Dal prossimo anno anche in questo Paese europeo non si potranno più rifiutare i pagamenti con carta. L’Ue è sempre più vicina all’obbiettivo.
La riduzione del contante in circolazione e l’aumento dei pagamenti tracciabili sono esigenze imprescindibili per l’Unione europea, che si sta muovendo in questa direzione in modo graduale. Tra aggiornamenti normativi e nuovi obiettivi a guidare gli Stati membri, ci sono anche le varie novità nazionali che mettono in luce tutte le differenze tra i Paesi comunitari. C’è chi ha un approccio più moderato, chi ancora non controlla adeguatamente il flusso di contanti e chi, al contrario, è molto severo in merito. Tutti, però, devono a un certo punto intervenire per garantire alla cittadinanza la possibilità di pagare con strumenti tracciabili, spesso più pratici e sicuri.
Per questo motivo la Slovacchia ha deciso che dal prossimo anno i pagamenti con carta non si potranno più rifiutare, vietando ai commercianti di pretendere l’uso del contante. La novità fa parte di un più ampio progetto di contrasto all’evasione fiscale, inserito in una legge ad hoc che entrerà in vigore il 1° gennaio 2026. Così la Slovacchia si avvicina alle posizioni di molti altri Paesi europei, compresa l’Italia, favorendo l’uso dei mezzi tracciabili di pagamento e soprattutto garantendo strumenti legali appositi per la tutela delle transazioni.
Non si potranno più rifiutare i pagamenti con carta in Slovacchia
Come anticipato, dal prossimo anno entra in vigore la nuova legge slovacca contro l’evasione fiscale, approvata oltre che dal premier Robert Fico anche dal ministro delle Finanze Ladislav Kamenicky. Quest’ultimo accoglie con favore la “piccola rivoluzione nel campo dei pagamenti in Slovacchia”, anche se a dir la verità il Paese non è affatto carente in proposito. Il contante resta un mezzo privilegiato nelle transazioni, ma i pagamenti digitali e l’uso delle carte sono in crescita vertiginosa e continua. Secondo i dati della Banca centrale europea, inoltre, il 91% dei cittadini slovacchi ha accesso a un conto bancario cui è collegata una carta di pagamento.
Le transazioni contactless con i Pos sono aumentate esponenzialmente, arrivando all’84% delle transazioni con carta nel 2022, mentre sono più che raddoppiati i pagamenti da cellulare con app e wallet. Le transazioni contactless sono state incentivate soprattutto durante la pandemia, quando il limite di spesa senza Pin è passato da 25 a 50 euro, diventando sempre più pratiche per i cittadini. Il Paese compie ora un ulteriore passaggio, obbligando i venditori ad accettare il pagamento con carta o quanto meno a offrire alternative tracciabili al contante, inclusi i pagamenti con codice Qr e online.
In Slovacchia sarà così vietato pretendere pagamenti in contanti per transazioni superiori a 1 euro, rischiando altrimenti multe da 500 a 15.000 euro. I commercianti hanno tempo per adeguarsi all’obbligo entro il 1° marzo 2026, anche se il resto delle misure entra in vigore all’inizio dell’anno, compreso l’uso obbligatorio del sistema locale eKasa per il collegamento dei dispositivi di cassa con le autorità fiscali.
Come funziona in Italia
Anche in Italia è vietato rifiutare i pagamenti con carta nella stragrande maggioranza dei casi. Un tempo pure il Belpaese adottava delle soglie minime entro cui i commercianti potevano pretendere il contante, passando da 30 a 5 euro, ma oggi per qualsiasi somma è indispensabile garantire ai clienti la libera scelta. I venditori non possono negare ai clienti che ne fanno richiesta di pagare con il Pos, salvo comprovati problemi tecnici come guasti o malfunzionamenti, dovendo altrimenti offrire strumenti tracciabili alternativi come il bonifico.
Resta comunque il problema dei generi di monopolio, su cui la normativa ha fatto vari passaggi, come pure la giurisprudenza, lasciando attualmente una situazione caotica. In ogni caso, i clienti non possono essere obbligati all’uso del contante, ma conservano la libertà di scelta. Di pari passo, infatti, nemmeno banconote e monete possono essere rifiutate se non per eccezioni di legge (entro il tetto massimo al contante, per esempio) o cause di forza maggiore, come l’impossibilità di dare il resto.
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