Questo Paese adesso vuole entrare nell’Unione Europea

Luna Luciano

21 Settembre 2025 - 11:45

La Norvegia apre al dibattito sull’ingresso nell’UE: governo e opposizione favorevoli, ma popolazione divisa e populisti in crescita rallentano il percorso.

Questo Paese adesso vuole entrare nell’Unione Europea

Per la prima volta in Norvegia i laburisti e i conservatori potrebbero concordare su una decisione: entrare a far parte dell’Unione Europea. A causa delle tensioni geopolitiche, le guerre in corso e le conseguenti corse ai rialzi, anche per Oslo sembra arrivato il momento di correre ai ripari ed entrare nell’UE.

La prospettiva non è nuova. Già in passato, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina, parte della classe politica aveva messo sul tavolo la possibilità di un ingresso più deciso nell’Europa unita. Ma oggi la questione assume un peso inedito: le tensioni internazionali, i dazi, le crisi energetiche e il ruolo cruciale della Norvegia come fornitore di gas rendono sempre più costoso restare in una “posizione di mezzo”, dentro al mercato comune ma fuori dalle istituzioni comunitarie.

Il cambio di rotta è significativo: da sempre prudenti, laburisti e conservatori adesso si trovano a condividere una linea che rompe decenni di equilibri politici interni. Eppure, nonostante questa convergenza storica, il futuro resta incerto. L’opinione pubblica è tutt’altro che compatta: entrare nell’Unione Europea significherebbe ottenere maggiore voce in capitolo nelle decisioni che già condizionano la Norvegia, ma anche affrontare nuove sfide in termini di identità, sovranità ed equilibrio politico. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

La Norvegia vuole entrare nell’Unione Europea: ecco perché

Il dibattito sull’adesione della Norvegia all’Unione Europea non è una novità. Già negli ultimi anni, soprattutto dopo la guerra in Ucraina e il deterioramento dei rapporti con Mosca, molti osservatori avevano ipotizzato che Oslo potesse cercare un approdo più saldo nell’architettura europea. La minaccia russa aveva spinto i norvegesi a rafforzare la cooperazione con Bruxelles, ma era stata considerata un’urgenza di sicurezza, non ancora un argomento sufficiente a superare lo storico euroscetticismo.

Oggi, però, le motivazioni sono soprattutto economiche e politiche. In un mondo caratterizzato da dazi, guerre commerciali e potenze come Stati Uniti e Cina che dettano le regole, la Norvegia percepisce sempre più la propria vulnerabilità. Pur partecipando al mercato comune e garantendo la libera circolazione di merci e persone, resta priva di rappresentanza diretta a Bruxelles e Strasburgo: paga contributi, accetta regole, ma non partecipa alle decisioni. Questo squilibrio appare ormai insostenibile, soprattutto quando gli accordi negoziati direttamente da Oslo – come quelli sui dazi con Washington – risultano peggiori di quelli ottenuti dall’Unione.

La questione energetica è un altro nodo cruciale. Dopo le sanzioni alla Russia, la Norvegia è diventata il principale fornitore di gas per l’Europa. Eppure le politiche comunitarie sulle energie sostenibili e l’aumento dei prezzi hanno evidenziato la necessità di sedere al tavolo delle decisioni. Per il governo e l’opposizione, l’ingresso nell’UE significherebbe non solo maggiore protezione economica, ma anche un ruolo politico più rilevante nello scacchiere internazionale.

Norvegia in UE? Ecco quali sono gli ostacoli e le conseguenze

Nonostante la storica convergenza tra laburisti e conservatori, l’ingresso della Norvegia nell’Unione Europea non appare imminente. Il primo ostacolo è la popolazione. L’indipendenza e lo spirito pragmatico dei norvegesi alimentano una diffusa diffidenza verso ciò che viene percepito come burocratico e centralizzato. Nei sondaggi prevale ancora lo scetticismo, e nessuno dei due partiti tradizionali sembra disposto a rischiare un referendum nell’immediato.

A complicare il quadro c’è l’ascesa dei populisti del Progress Party, formazione di destra che alle ultime elezioni ha ottenuto un successo senza precedenti, diventando la seconda forza del Paese. Pur non chiedendo l’uscita dal mercato comune, il partito cavalca il malcontento per l’aumento dei costi energetici e critica duramente le politiche comunitarie. Un referendum, in questo contesto, rischierebbe di rafforzare ulteriormente i populisti e di produrre un risultato incerto.

Le conseguenze di un eventuale ingresso sarebbero profonde. Da un lato, Oslo otterrebbe rappresentanza politica in Europa e maggiore stabilità economica. Dall’altro, dovrebbe rinunciare a parte della sua autonomia decisionale, accettando integralmente le regole comunitarie. Un passaggio delicato per un Paese con poco più di 5 milioni di abitanti, che vanta il fondo sovrano più ricco del mondo e un’identità profondamente radicata nell’indipendenza.

Il dibattito è appena iniziato, ma già divide opinione pubblica e forze politiche. L’ingresso nell’UE potrebbe garantire protezione e voce internazionale alla Norvegia, ma rischia di diventare una battaglia identitaria che metterà alla prova la compattezza della sua democrazia.

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