Mentre si attendono le novità del dossier MPS-Mediobanca, una banca si prepara a diventare grande protagonista del risiko bancario.
MPS-Monte dei Paschi di Siena continua a essere protagonista indiscussa di Piazza Affari: nonostante l’OPAS su Mediobanca sia andata a segno, sono ancora molti gli aspetti che devono essere definiti per capire in che modo avverrà l’integrazione tra le due banche italiane.
Ora è il momento del toto nomine, ovvero il momento in cui si fanno i nomi di chi potrebbe essere chiamato a guidare Piazzetta Cuccia, dopo l’addio del CEO ormai ex Alberto Nagel.
Candidati papabili per la presidenza e la guida di Mediobanca. I nomi
Ieri sera, a tal proposito, si è riunito il comitato nomine per discutere sui candidati che sono stati presentati dalla società di consulenza Korn Ferry.
Nuove riunioni del comitato nomine sono previste per le giornate di oggi e domani, in vista della riunione del CDA che potrebbe aver luogo nella giornata di questo giovedì 2 ottobre 2025.
La scelta per la presidenza, così si vocifera, potrebbe ricadere sull’attuale presidente di Jp Morgan Europa, Africa e Medio Oriente, l’ex ministro del Tesoro italiano Vittorio Grilli.
Per la carica di nuovo CEO di Mediobanca, si fanno invece i nomi di Alessandro Melzi d’Eril, numero uno di Anima Holding (che è stata inglobata da Banco BPM), di Francesco Pascuzzi, country head di Goldman Sachs e di
Riccardo Mulone, AD di UBS Italia.
Banco BPM tornata alla ribalta come pedina di M&A post flop OPS UniCredit
Intanto, mentre i riflettori continuano a essere accesi sul dossier MPS-Mediobanca, c’è una banca di cui si parla sempre di più, in quanto (di nuovo) potenziale pedina di risiko bancario di Piazza Affari: si tratta di Banco BPM, su cui UniCredit di Andrea Orcel ha gettato la spugna sull’OPS lanciata quasi un anno fa.
Banco BPM è tornata alla ribalta come pedina di M&A da quando, complici le dichiarazioni dell’amministratore delegato Giuseppe Castagna, la prospettiva di una business combination con Crédit Agricole Italia è sembrata farsi più concreta, con tanto di nuovo (vecchio) nodo golden power.
In evidenza una riflessione su un possibile deal tra BPM e la Banque Verte - Crédit Agricole -, che controlla Crédit Agricole Italia - che è stata fatta dall’agenzia di rating europea Scope Ratings, nel riflettere sulla fase di consolidamento bancario attualmente in atto in tutta l’Italia.
I fattori chiave da considerare in caso di risiko Banco BPM + Crédit Agricole Italia
L’agenzia scommette sul ruolo più attivo che Piazza Meda avrà nell’ondata di consolidamento tra le banche in Italia, che ha visto protagoniste anche altre partite, tra cui quella tra BPER e la Popolare di Sondrio, banche anch’esse quotate sull’indice Ftse Mib di Piazza Affari, che sono convolate ufficialmente a nozze.
“Una fusione tra BPM e CA Italia (Crédit Agricole Italia) darebbe vita a un gruppo forte con un modello di business ben diversificato, dimensioni significative (attivo totale superiore a 300 miliardi di euro e quota di mercato dei prestiti vicina a quella di UniCredit ) e una presenza geografica concentrata nelle regioni più ricche d’Italia”, ha fatto notare Scope Ratings, elencando i fattori che sostengono l’operazione. Fattori che mettono in conto anche alcune differenze con altre operazioni di risiko, in primis con quella dell’OPAS promossa da MPS-Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca.
Di seguito, i fattori chiave elencati da Scope:
- A differenza dell’operazione MPS-Mediobanca, entrambi i gruppi operano come banche universali, offrendo servizi completi e complementari nei settori bancario, della gestione patrimoniale e assicurativo. Il portafoglio prestiti di Banco BPM è orientato verso la clientela aziendale, mentre quello di Crédit Agricole Italia è più orientato verso la clientela retail.
- Le loro reti di filiali si sovrappongono in Lombardia, Veneto, Toscana e Sicilia, offrendo un potenziale di riduzione dei costi, anche se entrambe le banche hanno già razionalizzato la loro presenza fisica: -38% per Banco BPM, -30% per Crédit Agricole tra il 2017 e il 2024.
- Ancora, Crédit Agricole e BPM hanno joint venture nel settore delle assicurazioni danni e del credito al consumo, con Crédit Agricole che “detiene oltre il 60% in entrambi i casi”.
- L’accordo potrebbe essere strutturato come una fusione amichevole, il che ridurrebbe (ma non eliminerebbe) il rischio di esecuzione.
Le 10 banche commerciali più grandi in Italia post fusione
Scope Ratings ha anche presentato una tabella che riassume le banche italiane più importanti, facendo riferimento nel caso di MPS e di BPER agli asset post fusione, rispettivamente con Mediobanca e con Banca Popolare di Sondrio.
Al primo posto Intesa SanPaolo, la banca gestita dall’amministratore delegato Carlo Messina. Seguono UniCredit, MPS, Banco BPM, BPER, Iccrea, BNL, Crédit Agricole Italia, CCB (Cassa Centrale Banca), Banca Mediolanum.
Intanto, tornando al dossier MPS, la banca senese ha annunciato nella serata di ieri che il suo capitale sociale si attesta ora a 17,97 miliardi di euro, ed è costituito da più di 3,038 miliardi di azioni ordinarie, rispetto al valore precedente, pari a 15.046.746.219,55 euro, a fronte di 2.542.991.283 di azioni ordinarie.
Di seguito le 10 principali banche commerciali in Italia, a seguito delle operazioni di consolidamento avvenute negli ultimi mesi.

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