Recessione, un errore ignorare i rischi geopolitici

Elisabetta Scuncio Carnevale

10 Ottobre 2018 - 18:11

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La recessione potrebbe essere vicina a causa della politica commerciale protezionista avviata da Donald Trump

Recessione, un errore ignorare i rischi geopolitici

“La prossima recessione potrebbe avvenire prima di quanto pensiamo”.

Ad affermarlo in un’intervista rilasciata a un’importante rivista americana è Randy Brown, manager nel settore assicurativo, con oltre 30 anni di esperienza nella finanza globale.

Quello a cui si sta assistendo, nell’ultimo lasso di tempo, è il più lungo rialzo del mercato azionario statunitense e gli indicatori chiave di recessione suggeriscono almeno altri due anni di crescita economica. Ma non bisogna sottovalutare il rischio geopolitico, che, afferma l’analista, «sta aumentando».

La guerra delle tariffe fa paura

A frenare gli entusiasmi e la crescita potrebbero infatti essere le tensioni commerciali e gli annunci sbandierati, un giorno sì e l’altro pure, dal Presidente USA Donald Trump.

A preoccupare gli esperti, da un lato, le minacce di ulteriori dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi, dall’altro una politica protezionistica che interessa non solo la Cina, ma tutti i Paesi esteri.

I proclami di Trump, per ora, non hanno sortito alcun effetto sui mercati azionari, ma Brown - e con lui molti altri - non escludono che se gli Stati Uniti continueranno a fare pressione su Cina e Iran, il 2019 sarà un anno difficile.

“Se gli investitori continuano a ignorare questi rischi geopolitici, ciò potrebbe portare a un errore di calcolo fondamentale nel prevedere la prossima recessione,”

commenta ancora Brown.

Ma è davvero possibile prevedere una recessione?

Storicamente, i mercati azionari faticano a segnalare in modo attendibile una futura recessione. Esistono però, a detta dell’esperto, tre indicatori affidabili, che se monitorati insieme, sono in grado di presagire l’evento entro 5 - 6 mesi, come già accaduto in altre sette occasioni.

Basterà tenere sotto controllo gli stati di stress del Leading Economic Index del Conference Board, forte indicatore della salute economica. Lo scarto diffuso tra il tasso del Tesoro a 10 anni e quello a 3 mesi: quando diventa negativo o invertito, è indicatore di un sentiment degli operatori proiettato verso la recessione.

E infine il Funds della Federal Reserve degli Stati Uniti, superiore o inferiore al tasso neutrale. Se supera la neutralità, la crescita rallenta scatenando la recessione. Quando i tassi sono al di sotto del livello neutrale, l’economia invece ha spazio per espandersi.

“Dati gli attuali livelli di Leading Economic Index, la curva della curva dei rendimenti e la posizione della Fed, sembra che la prossima recessione non ci sarà fino al 2020”,

profetizza l’analista che, tuttavia, avverte:

“le potenziali perturbazioni commerciali e il rischio di un’impennata del petrolio sono significative minacce geopolitiche che i mercati potrebbero non sopportare.”

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