Il reddito di cittadinanza così non funziona: ecco chi penalizza

Teresa Maddonni

14 Febbraio 2020 - 15:37

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Il reddito di cittadinanza così come è pensato non funziona perché penalizza alcune categorie di beneficiari. Il governo pensa a dei correttivi.

Il reddito di cittadinanza così non funziona: ecco chi penalizza

Il reddito di cittadinanza non funziona, o almeno per alcuni. Ma chi penalizza? La misura introdotta con il decreto 4/2019 è arrivata a quasi un anno dalla sua introduzione e sembra che vada a penalizzare particolari categorie di beneficiari vale a dire i nuclei numerosi, gli stranieri e famiglie con disabili.

Per gli stranieri poi abbiamo visto che le domande sono state sbloccate in ritardo per motivi che riguardavano la difficoltà di reperire la documentazione sullo stato patrimoniale nel Paese di origine e un decreto ministeriale per porvi rimedio che ha tardato ad arrivare.

In particolare sono diversi i punti che, a detta anche del premier Conte, dovrebbero essere rivisti e implementati. Oggi arrivano anche i dati di Anpal sul numero di beneficiari che hanno trovato lavoro, dopo quelli dei mesi precedenti, che sono a oggi 40mila a fronte delle oltre 900mila che possono stipulare il Patto per il Lavoro e gli oltre 2 milioni di beneficiari.

Sono poi oltre 250mila i patti sottoscritti, ma i convocati dai centri per l’impiego sono stati oltre 500mila. Intanto i più penalizzati sembrano essere i nuclei familiari numerosi, con disabili e gli stranieri. Vediamo perché.

Il reddito di cittadinanza non funziona per le famiglie numerose

Il reddito di cittadinanza non funziona per le famiglie numerose: questo è quello che emerge a quasi un anno di distanza dalle prime domande e dai primi accrediti.

Nel question time al Senato dello scorso giovedì Conte ha annunciato l’intenzione di inserire correttivi al reddito di cittadinanza per implementarla e rendere il contrasto alla povertà più efficace.

A oggi a essere penalizzate sono le famiglie numerose quindi le misure del governo per migliorare il reddito di cittadinanza devono muoversi in questa direzione. Il problema sta nella scala di equivalenza che per il reddito di cittadinanza, questa serve al calcolo dello stesso, è diversa da quella ISEE. Abbiamo visto come anche quest’ultimo potrebbe cambiare a favore dei nuclei più numerosi.

La scala di equivalenza del reddito di cittadinanza sembra favorire maggiormente i single poiché al primo componente la scala di equivalenza attribuisce valore pari a 1,00 maggiorata di 0,4 per ogni componente maggiorenne e di 0,2 per ogni minore del nucleo familiare fino a un massimo di 2,1 o di 2,2 se presente un disabile.

L’Osservatorio statistico Inps del reddito di cittadinanza di gennaio ha messo in evidenza come a essere avvantaggiati siano i single o anche i nuclei senza minori. Le famiglie con un solo componente sono 664mila mentre sono 377mila quelle che hanno nel nucleo minori.

I single sono il 39% e prendono un assegno medio di 391 euro, mentre una famiglia di quattro persone ha un reddito di cittadinanza di 600 euro pari a quello di un nucleo con sei componenti in cui sono presenti minori.

Si osserva che due nuclei familiari con lo stesso ISEE possono essere esclusi o inclusi nel reddito di cittadinanza sulla base del numero dei componenti. Per le famiglie numerose il contributo aggiuntivo si basa sul solo 20% in più per ogni componente. A essere penalizzati anche gli stranieri percettori del reddito di cittadinanza e i nuclei con disabili. Vediamo perché.

Il reddito di cittadinanza penalizza stranieri e disabili

Il reddito di cittadinanza così come è pensato oggi sembra andare a penalizzare anche gli stranieri che lo percepiscono e i nuclei con disabili. Gli stranieri percettori del reddito di cittadinanza come anche i senza fissa dimora.

I primi possono ottenere il reddito di cittadinanza se sono residenti da almeno 10 anni in Italia, ma questo ha fatto sì che solo il 6% del totale che vive in situazione di povertà possa beneficiare della misura.

Per quanto riguarda i disabili invece, il parametro della scala di equivalenza che abbiamo sopra illustrato pari al 2,2% sembra troppo esigua dal momento che un nucleo familiare con disabili prende in media 487 euro di reddito di cittadinanza che è inferiore all’importo medio generale pari a 493 euro.

Esiguo anche per i senza fissa dimora il reddito di cittadinanza: anche questi beneficiari vengono penalizzati laddove non possono usufruire della parte di beneficio previsto per l’affitto di 280 euro.

Specie nel caso dei disabili, il reddito di cittadinanza si potrebbe migliorare verso una revisione della scala di equivalenza che cerchi di dare il giusto peso ai nuclei in maggiore difficoltà.

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