Quanto valgono €10.000 investiti 5 anni fa al 90% nel buono Ordinario e al 10% nel titolo Poste Italiane?

Stefano Vozza

28 Giugno 2025 - 21:21

La diversificazione del capitale tra asset class differenti può rendere di più rispetto all’all-in su un solo strumento finanziario

Quanto valgono €10.000 investiti 5 anni fa al 90% nel buono Ordinario e al 10% nel titolo Poste Italiane?

Rendono più i buoni alla Posta o il titolo dell’azienda che colloca quei buoni? È questo il dilemma, peraltro non di poco conto dato che si tratta dei propri risparmi da far fruttare nel migliore dei modi. Tempo e risorse sono limitati, le opportunità pure, per cui saper scegliere diventa spesso cruciale e determinante per il successo di lungo termine.

Chiediamoci in questa sede quanto valgono oggi € 10.000 investiti 5 anni fa al 90% nel buono Ordinario e al 10% nel titolo Poste Italiane.

Buoni fruttiferi e azioni di Borsa

Ragioniamo di pura ed esclusiva fantasia facendo comunque un esempio pratico, fatto di numeri. Cioè vediamo con il senno del poi come sarebbe andata a finire una scelta tra due strumenti di investimento distinti e differenti fatta a inizio decennio. Il tempo di attesa sarebbe stato lo stesso per entrambi i prodotti, mentre il capitale, il rischio, la natura e la finalità dei due strumenti, no.

Il buono nasce per proteggere e far fruttare il capitale nel lungo termine, appartiene all’asset class del reddito fisso e quindi fondamentalmente per offrire protezione. Poi c’è che è emesso da una controllata del MEF, per cui gode della garanzia sovrana sul capitale versato. Inoltre c’è che il titolo non va sotto cento, il valore di emissione, dal principio al rimborso.

L’azione, invece, rappresenta un pezzettino del capitale sociale di una corporate quotata sul listino azionario, in questo caso il Ftse Mib. L’azienda rappresentata da quell’azione ha una capitalizzazione di mercato che supera i 16 mld di € (dati: Borsa Italiana) ed è partecipata al 35% da CDP e al 29,26% dal MEF. In pratica da sole hanno in mano due terzi del capitale. Poi seguono “altri investitori” al 22,87%, azionisti singoli al 12,05%, azioni proprie al 0,92%.

Insomma, è il classico strumento speculativo il cui prezzo non da certezza alcuna ma fluttua liberamente sul mercato, su e giù in base a più elementi. Estremizzando e semplificando al massimo il discorso, può capitare di comprarla a 10 €, per esempio, e dopo 1 o 10 anni ritrovarsela a 20 o 30 € oppure a 1 o addirittura a 0 € se nel frattempo è fallita.

Il buono fruttifero Ordinario

Spostiamo le lancette del tempo al 10/06/2020, quando si era do poco usciti dal lockdown dovuto alla pandemia da Covid. All’epoca l’emittente rendeva disponibile in sottoscrizione (dall’08/05/’20 al 16/07/2020) la serie TF120A200508 del buono Ordinario. L’associato tasso effettivo di rendimento annuo lordo a scadenza, cioè dopo 20 anni di possesso, era dell’1,25%.
Bene, immaginiamo di avervi investito all’epoca 9mila €, ossia il 90% di un capitale complessivo disponibile di 10mila €.
Quanto varrebbe oggi? Secondo il simulatore presente sul portale di Cassa Depositi e Prestiti oggi avremmo maturato interessi lordi per 139,76 € (ritenuta fiscale: 17,47 €). Tenendolo fino a naturale scadenza, il 10/06/2040, gli interessi lordi maturati sarebbero pari a 2.534,13 €, la ritenuta fiscale di 316,77 €, per un montante liquidato di 11.217,36 €.

Il titolo di Borsa Poste Italiane

Ora passiamo al complemento del 10% di quel capitale originario di 10mila €. In particolare, immaginiamo di averlo investito tutto nel titolo dell’azienda che colloca quei buoni sul mercato dei piccoli risparmiatori. Quanto valeva 5 anni fa il titolo sul Ftse Mib e quanto vale oggi?

La candela del mese di giugno ’20 del titolo di Poste Italiane ha segnato i seguenti valori: open a 8,02 €, low a 7,682 €, high a 9,104 €, close a 7,740 € (dati: Investing). Invece il prezzo più basso segnato a giugno ’25, almeno ad oggi (mancano poche sedute per archiviare il mese), è stato a 17,675 €. Il prezzo di chiusura di martedì 24, infine, è stato a 17,90 €.
Ora, anche prendendo il prezzo più alto di giugno ’20 e quello più basso (ad oggi) di giugno ’25, cioè i due più sfavorevoli in acquisto e in ipotetica vendita, il rialzo è corposo e palese.

Tuttavia, cambiando date buy/sell potremmo trovarci scenari diametralmente opposti. Un esempio? A febbraio 2020 l’high del titolo fu a 11,635 €, mentre il mese dopo il low fu a 6,104 €. Tradotto, più del 45% di crollo da un estremo a un altro in un mesetto circa. Morale, la Borsa da tanto ma è capace anche di togliere altrettanto tanto.

Quanto valgono € 10.000 investiti 5 anni fa al 90% nel buono Ordinario e al 10% nel titolo Poste Italiane?

Ovviamente i calcoli finali e completi andrebbero fatti nel 2040, quando il buono giungerà a scadenza e per l’azione si avrebbe un attendibile storico di riferimento. A quella data potrebbe essere che il titolo Poste Italiane prezzi 1 € o anche meno, per esempio, oppure 30 o 40 o 50 € o anche più. Chi e cosa può impedire ai corsi azionari di implodere del tutto o di esplodere alle stelle?

Più in generale, ribadiamo che il nostro è stato un puro esercizio di numeri dettato dalla curiosità di vedere “come sarebbe andata a finire se...”. Una cosa è certa, e che cioè tempo e diversificazione di solito ripagano quasi sempre.

La programmazione e la pianificazione del portafoglio sono cose molto più complesse e articolate di un semplice raffronto di dati e date. Non solo, ma è un ambito che esula al 100% dallo spazio delle nostre competenze, né ci appartiene. Per questo filone di faccende ci sono consulenti finanziari ad hoc (magari indipendenti, a parcella: è meglio) a cui rivolgersi.

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