Pressione fiscale alle stelle, ma la flat tax non è la soluzione

Anna Maria D’Andrea

26 Giugno 2019 - 16:05

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Pressione fiscale alle stelle secondo i dati ISTAT ma la scelta di fare la flat tax in deficit non è la soluzione giusta secondo la Corte dei Conti. L’analisi durante la Cerimonia di parificazione del rendiconto generale dello Stato del 26 giugno 2019.

Pressione fiscale alle stelle, ma la flat tax non è la soluzione

Pressione fiscale sempre più alta in Italia. Secondo i dati ISTAT pubblicati il 26 giugno 2019 non allenta la morsa delle tasse su famiglie ed imprese.

In un periodo in cui la flat tax viene presentata come la soluzione per risolvere il problema di tasse troppo elevate, la conferma della necessità di una riforma fiscale è nascosta tra le righe del report ISTAT, che certifica un aumento dello 0,3% rispetto all’anno scorso.

La pressione fiscale in Italia è del 38%, livello più alto dal 2015 ed in aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando era stata pari al 37,7%.

La necessità di ridurre le tasse in Italia è un dato di fatto. La proposta del Governo, portata avanti con forza dalla Lega, è quella di dare il via alla flat tax per le famiglie già dal 2020, ma l’ipotesi di riforma Irpef nasconde non poche criticità. Nella stessa giornata in cui l’ISTAT diffonde i dati sulla pressione fiscale, arriva il monito della Corte dei Conti.

Lo shock fiscale promesso rischia di essere annullato dal conseguente aumento del debito pubblico, oltre che dall’aumento delle imposte locali.

Pressione fiscale alle stelle, ma la flat tax non è la soluzione. I rischi secondo la Corte dei Conti

Gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT confermano quello che ormai da tempo è un sentire comune: le tasse in Italia aumentano anno dopo anno e la pressione fiscale è uno dei fattori che inibisce la crescita.

Tuttavia il tema della pressione fiscale e della necessità di una riforma di tasse e tributi deve essere affrontato non in un clima emergenziale, ma attraverso “ponderate ed equilibrate strategie di lungo respiro”.

Questa è l’opinione espressa dal Procuratore Generale della Corte dei Conti, Alberto Avoli, durante il giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2018 tenutosi oggi 26 giugno 2019.

In Italia il problema della sostenibilità e del rientro del debito si affianca a quello della sostenibilità della pressione fiscale, tema da affrontare in via prioritaria. Serve tuttavia ponderazione per evitare di trovarsi di fronte ad effetti indesiderati.

È di flat tax che si parla, e dell’ipotesi avanzata dal Governo ed in primis dal Vice Premier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini di finanziarla in deficit. Ridurre le tasse facendo altro debito è tuttavia una scelta insensata.

A tutti quelli che portano avanti l’idea di misure radicali, del cosiddetto shock fiscale, la Corte dei Conti ricorda che il principale problema restano le coperture sul breve termine.

La flat tax e ogni altra massiccia azione di decremento delle aliquote delle imposte dirette per i redditi medio-bassi, presenta ad oggi non pochi effetti collaterali.

Finanziare una riforma fiscale in deficit porterebbe ad un aumento del debito, con “ripercussioni gravi, tali da annullare o ridurre molto i benefici della rimodulazione delle aliquote.”

Flat tax, i rischi di un aumento delle tasse locali

Gli effetti della flat tax e dell’auspicato shock fiscale potrebbero essere annullati anche da un altro fattore: l’aumento delle imposte locali.

Secondo quanto dichiarato da Alberto Avoli della Corte dei Conti, molti Comuni stanno ulteriormente aumentando le aliquote delle addizionali Irpef, altri hanno già aumentato le aliquote Imu e Tasi.

“Per i cittadini, per le famiglie e le imprese sarebbe una vera e propria beffa il mero spostamento del carico fiscale dallo Stato agli Enti locali.”

Il rischio è concreto e necessita di valutazioni approfondite da parte di chi, nei Palazzi del Potere, sta studiando il capitolo della riforma fiscale da attuare nel 2020.

Flat tax finanziata dal contrasto all’evasione? La Corte dei Conti “bacchetta” il Governo (e la pace fiscale)

Trovare le coperture per la riforma fiscale nel contrasto ad evasione ed elusione fiscale è un’ipotesi inverosimile secondo Alberto Avoli che sottolinea come siano anni che si invocano risultati mirabolanti dall’attività di recupero ma che, malgrado gli impegni, il traguardo è ancora lontano.

Punta il dito contro la pace fiscale il Procuratore Generale della Corte dei Conti: .

“se rottamazioni e condoni - comunque denominati - hanno portato utilità finanziarie sul breve termine, non vi è dubbio che sul lungo termine non contribuiscono certo a dare spessore alla cultura della onestà fiscale.”

Pressione fiscale troppo alta, la causa è anche il debito

Tornando al tema dell’elevatissima pressione fiscale in Italia, la conclusione del Procuratore Avoli è che è indubbio che siamo davanti a numeri insostenibili ma che è altrettanto vero che il problema è diretta conseguenza anche del debito eccessivo.

Se si vuol fare una riforma fiscale è necessario ricorrere ai principi di gradualità, di coerenza e di stabilità. L’invito al Governo è di fare un passo indietro:

Come soleva affermare il filosofo Elbert Hubbard “il più grande errore nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare”. Ma altrettanto grande si palesa l’errore di chi non vuole ammettere di aver sbagliato e di chi non vuole tornare sulle proprie decisioni, quando oggettivamente rivelatesi non corrette.

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