In Russia non pagano gli stipendi da mesi. La crisi di cui Putin non parla

Luna Luciano

25 Ottobre 2025 - 16:09

Stipendi arretrati, licenziamenti e tagli ai servizi pubblici. L’economia russa vacilla mentre il Cremlino tace sul prezzo sociale della guerra: ecco cosa sta accadendo.

In Russia non pagano gli stipendi da mesi. La crisi di cui Putin non parla

Niente stipendio da mesi. È questo l’ennesimo tassello di una Russia sempre più in crisi.

Dai cantieri alle miniere, fino alle fabbriche, migliaia di lavoratori russi non percepiscono il salario da settimane e in molti casi anche da mesi. Stando ai dati ufficiali dell’agenzia federale Rosstat, gli arretrati salariali hanno toccato quota 1,95 miliardi di rubli a settembre 2025, un aumento del 18,6% rispetto ad agosto 2025 e quasi quattro volte in più rispetto all’anno scorso al 2024.

Un dato che fotografa un Paese alle prese con una crisi economica ormai strutturale, dove le priorità di spesa del Cremlino si concentrano sul conflitto in Ucraina, lasciando scoperti i bisogni fondamentali della popolazione.

In alcune regioni, come Arkhangelsk, i dipendenti sono scesi in sciopero, esasperati da mesi di attesa. Ma le autorità, strette tra vincoli di bilancio e direttive del Cremlino, sembrano incapaci di offrire soluzioni concrete. Ecco cosa sta accadendo in Russia e cosa Putin non sta raccontando del suo Paese.

Russia, la crisi peggiora: nessun stipendio pagato

Dietro i numeri freddi dei report ufficiali, però, non si trovano solo i dati di un’economia in crisi, ma anche il dramma quotidiano di milioni di famiglie. In Russia, la crisi salariale sta diventando un fenomeno diffuso e sistemico. Rosstat conferma che il 75% degli stipendi arretrati è maturato nel corso del 2025, segno di un deterioramento rapido e profondo. La situazione è particolarmente critica nelle aziende private e municipali, dove la mancanza di liquidità porta a sospensioni dei pagamenti e licenziamenti a catena.

Le costruzioni, che da sole rappresentano il 44% del debito salariale complessivo, sono al collasso. Le imprese non riescono più a sostenere i costi operativi, mentre i finanziamenti pubblici si concentrano sulla produzione militare. Il comparto minerario e quello manifatturiero seguono la stessa sorte, con ritardi nei pagamenti e riduzione del personale.

Molti governi regionali, a corto di risorse, hanno iniziato a tagliare i fondi destinati ai servizi pubblici. La regione di Irkutsk, ad esempio, ha ridotto di quasi 5 miliardi di rubli la spesa per sanità e istruzione. La popolazione, già colpita da inflazione e caro-prezzi, si trova così schiacciata tra disoccupazione e aumento del costo della vita. Nelle province più remote, dove i lavoratori dipendono interamente dai salari statali o dalle imprese locali, cresce il rischio di tensioni sociali e nuove ondate di proteste, difficili da controllare anche per il potente apparato repressivo del Cremlino.

Russia in crisi economica, ecco cosa non dice Putin

Dietro la propaganda di una Russia “forte e autonoma”, necessaria per poter negoziare con l’Occidente e con l’Ucraina in posizione di vantaggio, si nasconde un’economia in affanno. Le entrate derivanti da petrolio e gas, pilastro delle finanze russe, si stanno erodendo a causa del calo dei prezzi del greggio Urals e delle sanzioni occidentali. Il bilancio statale per il 2026 prevede un deficit di almeno 3,8 trilioni di rubli, mentre le proiezioni del Ministero delle Finanze mostrano una contrazione dei ricavi energetici del 20%. La guerra in Ucraina, che assorbe risorse enormi, continua a pesare come un macigno.

Il Cremlino ha reagito con tagli ai bilanci regionali, riduzione della spesa sociale e aumenti fiscali su piccole imprese e trasporti. Ma queste misure stanno aggravando la crisi invece di risolverla. I consumi interni crollano, gli investimenti stranieri restano bloccati e l’industria fatica a reperire materie prime e tecnologia.
Intanto, la propaganda di Stato evita di parlare apertamente dei salari non pagati, della disoccupazione crescente e del malcontento diffuso.

Putin continua a promettere stabilità e vittoria, ma la realtà economica racconta un Paese stremato, dove la fedeltà al potere è sempre più fragile. Se la crisi dovesse proseguire con questa intensità, anche la leadership del presidente potrebbe trovarsi di fronte a una sfida inedita: quella di una popolazione impoverita e sempre meno disposta a credere nella retorica della “grandezza russa”.

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