A quanto ammonta lo stipendio di un ministro? E di pensione, invece? Ecco nel dettaglio tutte le cifre e come variano in base alla carica o all’elezione.
In Italia la figura del ministro rappresenta uno dei ruoli più importanti dello Stato: guida un dicastero, prende decisioni strategiche e contribuisce all’indirizzo politico del governo. L’esecutivo guidato da Giorgia Meloni conta ventiquattro ministri, tra politici e tecnici, ai quali si affiancano viceministri e sottosegretari. Ma quanto guadagnano realmente?
Il tema degli stipendi dei membri del governo è da sempre molto sentito dall’opinione pubblica, spesso associato al dibattito sui costi della politica e alla percezione di una “casta” privilegiata. Per capire quanto guadagna un ministro oggi è necessario distinguere tra due categorie: i ministri parlamentari, che siedono anche in Parlamento, e i ministri tecnici, nominati ma non eletti.
Dal 2013, dopo un provvedimento del governo Letta, chi è parlamentare e diventa ministro non può cumulare due stipendi: riceve soltanto l’indennità parlamentare. I ministri tecnici, invece, percepiscono uno stipendio specifico stabilito per la loro carica. Questa distinzione rimane valida anche nel 2025, ma è stata al centro di nuove proposte e polemiche legate alla legge di bilancio.
Gli stipendi dei ministri in Italia oggi
Secondo i dati più recenti, un ministro tecnico (cioè non parlamentare) percepisce uno stipendio lordo mensile di 9.203,54 euro, cifra ridotta nel 2019 con un taglio del 3,7%. Il netto mensile si aggira tra i 4.500 e i 5.000 euro, variabile in base alle trattenute previdenziali e fiscali.
Chi invece è parlamentare e contemporaneamente ministro continua a percepire lo stipendio da deputato o senatore, pari a circa 10.435 euro lordi al mese, cui si aggiungono una diaria di circa 3.503 euro per il soggiorno a Roma e rimborsi spese per l’esercizio del mandato che arrivano fino a 3.690 euro mensili.
Ricapitolando, complessivamente i ministri che sono anche parlamentari percepiscono soltanto lo stipendio da senatore o deputato, rispettivamente 14.634,89 e 13.971,35 euro al mese lordi.
Di conseguenza, la differenza tra ministri parlamentari e tecnici rimane evidente, nonostante le recenti discussioni su un possibile allineamento dei compensi.
leggi anche
Stipendio presidente della Repubblica, quanto guadagna Sergio Mattarella? I costi del Quirinale

Le polemiche e la proposta di aumento nella Manovra 2025: è stato approvato solo il «rimborso spese»
A fine 2024 c’era stato un tentativo di aumentare lo stipendio dei ministri tecnici, proposto inizialmente nella Manovra 2025. In pratica, l’emendamento avrebbe portato lo stipendio lordo dei ministri tecnici da 9.203 a circa 12.400 euro al mese, aggiungendo una diaria e rimborsi analoghi a quelli previsti per deputati e senatori. A beneficiarne sarebbero stati otto ministri, tra cui Guido Crosetto, Andrea Abodi, Matteo Piantedosi, Marina Calderone e Orazio Schillaci.
Tuttavia, la polemica è durata poco. Le proteste dell’opposizione e il dietrofront sono stati quasi immediati. Di fatto, il tutto è stato bloccato e la proposta di aumento cancellata dalla Legge di Bilancio. L’unico intervento approvato nelle ore successive ha riguardato una misura minore, legata al rimborso delle spese di trasferta.
La Commissione Bilancio della Camera, infatti, ha comunicato un nuovo emendamento, sempre legato alla legge di Bilancio 2025, ma con un contenuto molto più limitato. Il testo stabilisce che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma hanno diritto al rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni. La misura, dal valore di 500 mila euro l’anno a partire dal 2025, non introduce alcun aumento dello stipendio ma copre solo i costi di viaggio e permanenza nella capitale per i membri del governo che vivono in altre regioni.
La pensione dei ministri: come funziona?
Sul fronte previdenziale non ci sono novità. Oggi, non esiste una “pensione da ministro” autonoma o privilegiata. Ogni membro del governo matura il proprio trattamento pensionistico secondo il sistema contributivo ordinario.
Il Sole 24 Ore riporta come “l’Inps ha chiarito che per chi è dipendente pubblico il periodo passato al governo conta per il trattamento di fine rapporto. I contributi sono a carico del ministero, o della PA di appartenenza se il ministro-dipendente pubblico ha deciso di continuare a farsi pagare dal suo datore di lavoro”.
In sostanza un ministro tecnico guadagna meno di un suo collega di governo che invece è deputato o senatore, specialmente da quando per chi non ha un seggio in parlamento è entrato in vigore un taglio dello stipendio del 3,7%.
© RIPRODUZIONE RISERVATA