000 euro.

Ridurre le tasse è prioritario, ma la flat tax potrebbe non essere la soluzione giusta. Il rischio è che le risorse per dare il via alla riforma Irpef siano reperite mediante una spending review penalizzante per il ceto medio-basso, con l’abolizione di alcune detrazioni e deduzioni fiscali.

L’effetto collaterale sarebbe paradossale: la pressione fiscale potrebbe addirittura aumentare e lo sciopero delle tasse rischia di diventare una realtà dalle conseguenze disastrose per lo Stato.

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