Il pubblico ministero, abbreviato PM, è un magistrato investito della funzione requirente: ma cosa fa nello specifico e, soprattutto, quanto guadagna?
Il pubblico ministero, comunemente indicato come PM, è una delle figure centrali del sistema giudiziario italiano. È il magistrato che rappresenta lo Stato nell’esercizio dell’azione penale e che ha il compito di assicurare il rispetto della legge, la tutela della legalità e l’interesse pubblico nei procedimenti giudiziari. La sua attività si sviluppa quotidianamente all’interno degli uffici delle Procure della Repubblica dislocate sul territorio nazionale e si intreccia costantemente con quella della polizia giudiziaria, degli avvocati e dei giudici.
Comprendere chi è il PM, cosa fa concretamente e quale sia il suo ruolo nel procedimento penale è fondamentale per orientarsi nel mondo della giustizia. Accanto alle competenze e alle responsabilità, un tema che suscita sempre grande curiosità riguarda il trattamento economico: quanto guadagna un pubblico ministero in Italia oggi e come evolve il suo stipendio nel corso della carriera? Cerchiamo di fare un quadro della situazione attuale, tra stime e fonti ufficiali.
Chi è e cosa fa un PM?
Il pubblico ministero è un magistrato appartenente all’ordine giudiziario, al pari dei giudici, ma con funzioni diverse. La distinzione tra magistrati giudicanti e magistrati requirenti non riguarda lo status, che è identico, bensì il ruolo svolto nel processo.
Il PM esercita la funzione requirente ed è chiamato a reprimere i reati, promuovendo l’azione penale ogni volta che ne ricorrano i presupposti.
Il suo ruolo trova fondamento diretto nella Costituzione, in particolare negli articoli 107 e 112, che sanciscono l’autonomia e l’obbligatorietà dell’azione penale.
Nella pratica quotidiana, il pubblico ministero vigila sull’osservanza delle leggi e della corretta amministrazione della Giustizia, applica le misure cautelari quando necessario, promuove l’azione penale contro i reati e dà esecuzione ai giudicati e a tutti provvedimenti del giudice.
Andando nel dettaglio, il PM esercita le sue funzioni nell’ambito di:
- procedimenti di competenza dei giudici di pace;
- procedimenti di primo grado presso il tribunale ordinario;
- indagini preliminari;
- giudizi di impugnazione delle sentenze in Corte d’Appello e Corte di Cassazione.
Il pubblico ministero e la competenza penale
È soprattutto nell’ambito penale che il ruolo del pubblico ministero assume una rilevanza centrale e spesso finisce al centro dell’attenzione pubblica. L’ordinamento giuridico italiano attribuisce al PM la titolarità esclusiva dell’azione penale, rendendolo l’organo preposto ad accertare se un fatto costituisca reato e se vi siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Questo principio, sancito dall’articolo 112 della Costituzione, è uno dei cardini dello Stato di diritto ed è oggetto di continui approfondimenti anche a livello comparato.
Quando perviene una notizia di reato, sia attraverso una denuncia, un esposto o una comunicazione della polizia giudiziaria, il pubblico ministero è tenuto a valutarne la rilevanza giuridica. Se ritiene che vi siano elementi sufficienti, avvia le indagini preliminari, che si svolgono sotto il controllo del giudice per le indagini preliminari, il GIP. In questa fase il PM dirige e coordina l’attività investigativa, avvalendosi della polizia giudiziaria, con l’obiettivo di verificare se sussistano le condizioni per formulare un’accusa.
Un aspetto spesso poco conosciuto, ma fondamentale, è che il pubblico ministero ha l’obbligo di ricercare non solo le prove a carico dell’indagato, ma anche quelle a suo favore. Questo principio di imparzialità è ribadito dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione e trova riscontro anche nei modelli di giustizia di altri ordinamenti europei, come quello francese e tedesco.
Durante le indagini il PM può richiedere l’incidente probatorio per cristallizzare prove particolarmente delicate. Una volta conclusa la fase preliminare, se ritiene fondata l’accusa, chiede il rinvio a giudizio e, nel processo, assume il ruolo di controparte dell’imputato, il quale è assistito da un avvocato di fiducia o d’ufficio.
Quanto guadagna un PM? Lo stipendio in Italia di un pubblico ministero
Accanto alle competenze e alle responsabilità, il trattamento economico del pubblico ministero è spesso oggetto di interesse.
Dopo il superamento del concorso in magistratura e l’ingresso in ruolo, un PM percepisce uno stipendio iniziale pari a circa 2.400 euro netti al mese. Questo dato è aggiornato alle tabelle retributive vigenti.
La retribuzione del pubblico ministero segue un sistema di progressione automatica legata all’anzianità e alle valutazioni periodiche di professionalità, che avvengono generalmente ogni quattro anni. Con il passare del tempo, e al crescere dell’esperienza, lo stipendio aumenta in modo graduale, riflettendo il livello di responsabilità e la complessità delle funzioni svolte. Alla retribuzione base possono aggiungersi indennità specifiche, ad esempio per incarichi particolarmente gravosi o per sedi disagiate, secondo quanto previsto dalla normativa vigente.
Il trattamento economico massimo viene raggiunto al termine di una carriera completa, che può arrivare fino a 35 anni di servizio. In questa fase la retribuzione netta può attestarsi intorno ai 7.500 euro mensili, corrisposti su tredici mensilità.
Si tratta di una cifra significativa, che riflette non solo l’anzianità, ma anche il ruolo strategico del pubblico ministero nel sistema giudiziario. Un confronto internazionale, basato su dati OCSE, mostra come le retribuzioni dei magistrati italiani siano in linea con quelle di altri grandi Paesi europei, a fronte di un elevato livello di responsabilità e di carico di lavoro.
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